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Impennata delle domande d’asilo l’anno scorso

La caserma di Moudon (Vaud) dove alloggiano provvisoriamente profughi e profughe ucraine.
La caserma di Moudon (Vaud) dove alloggiano provvisoriamente profughi e profughe ucraine. © Keystone / Laurent Gillieron

Nel 2022 le richieste depositate presso le autorità federali sono aumentate del 64% e si prevede una progressione, di minore entità, anche per quest’anno. In sensibile crescita anche gli allontanamenti di profughi/e (+205%).  

L’anno scorso si è registrato un incremento di richiedenti asilo di 9’583 unità, a 24’511, dovuto all’afflusso di persone soprattutto dall’Afghanistan (7’054 domande, di cui 336 secondarie, ossia per motivi di nascita, ricongiungimento familiare o altro) e Turchia (4’791, di cui 1’003 domande secondarie), l’Eritrea (1’830, 1404 secondarie), l’Algeria (1362, 21 secondarie) e la Siria (1’252, 527 secondarie).

Ripresi i viaggi internazionali e tolte le restrizioni Covid

Per la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) diversi fattori sono all’origine dell’incremento di profughi e profughe in Svizzera. Tra di essi la revoca della maggior parte delle restrizioni di viaggio dovute alla pandemia e le conseguenze economiche del Covid-19 che ha indebolito le strutture già fragili del paese di provenienza o di transito.

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Vi è poi l’accresciuta pressione da parte della Turchia sui 3,5 milioni di cittadini siriani e i circa 300’000 cittadini afgani presenti sul suo territorio, affinché tornassero nel proprio Paese e questo ha spinto molte persone a rimettersi in marcia verso l’Europa.

All’aumento delle domande è corrisposta una diminuzione della quota, dal 37% al 31% delle concessioni del diritto d’asilo in prima istanza (4’816 persone sul totale di 17’599 decisioni). Sostanzialmente invariata invece la cosiddetta quota di protezione (ammissione provvisoria successiva a una decisione di prima istanza), che è stata pari al 59% (2021: 60,7%). I casi pendenti sono aumentati di 7’801 unità rispetto all’anno precedente, attestandosi a quota 12’239.

Forte incremento degli allontanamenti

In forte crescita gli allontanamenti, forzati e volontari, di migranti. In particolare questi ultimi sono passati dai 973 del 2021 agli 8’333 dello scorso anno: in totale il numero di partenze verso i paesi d’origine o Stato Dublino è aumentato del 205,4% rispetto all’anno precedente.

Nel quadro del programma di reinsediamento promosso dal Governo federale, per le persone fragili in situazione precaria in un Paese di prima accoglienza, nel 2022 sono state registrate 641 entrate in Svizzera (1’050 nel 2021), per lo più cittadine e cittadini siriani, afghani e sudanesi.

Nonostante il numero crescente di domande d’asilo, a fine 2022 il numero complessivo di casi di sostegno al ritorno è diminuito del 6,6%, attestandosi a 3’425 persone (2021: 3666). In proposito c’è da segnalare la partenza di numerosi cittadini ucraini (6’666 persone).

Il forte afflusso di questa categoria di straniera, per i noti motivi, aveva indotto Berna ad attivare il 12 marzo 2022 lo statuto di protezione S, grazie al quale i profughi ucraini ottengono rapidamente un diritto di soggiorno senza dover sottoporsi a una procedura d’asilo ordinaria e dopo sei settimane si erano già annunciate 40’000 persone: a fine anno il loro numero era 74’959.

Aumento anche per il 2023

Per il 2023 il numero di domande d’asilo primarie che verranno presentate in Svizzera dipenderà molto dall’evoluzione della migrazione dalla Turchia verso Grecia e Bulgaria, dalla migrazione secondaria da Grecia e Bulgaria nonché dalla migrazione dalla Turchia verso l’Italia.

E per l’anno in corso il quadro generale non dovrebbe cambiare: la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) prevede, quale scenario più probabile, circa 27’000 nuove domande (+3’000). A ciò si aggiungono le persone a beneficio del sopracitato statuto di protezione S.

Occorrerà osservare soprattutto l’evoluzione della migrazione dalla Turchia verso Grecia e Bulgaria, su un versante, e dall’altro verso l’Italia. Tenuto conto della situazione, le autorità si stanno pianificando nuovi alloggi di emergenza e l’utilizzo di personale proveniente dalle forze armate.



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