Cile. L’intreccio tra le Ande e l’oceano
di Stefano Paolo Giussani
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Padiglione Cile
La presenza cilena all’esposizione universale è rappresentata dal grande poliedro con gli intrecci in legno sul braccio minore del decumano. La sospensione a palafitta alleggerisce l’effetto di monotonia lasciando aria al grande spazio conviviale al livello del suolo.
La poesia del Cile
L’accesso al padiglione superiore – praticamente al buio – è un po’ cupo ma ha il merito di staccare dal trambusto di Expo per trasportare subito nelle sensazioni cilene. L’avanzamento della lunga rampa mobile è accompagnata dai versi di Raúl Zurita. Ascoltando “Dell’amor del Cile”, il visitatore scorre in direzione dei cieli stellati sullo sfondo. Le immagini sono degli osservatori astronomici del deserto di Atacama e anticipano di poco le gigantografie della sala che mostra la biodiversità del paese sudamericano. Seguono una sala multimediale che mostra filmati e time lapse su uno schermo avvolgente.
Dai campi al mondo
Il percorso di visita termina con una tavola interattiva che illustra come i prodotti alimentari cileni arrivino in tutto il mondo. La rampa esterna riporta al livello del ristorante bar e del negozio dove molto dello spazio disponibile è dedicato alla varietà degli ottimi vini cileni. Ai tavoli, personaggi in legno a grandezza naturale tengono compagnia ai commensali come silenziose presenze scolpite dagli alberi che hanno raccolto i venti oceanici.
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