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Riesportare materiale bellico elvetico in Ucraina: lo chiede un senatore UDC

uomo in giacca e cravatta, caelli brizzolati, fotografato di lato, mezza età, parla al microfono
Per Werner Salzmann l'attuale legge va modificata. Keystone / Peter Schneider

La Svizzera non dovrebbe bloccare i Paesi che vogliono aiutare con armi e munizioni l'Ucraina: ne è convinto il senatore dell'Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) Werner Salzmann.

Secondo il senatore dell’UDC Werner Salzmann la Confederazione dovrebbe autorizzare (anche in maniera retroattiva) i Paesi in possesso di armi e munizioni acquistate in Svizzera a fornirle all’Ucraina. Molti suoi colleghi di partito, però, non sono d’accordo. Tra questi anche l’ex consigliere federale Christoph Blocher, volto storico dell’UDC. La proposta di Salzmann verrà discussa venerdì in una Commissione parlamentare.

Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, la Svizzera ha sempre bloccato la ri-esportazione di armi da altri Stati, come per esempio la Germania o la Danimarca. Per Salzmann la Svizzera, che non vuole aiutare direttamente l’Ucraina, non dovrebbe bloccare i Paesi che vogliono farlo.

Per evitare che i Paesi riesportino immediatamente le armi e munizioni acquistate, Salzmann propone di introdurre un periodo di attesa di cinque anni, anche in maniera retroattiva. Questo significa che, se la sua proposta dovesse venire accolta, chi ha acquietato dalla Confederazione almeno cinque anni fa, dovrebbe poter già fornire materiale bellico a Kiev.

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Christoph Blocher si dice solo parzialmente d’accordo sulla proposta di Salzmann: allentare le regole di riesportazione sì, ma non in maniera retroattiva. “La retroattività sarebbe un grosso problema. Noi dobbiamo rispettare la legge. Una legge – lo ricordo – che è stata modificata contro la volontà dell’UDC”, ha dichiarato. “Non possiamo dire: “non applichiamo più la legge agli ultimi anni, solo perché vogliamo aiutare l’Ucraina. Sarebbe in contraddizione con la neutralità svizzera”.

Per Salzmann, però, la neutralità è una cosa, le preoccupazioni dell’industria bellica, un’altra. “Se l’industria bellica elvetica non può più fornire armi o se i Paesi esteri non fanno più ordinazioni in Svizzera, rischiamo di avere grossi problemi.  Ne va della nostra sicurezza interna, della manutenzione del nostro materiale bellico. Questa industria è fondamentale per il nostro esercito di milizia”. E Blocher ha ribadito: “Anch’io sono per un’industria bellica forte, ma – di nuovo – non possiamo violare le nostre leggi, solo per favorire qualcuno che ci sta a cuore”.

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