La disoccupazione in Svizzera è ai minimi. Secondo Boris Zürcher (SECO) non potrà calare ulteriormente.
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Il tasso di persone senza impiego in Svizzera registrato nel mese di marzo è del 2%: "È improbabile che questo cali ulteriormente", avvisa il direttore della divisione del lavoro della SECO Boris Zürcher.
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tvsvizzera.it/mrj
La disoccupazione in Svizzera è attualmente al 2% e secondo il direttore della divisione del lavoro presso la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) Boris Zürcher la Confederazione si trova praticamente in una situazione di pieno impiego. Prove di ciò, ha argomentato, sono il numero dei disoccupati di lunga data (in calo per il 21esimo mese di fila), i tassi inferiori all’1% in vari cantoni e la completa normalizzazione del lavoro ridotto. È difficile invece, ha aggiunto, fare previsioni sull’impatto dei probabili licenziamenti di massa a seguito dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS: “È decisamente troppo presto per esprimersi in merito”.
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Secondo le cifre pubblicate giovedì proprio dalla SECO, la tendenza al ribasso del tasso di disoccupazione è proseguita anche nel mese di marzo, scendendo dal 2,1% registrato in febbraio all’attuale 2%. Un dato, per il terzo mese dell’anno, che non si vedeva da marzo 2001, quando la quota era dell’1,7%.
Alla fine dello scorso mese, le persone iscritte presso gli Uffici regionali di collocamento (URC) erano 92’755, ossia 5’697 in meno rispetto a febbraio e 16’745 in meno nel confronto con dodici mesi prima. Il tasso di 2% è molto vicino all’1,9% di settembre e ottobre 2022, ovvero quello più contenuto degli ultimi 20 anni.
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Il calo riguarda tutte le categorie d’età. La disoccupazione giovanile (15-24 anni) si è ridotta del 10,6% (-975 persone) rispetto a un anno fa, mentre quella per la fascia 50-63 anni del 19,6% (-6’732 persone) in un anno.
Il cantone con la percentuale più alta di disoccupate e disoccupati è Ginevra (3,7%). In fondo alla scala, a pari merito con lo 0,6%, Appenzello Interno e Obvaldo.
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Manca manodopera
Boris Zürcher ha d’altro canto sottolineato come il mercato del lavoro sia al momento molto arido: l’assunzione di nuove lavoratrici e nuovi lavoratori sarebbe quindi benvenuta: “La carenza di manodopera è molto elevata”, ha rimarcato.
Oltre alle annose lacune strutturali di lavoratori qualificati, come nel settore sanitario, una delle ragioni di tale fenomeno è il cambiamento demografico. Secondo Zürcher, a causa dell’età della popolazione, le persone che entrano nel mercato del lavoro sono meno numerose di quelle che lo lasciano. C’è inoltre una tendenza alla riduzione della mole di lavoro per individuo.
L’esperto ha evidenziato che esiste un potenziale non sfruttato tra le donne, che spesso lavorano a tempo parziale, e tra la fascia di popolazione più in là con l’età. La partecipazione di queste categorie alla forza lavoro in Svizzera è però già superiore alla media internazionale, ha precisato.
Infermiere e infermieri in primis
Nei primi tre mesi dell’anno si registravano 261’500 posti vacanti in Svizzera, ossia 2’500 in meno rispetto all’ultimo trimestre del 2022, secondo un’analisi periodica effettuata dall’azienda X28, che monitora giornalmente i portali dell’impiego, i siti web delle aziende e le pagine internet dei fornitori di personale.
Professionisti e professioniste maggiormente richiesti sono infermieri e infermiere (6’900 posti vacanti), elettricisti (5’900), venditrici e venditori (3’700), falegnami (3’600), capi-progetto (3’200), sviluppatori e sviluppatrici di software (3’200) e i meccanici (3’200).
Dagli archivi RSI: “Un mercato in salute”
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