L’immigrazione italiana in Svizzera racchiusa in un fumetto
Si intitola "Celeste, bambina nascosta" e ripercorre la storia dell'immigrazione italiana in Svizzera dal Dopoguerra ad oggi. Destinato prima di tutto ai più giovani, il fumetto vuole anche rendere omaggio alla prima generazione di immigrati ed immigrate.
È un tema che è stato ampiamente affrontato nella letteratura, nel cinema, nella fotografia. Sono state scritte canzoni e anche pièce teatrali; sono stati dipinti dei quadri. Finora, però, nessuno si era cimentato nel raccontare attraverso la nona arte la storia di quelle centinaia di migliaia di emigrati ed emigrate che dall’Italia sono giunti nella Confederazione nel Dopoguerra.
Una ‘lacuna’ colmata grazie al Comitato degli italiani all’estero (Comites) di Berna, Neuchâtel e Friburgo e con il sostegno dell’Ambasciata italiana in Svizzera e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Presentato a inizio novembre a Neuchâtel, il fumetto è stato illustrato da Cecilia Bozzoli e scritto da Pierdomenico Bortune.
Prendendo in prestito le parole di Hugo Pratt, il direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie Luigi Maria Vignali ha sottolineato la forza di questa forma artistica: “Se l’arte è comunicazione, cosa c’è di più comunicativo del fumetto?”.
Intreccio tra passato e presente
Intitolato “Celeste, bambina nascosta”, il fumetto è un incontro tra passato e presente, in cui si intrecciano le vite di due personaggi femminili: Celeste, figlia di uno stagionale italiano, giunta negli anni ’60 nella Confederazione quando era ancora bambina, e Léane, una giovane di origine italiana, nata e cresciuta in Svizzera, perfettamente integrata nella società elvetica e anche un po’ stufa della pandemia in corso.
Grazie alle note della Tosca di Puccini, Léane fa la conoscenza della sua vicina di casa, Celeste, ormai diventata anziana. Per la giovane, i racconti dell’arzilla vecchietta sono l’occasione per scoperchiare la storia di quella che tutto sommato avrebbe potuto anche essere la sua di famiglia. Celeste è stata una delle tante “bambine nascoste”, figlia di uno stagionale, che per la legge svizzera dell’epoca non avrebbe in teoria avuto il diritto di vivere nella Confederazione assieme al padre. “Rimanevo sola tutto il giorno… passavo ore e ore alla finestra… sempre attenta a non farmi scoprire”, ricorda Celeste.
Dalle dure condizioni di vita delle persone immigrate, al clima deleterio che aleggiava tra gli anni ’60 e ’70, culminato con le famose Iniziative Schwarzebach, Cecilia Bozzoli e Pierdomenico Bortune passano in rassegna un importante capitolo della storia recente della Confederazione.
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Un capitolo che è spesso stato difficile, fatto di sacrifici, di vessazioni e di lotte. Ma un capitolo che per molti immigrati – e soprattutto per molte immigrate – è anche stato sinonimo di emancipazione e di integrazione. Come è avvenuto proprio per Celeste o per Guido, un altro personaggio del fumetto, che dalla vita nelle baracche negli anni ’60 è riuscito a costruirsi un futuro di insegnante di storia e geografia. E soprattutto per i loro figli e le loro figlie.
Questa storia appartiene parzialmente anche a Cecilia Bozzoli e Pierdomenico Bortune. L’illustratrice, di origini genovesi, è arrivata in Svizzera all’inizio degli anni ’70, proprio durante le campagne xenofobe legate alle iniziative Schwarzenbach. Pierdomenico Bortune, giunto in Svizzera molto più di recente, ha invece scoperto questo passato grazie ai racconti di chi lo ha vissuto sulla sua pelle. La Celeste della storia, ad esempio, è un po’ la nonna della sua compagna.
Nel padre di Celeste vi è invece un po’ del nonno paterno, stagionale in Svizzera verso la metà degli anni ’50: “Ho ricordi un po’ sfocati di mio nonno, ma ciò che mi rammento è che mi evocava una gran solitudine, ci spiega l’autore del fumetto. Scrivendo questa storia tutto ciò è tornato a galla. Mio nonno ha passato tutto questo, eppure in casa non se ne è mai parlato”.
Per l’ambasciatore italiano in Svizzera Silvio Mignano, che già durante il periodo in cui era console generale a Basilea ha potuto toccare da vicino la realtà dell’immigrazione italiana in Svizzera, il fumetto è appunto anche un’occasione per rendere omaggio a uomini e donne che si sono sacrificati affinché i loro figli potessero avere una vita migliore. Un modo per “restituire la parola” a tutti gli immigrati e immigrate della prima generazione che hanno spesso vissuto “chiusi in una bolla”, pensando magari di rimanere solo per qualche anno, e che a lungo hanno avuto per compagno solo il silenzio.
Presto traduzione in francese
Il fumetto, stampato per ora in mille copie e non disponibile nelle librerie, sarà distribuito prima di tutto nelle scuole di lingua e cultura italiana in Svizzera, nonché nei licei svizzeri dove viene insegnato italiano, ci dice Mariachiara Vannetti, presidente uscente del Comites di Berna, Neuchâtel e Friburgo.
“I ragazzi e le ragazze che seguono miei corsi parlano poco di queste cose. Il fumetto è un modo leggero per stimolare il ricordo”, osserva Pierdomenico Bortune, docente di lingua e cultura italiana a Neuchâtel”.
Il prossimo passo sarà di tradurlo in francese e, se possibile, anche in tedesco. “La Svizzera – ha sottolineato il sociologo Sandro Cattacin, intervenendo alla serata di presentazione – ha forse bisogno più dell’Italia di questo fumetto, poiché non è mai stata molto forte ad analizzare la sua storia”.
L’obiettivo di Luigi Maria Vignali è comunque di farlo circolare anche in Italia: “La storia dell’emigrazione fa parte a pieno titolo della storia d’Italia. Attraverso le rimesse, ad esempio, gli italiani che sono partiti hanno dato una spinta importante alla modernizzazione e hanno contribuito a diffondere l’italianità nel mondo. È un capitolo fondamentale per capire il nostro Paese”.
Il fumetto sull’immigrazione italiana in Svizzera non è il primo nel suo genere. L’anno scorso, infatti, in Belgio è stato pubblicato “Una Storia importante; 70 anni di immigrazione italiana in Belgio”. Anche in quel caso, a promuovere l’iniziativa è stato il Comitato degli italiani all’estero di Bruxelles, Brabante e Fiandre, col sostegno del Ministero degli affari esteri.
Il fumetto, disegnato da Antonio Cossu, ripercorre gli anni dell’immigrazione italiana dal 1946 ai giorni nostri, passando per la tragedia della miniera di Marcinelle del 1956, dove persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani.
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