In ricordo di Borsellino e della sua lotta per la giustizia
Trent'anni dalla strage di via D'Amelio, costata la vita al giudice Paolo Borsellino. L'intervista al fratello, che si è fatto carico della battaglia per la giustizia.
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tvsvizzera.it/MaMi con agenzie
“L’agenda rossa di Borsellino? Non si troverà mai. Chi l’ha portata via l’avrà distrutta o nascosta chissà dove”. Sono le parole dette in una recente intervista a Famiglia Cristiana da Renato Di Natale, presiedente della Corte d’Assise di Caltanissetta che aveva celebrato nel 1994 il primo processo per la strage di via D’Amelio e che precedentemente aveva indagato sull’agenda rossa di Paolo Borsellino, il magistrato siciliano morto 30 anni fa, il 19 luglio 1992.
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Il destino della sua agenda è avvolto dal mistero, ma di Paolo Borsellino si continua a parlare.
Domani ricorrono i 30 anni esatti dalla strage di via D’Amelio, l’attentato di stampo mafioso in cui persero la vita il Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Nel servizio del TG, l’intervista al fratello, Salvatore Borsellino:
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Pochi mesi prima, il 23 maggio fu ammazzato a Capaci il suo amico e collega Giovanni Falcone, ucciso insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
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