L’Unione svizzera dei contadini lancia l’allarme, troppi divieti sarebbero controproducenti
L'aumento dei divieti di utilizzazione di pesticidi e la perdita dell'omologazione per centinaia di principi attivi suscitano preoccupazione in seno alla più grande organizzazione del mondo agricolo.
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Keystone-ATS/tins
A medio termine, il rischio non è solo di vedere una riduzione dei raccolti, ma anche l’abbandono di importanti colture, scrive l’Unione svizzera dei contadini (USC) in un comunicato. Malgrado l’applicazione di pratiche volte a impedire a insetti e funghi di infestare le colture, come la rotazione delle coltivazioni nei campi, il ricorso mirato a prodotti fitosanitari deve essere garantito laddove la soglia di tolleranza venga superata, afferma l’associazione di categoria.
Nel rapporto periodico sulla protezione dei vegetali in Svizzera che l’USC ha pubblicato oggi, e che per il momento è disponibile solo in tedescoCollegamento esterno, l’organizzazione afferma inoltre che ulteriori limitazioni interesseranno il settore agricolo nei prossimi anni.
Colture senza protezione
L’elenco delle colture che non possono più essere protette da insetti o funghi dannosi sarebbe allora, scrive l’USC, in costante crescita. Tra queste figurano in particolare la colza, le patate e la barbabietola da zucchero. La mancata protezione dei campi è dovuta anche al fatto che oltre 200 sostanze attive hanno perso l’omologazione per la commercializzazione, e che spesso manchino soluzioni alternative efficaci.
I prodotti autorizzati vengono dunque utilizzati più spesso, compresi molti pesticidi che sono compatibili con l’agricoltura biologica. L’aumento nell’utilizzo di questi prodotti favorirebbe però lo sviluppo di resistenze e quindi a medio termine finirebbe per ridurne l’efficacia, creando un circolo vizioso. L’USC rappresenta circa 52’000 famiglie di contadini e contadine in Svizzera.
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