In Guatemala un’eruzione causa la morte di almeno 33 persone
L'eruzione avvenuta domenica sera è stata la più grande registrata in Guatemala negli ultimi 40 anni. I soccorritori sono all'opera per ritrovare eventuali superstiti.
Secondo il bilancio ufficiale diffuso dal Conared, i morti accertati finora sono 33, ai quali bisogna aggiungere 46 feriti, 3.265 evacuati e 1.689 persone accolte nei rifugi, ma i media locali parlano già di oltre 50 vittime e temono il peggio. Fonti dei pompieri citate dal quotidiano Prensa Libre, per esempio, indicano che nella piccola località di San Miguel de los Lotos, sepolta dalle ceneri e dalla lava, sarebbero stati ritrovati altri 29 corpi, fra i quali quelli di vari bambini.
Le operazioni sono rese difficili dalla cenere, che ha bloccato diverse strade. L’aeroporto della capitale è stato temporaneamente chiuso e riaperto solo nel pomeriggio (ora svizzera).
Interpellato dall’Ansa, il vulcanologo italiano Piergiorgio Scarlato, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha paragonato gli effetti dell’eruzione del ‘Volcán de Fuego’ a quelli del Vesuvio nel 79 d.C.: come successe a Pompei, la popolazione è stata investita da una nube di gas, ceneri, lapilli e blocchi di rocce, dalle temperature altissime, superiori ai 700 gradi.
Il vulcano, che culmina a 3’763 metri, si trova a 35 chilometri a sud-ovest della capitale. L’ultima eruzione risale al 2012. Allora furono evacuate circa 10’000 persone. Nel paese sono attivi altri due vulcani, il Santiaguito e il Pacaya.
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