Marocco. Non solo deserto
di Stefano Paolo Giussani
Il padiglione del Marocco sposa in pieno forme e colori della tradizione locale. Chiunque sia stato nel paese al limite occidentale del Maghreb, ne riconosce il carattere già a partire dalla matericità delle pareti dell'edificio affacciato al braccio corto del decumano. Il percorso di visita inizia sotto il ritratto del re Mohammad VI e si snoda tra le ombre di stanze profumate.
Alberi e frutti
Il primo ambiente è l'unico ad essere avvertito come un estraneo, forse un po' troppo psichedelico rispetto alla raffinatezza degli spazi successivi. Alberi serigrafati sulle pareti dialogano con piante vere accompagnate dai loro frutti, mentre le fotografie d'autore alternano ritratti di volti marocchini a mani che porgono prodotti della tradizione locale. Atmosfere di Mediterraneo, Oceano, Atlante e Sahara accompagnano il visitatore tra arance, pomodori, capperi, olive, miele, alghe, fiori essiccati in un ambiente che con la sua efficace semplicità si distingue con forza dagli altri padiglioni arabi.
I sapori del mulino
Le sorprese non finiscono con il bazar al termine del percorso. All'esterno, un aranceto e un sentiero tra piante di menta e ulivi fronteggiano il bistrot con il mulino ad acqua. Anche le pietanze sono creazioni di un rinomato chef locale. In questo modo, il Marocco è davvero dietro l'angolo.
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