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La passeggiata delle architetture

di Stefano Paolo Giussani

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Expo2015 sarà ricordata anche per l’originalità delle sue architetture. Padiglione Zero, Palazzo Italia e i vari spazi nazionali affacciati sul Decumano sono un campionario di forme e colori, ma non vanno dimenticati anche gli altri padiglioni.

L’unione degli agronomi si presenta con una struttura in metallo e corteccia che si appoggia al suolo senza intaccarlo. Il grande tavolo con l’albero nel centro fa molto Re Artù ma comunica bene il senso di Expo.

Non distante Coca Cola. La contestatissima presenza della multinazionale delle bollicine scure originerà se non altro una palestra con campo di basket che, a fine Expo, sarà donata a una città italiana.

Squame rosse e scaglie bianche

Il padiglione dell’immobiliare cinese Vanke è un curioso drago disegnato dall’archistar Libeskind e rivestito dalle squame italiane della Casalgrande.

Con lo spazio di New Holland, la marca di trattori crea un prato inclinato che protegge lo spazio per raccontare l’aiuto delle macchine all’agricoltura.

Sul Decumano, The Waterstone di Banca Intesa emana il fascino di una forma primordiale che con le sue scaglie racchiude uno spazio eventi e una galleria di immagini attorno alla Milano dipinta da Boccioni.

Lo stesso minimalismo potente è espresso dal canneto bianco di Enel. Attraverso i pannelli lungo la passerella, il messaggio del principale fornitore di energia italiano è rivolto alla ottimizzazione dei consumi.

Chi vuole immaginare la spesa del domani visiti il Distretto del cibo futuro. Nell’avveniristico supermercato di Coop, gli scaffali informano sull’origine e i valori nutrizionali di cosa si sta acquistando.

Un occhio al cielo

Nella zona ingresso, l’organizzazione umanitaria Save the Children mostra nella sua essenzialità il significato del cibo per chi non ne ha o è costretto a sacrifici per sciagure naturali o umane.

Un occhio al cielo aiuta sempre, così finiamo con la riproduzione della Madonnina del Duomo di Milano. Curiosa per come la si può ammirare da vicino, lascia perplessi la collocazione sulla poco ecologica piattaforma di cemento che fa rimpiangere la meraviglia del Duomo. Per fortuna Milano e l’originale non sono poi distanti.

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