La causa non è da cercare in Ucraina, ma nel fatto che il 2022 è stato finora caratterizzato da periodi di siccità e grande caldo
Keystone / Sergei Ilnitsky
L’Italia sta vivendo una crisi del grano, non solo a causa della guerra in Ucraina, ma anche per via del gran caldo.
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tvsvizzera.it/mrj
È iniziata in questi giorni la mietitura del grano in Italia e si sente la crisi, causata non solo dalla guerra in Ucraina, ma anche dal gran caldo che sta colpendo tutta l’Europa: “La mietitura, purtroppo, sta andando male. Le rese sono molto basse e i costi di produzione sono raddoppiati”, racconta ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera Italiana RSI Nicola Siena, titolare di un’azienda agricola nel Tavoliere delle Puglia, il “granaio d’Italia”.
Pessimista anche Marino Pilati, direttore di Coldiretti PugliaCollegamento esterno, associazione mantello che rappresenta oltre 50’000 aziende agricole regionali: “Le prospettive non sono delle più serene. C’è stata una diminuzione della produzione di circa il 30%”. Una situazione che porta gli agricoltori a lavorare nell’incertezza.
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Anche l’Unione europea è intervenuta a fronte della crisi nelle esportazioni di grano da Ucraina e Russia: a fine marzo ha concesso una deroga, aumentando le superfici coltivabili. Per l’Italia si tratta di 200’000 ettari in più. “Per me è una cosa abbastanza controproducente”, afferma però Nicola Siena. “Aumentando le superfici, aumentano i rischi aziendali. Dobbiamo investire ancora di più, ma guadagniamo ancora di meno perché le rese sono basse”.
Umberto Sacco, imprenditore e presidente della Borsa del Grano di Foggia, sfata però un luogo comune: “Per quanto riguarda il grano duro [usato per la produzione della pasta, ndr], il problema dell’Ucraina e della Russia ha un impatto quasi nullo perché l’Italia storicamente importa piccolissime quantità di grano da questi Paesi. Noi importiamo da Australia, Canada, Stati Uniti e da Paesi della comunità europea”.
Il grano, però, fa parte di un sistema mondiale e, a causa della guerra, diversi stati sono a caccia di nuovi fornitori. Si apre una nuova fase, di nuova concorrenza, e ora bisogna capire se e quali conseguenze ci saranno per l’Italia.
In Svizzera, per ora, nessuna preoccupazione
“Quello che avviene in Ucraina non tocca minimamente il nostro Paese”, spiegava lo scorso mese di marzo Massimo Turani, presidente della Società mastri-panettieri-pasticceri-confettieri. La Svizzera, spiegava, si autosostiene e le importazioni rappresentano una minima parte del grano consumato nel Paese. Per queste importazioni, inoltre, si affida ad Austria, Germania e Canada. Anche la Confederazione, però, deve fare i conti con una produzione ridotta a causa della siccità che ha caratterizzato i primi mesi dell’anno.
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