È dal 2017 che svizzere e svizzeri non guardano al nuovo anno con così tanto pessimismo: secondo un sondaggio di Comparis (condotto questo mese dall’istituto di ricerche di mercato Innofact e che ha coinvolto 1’047 persone in tutte le regioni elvetiche), oltre un quarto della popolazione si aspetta un peggioramento della propria situazione finanziaria, soprattutto a causa dell’aumento dei premi dell’assicurazione sanitaria obbligatoria e dei prezzi dell’energia.
“Sono soprattutto le persone con un reddito basso ad aspettarsi un 2023 difficile”, afferma Michael Kuhn, esperto di finanze e consumi del portale di confronti online, commentando i risultati dell’inchiesta rappresentativa pubblicata martedì.
Tra le persone con un reddito lordo mensile fino a 4’000 franchi, la percentuale di chi guarda al 2023 con preoccupazione è del 41,8%. Nelle fasce di reddito 4’000-8’000 e oltre 8’000 franchi, condividono questa preoccupazione rispettivamente il 28,1% e il 21% delle persone interrogate.
Chi ha un salario basso è pessimista anche su altre questioni: il 13% degli adulti con un reddito fino a 4’000 franchi dichiara che fa fatica ad arrivare a fine mese e tra chi guadagna tra i 4’000 e gli 8’000 franchi o più di 8’000 la percentuale scende rispettivamente al 3,6% e all’1,1%.
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Il 49% delle lavoratrici e dei lavoratori con salari bassi afferma di dover fare attenzione a ogni centesimo e contenere fortemente le proprie spese per pagare tutte le bollette. Le percentuali per le fasce di reddito più elevate sono rispettivamente del 27,2% (da 4’000 a 8’000 franchi) e del 6,3% (oltre gli 8’000 franchi).
Casse malati e mercato immobiliare all’origine del pessimismo
Il 75,5% delle intervistate e degli intervistati cita come motivo principale del proprio pessimismo il forte rincaro dei premi di cassa malati (nel 2021 la percentuale era del 37,1%). Seguono al secondo posto con il 38,1% gli aumenti dei prezzi degli affitti e delle ipoteche (14,8% in precedenza). Infine, il 14,9% teme che i propri investimenti di capitale perderanno valore (10,1%).
Anche chi non è particolarmente pessimista, però, percepisce l’attuale aumento del rincaro: il 71,2% dichiara che l’inflazione influisce significativamente sul proprio bilancio familiare. Il rincaro più marcato riguarda i prezzi dell’energia da riscaldamento: il 71,2% percepisce un aumento dei prezzi forte o molto forte. Il 54,7% constata un forte incremento dei prezzi delle vacanze, mentre la crescita dei prezzi dei servizi finanziari è sentita dal 53,7%.
A causa del rincaro il 52,6% delle persone interrogate vuole risparmiare di più e consumare di meno. Ciò vale in particolare per la Svizzera italiana (70,1% delle persone intervistate), a fronte del 55,2% nella Svizzera tedesca e del 41,1% nella Svizzera francese. Complessivamente il 50,9% vuole rinunciare ad acquisti importanti come mobili e auto, mentre il 13,4% ha dichiara di voler investire di più in fondi e azioni.
“A causa dell’aumento dei tassi di interesse, depositare denaro su un conto bancario è tornato a essere più conveniente, anche se l’attuale rincaro erode i guadagni. Gli investimenti in fondi e azioni sono finanziariamente più interessanti ma comportano anche maggiori rischi”, ricorda Kuhn.
Acquisti all’estero per risparmiare
Per risparmiare, il 72% della popolazione che non ha abbastanza soldi da parte è pronto a rinunciare a spese inutili e agli acquisti spontanei. Di conseguenza si adotta un comportamento di acquisto più consapevole dal punto di vista finanziario: il 64,4% approfitta degli sconti ogni volta che è possibile, il 51,4% confronta attentamente i prezzi dei vari offerenti e il 46,7% fa acquisti presso i discount.
Nella Svizzera italiana, inoltre, il 52,9% dichiara di fare acquisti all’estero (contro il 23,8% a livello nazionale, il 26,9% della Svizzera francese e il 20,9% della Svizzera tedesca). “Chi vive in una regione di confine si reca all’estero più spesso per risparmiare rispetto a chi abita nei cantoni centrali – e questo anche se finora il rincaro nei paesi limitrofi è stato nettamente più elevato che in Svizzera”, afferma Kuhn.
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