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Quando la montagna da incanto si trasforma in incubo

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Per i soccorritori, l'estate che sta per concludersi è stata molto calda non solo dal punto di vista delle temperature. Keystone / Keystone

Le montagne svizzere attirano sempre più persone e ciò si ripercuote sul numero di incidenti, in crescita negli ultimi anni.

L’ultimo incidente in montagna avvenuto domenica in Val di Blenio e costato la vita a un giovane italiano di 14 anni è solo l’ultimo di una lunga serie: negli ultimi dieci anni, infatti, i servizi di soccorso sono sempre più spesso sollecitati.

Se il numero di incidenti mortali è rimasto più o meno stabile (tra 100 e 150 all’anno), il numero di interventi per venire in aiuto a persone ferite o in difficoltà è passato da poco più di 2’600 a quasi 3’700, come si può vedere in questo grafico.

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Circa la metà degli incidenti che accadono in montagna riguardano escursionisti, poi via via sciatori, ciclisti, parapendisti…

Ma come si spiega questo aumento degli incidenti? Le montagne sono diventate troppo accessibili? “Non direi troppo accessibili, quello che è cambiato è che negli ultimi anni abbiamo in montagna un pubblico molto più variegato”, spiega nell’approfondimento del telegiornale della RSI Tiziano Schneidt, guida alpina e presidente regionale del Soccorso alpino svizzero.

“Non abbiamo più solo escursionisti o alpinisti, ma oggi la montagna viene frequentata anche da chi magari sale su una cima per gettarsi con una tuta alare, chi sale il più in alto possibile con una bicicletta elettrica, c’è chi fa il canyoning o un sacco di altre discipline”, prosegue Schneidt.

Il tempo bello e stabile di quest’estate ha portato a un’ulteriore maggiore frequentazione e quindi a un numero di incidenti che forse sarà ancora più elevato di quello dell’anno scorso.

Per Schneidt l’accento va messo sulla responsabilità individuale e non su eventuali limitazioni: “Ognuno è tenuto a prepararsi in modo adeguato; un’escursione in montagna non è una passeggiata. Bisogna tenere conto delle difficoltà, del tempo. Soprattutto le persone devono essere preparate a livello tecnico e fisico, con un equipaggiamento adeguato e devono essere anche pronte a rinunciare”.

L’intervista a Tiziano Schneidt:

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