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Nel dramma delle macerie si continua a salvare vite

macerie
Keystone / Abir Sultan

Il tragico bilancio parla di una devastazione assoluta e fino a 23'000 morti tra Turchia e Siria. Eppure qualcuno viene ancora soccorso dopo giorni sotto i detriti e al gelo.

Una nuova squadra di esperti del Corpo svizzero di aiuto umanitario è decollata questo pomeriggio dall’aeroporto di Belp, nel canton Berna, alla volta delle aree disastrate dal violento sisma che lunedì 6 febbraio ha colpito la Turchia e la Siria.

Al TG le testimonianze dalle zone colpite:

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A bordo dell’aereo diretto ad Adana, in Turchia, ci sono dodici specialisti, tra cui medici e addetti alla logistica. La missione è quella di rafforzare l’impegno svizzero sul posto, ha dichiarato all’agenzia stampa Keystone-ATS il vicecapo dell’Aiuto umanitario svizzero Silvio Flückiger prima della partenza.

Sono presenti in particolare esperti nella costruzione, che devono valutare la stabilità degli edifici nell’area del terremoto. Dal canto loro, i dottori dovranno offrire assistenza medica alle vittime. A due psicologi viene inoltre chiesto di aiutare i colleghi che sono sul posto da diversi giorni e fornire un supporto mentale, ha spiegato Flückiger. Quest’ultimo prevede un periodo di impiego di circa due settimane.

Aiuti in arrivo anche in Siria

Per quanto riguarda la Siria, anch’essa duramente colpita dal terremoto, la situazione in fatto di conflitto interno e sicurezza complica le attività umanitarie e l’accesso alle zone sinistrate. Una squadra di specialiste e specialisti svizzeri, istituita dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) del Dipartimento degli Affari esteri, partirà lunedì da Damasco per Aleppo.

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Si tratta di personale che opera attualmente presso le rappresentanze svizzere della regione e conosce bene il contesto, si legge sul sito degli Affari esteriCollegamento esterno. Queste persone rimarranno una decina di giorni per valutare le esigenze e organizzare un’assistenza umanitaria in loco, soprattutto nella regione nord-occidentale.

Oltre quattro giorni dopo il terribile terremoto che ha colpito la Turchia, la Catena svizzera di salvataggioCollegamento esterno ha estratto stamattina altre due persone vive dalle macerie, fra cui un neonato. Lo ha comunicato a Keystone-ATS un portavoce del DFAE.

Con questi due ultimi salvataggi, sono salite a undici – tra cui due bebè – le persone ritrovate vive grazie al lavoro congiunto della Catena svizzera di salvataggio e dalla Società svizzera per cani da ricerca (REDOG), ha precisato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Parallelamente un’altra squadra di REDOG, che lavora con l’organizzazione di salvataggio turca GEA, ha rinvenuto 31 persone ancora in vita sotto le macerie, di cui tre la scorsa notte, ha dichiarato a Keystone-ATS la responsabile della ricerca di persone sepolte sotto le macerie presso REDOG.

A causa della mancanza d’acqua e di cibo nonché del freddo, dopo 100 ore dal sisma si affievoliscono le possibilità di sopravvivenza delle persone intrappolate sotto i detriti. Dopo le devastanti scosse di terremoto che hanno provocato finora oltre 22’000 vittime nella regione di confine tra la Turchia e la Siria, sul posto sono intervenuti quasi 90 soccorritori svizzeri e diversi cani alla ricerca di sopravvissuti.

Intanto, l’ambasciata svizzera ad Ankara e il consolato generale a Istanbul, temporaneamente chiusi al pubblico a causa di una minaccia terroristica, sono stati riaperti. Lo ha deciso lo stesso Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sulla base di una nuova valutazione della situazione.

Nel corso di questa settimana l’Ufficio umanitario della DSC a Damasco era già stato rafforzato con personale svizzero proveniente dalle rappresentanze svizzere nella regione; inoltre, la DSC ha riorganizzato una parte delle sue attività per rispondere all’emergenza, in collaborazione con i suoi partner.

Per aiutare i due Paesi colpiti dalla catastrofe la DSC ha stanziato complessivamente 7 milioni di franchi.

Il numero di vittime cresce vertiginosamente

Intanto, il numero di persone che hanno perso la vita sfiora le 20’000 nella sola Turchia. Lo ha affermato il presidente Recep Tayyip Erdogan, durante un discorso a Malatya, una delle località colpite dal sisma. Un numero cui si aggiungono gli almeno 3’500 morti che il terremoto ha mietuto nel nord della Siria.

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Crolli in Turchia Meridionale e Siria settentrionale.

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Attualmente, più di 140’000 soccorritori, sia turchi che provenienti da Paesi stranieri, sono al lavoro nelle province colpite dal sisma, ha aggiunto Erdogan.

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