Il mondo agricolo vuole rimedi contro la dipendenza svizzera dalle importazioni
L'agricoltura svizzera copre solo il 52% del fabbisogno alimentare del Paese e deve fare di più per garantire la sicurezza alimentare, ha dichiarato venerdì l'Unione svizzera dei contadini (USC).
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Keystone-SDA/jc/mrj
Il 52% rappresenta il cosiddetto tasso di autosufficienza netta degli ultimi tre anni, spiega l’Unione. Ciò significa che domenica 9 luglio sarà il “Food Overshoot Day”, quando la Svizzera avrà statisticamente consumato tutto il cibo che produce e dipenderà dalle importazioni fino alla fine dell’anno. “Per le nostre forniture ci affidiamo quindi alle aree di coltivazione di altri Paesi e continuiamo ad aumentare la nostra impronta ecologica attraverso il consumo”, si legge in una nota.
L’USC denuncia anche lo spreco alimentare in Svizzera, affermando che circa un terzo di tutto il cibo prodotto finisce nella spazzatura.
In una conferenza stampa congiunta con il marchio di sostenibilità IP-Suisse, l’Unione ha chiesto che la Svizzera agisca per garantire la sicurezza alimentare nazionale e globale. Le parole d’ordine sono rafforzare la produzione ecologica e rispettosa degli animali e trasformare l’attuale politica agricola in una politica sostenibile.
Come nel resto del mondo, anche in Svizzera i terreni agricoli stanno scomparendo, la produttività ristagna e i rischi colturali legati al clima aumentano, mentre la domanda cresce a causa dell’aumento della popolazione.
L’organizzazione sottolinea inoltre che le recenti crisi, come la guerra in Ucraina, evidenziano la fragilità delle catene di approvvigionamento e che sono i Paesi in via di sviluppo a soffrire di maggiore insicurezza alimentare.
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