I quaderni di scuola, testimoni dei cambiamenti della società
Una coppia di appassionati di Milano ha collezionato migliaia di quaderni di scuola in 40 Paesi che presto potranno essere ammirati in un museo meneghino.
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Sfogliare un vecchio quaderno di scuola, anche se non il proprio, è un’esperienza che al di là dei ricordi o della nostalgia può raccontarci i cambiamenti del costume e della società nel corso dei secoli. Sarà anche per questo che una coppia di appassionati, Thomas Pololi e Anna Ronchi, marito e moglie, a Milano sta raccogliendo e conservando migliaia di quaderni scolastici provenienti da quasi 40 Paesi del mondo, con pezzi che vanno dalla fine del Settecento fino agli anni ’90 del secolo scorso. Tra questi anche quaderni di bambine e bambini che sono andati a scuola in Svizzera.
Non è soltanto una semplice conservazione di oggetti del passato: i quaderni infatti nascondono, nella loro semplicità, importanti aspetti culturali, sociali e storici. E fra le loro pagine c’è una componente ancora più affascinante: “Le storie al loro interno”, dice Thomas Pololi. La forza principale di questi cimeli è il fatto che permettono a chi li consulta di poter “entrare all’interno delle vite dei bambini del passato e poter guardare la realtà in cui vivevano con i loro occhi”.
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Dalle testimonianze che vi si possono leggere emerge soprattutto l’impronta che la scuola, la società e la politica hanno cercato di dare a bambini e ragazzi in diversi periodi storici.
L’Archivio dei quaderni di scuola suddivide gli esemplari per epoca storica e per nazione di provenienza. Il fatto che provengano da diverse parti del mondo permette anche una loro analisi e lettura tematica. Chi li guarda può capire come uno stesso tema viene trattato in epoche diverse da popoli diversi.
La raccolta dei giovani coniugi si sposterà il prossimo autunno dai loro archivi personali a “uno spazio dove si potranno non solo esplorare le testimonianze dei bambini del passato, ma anche uno spazio dove riflettere sul presente e sul rapporto tra la società e i bambini di oggi”, spiega Pololi.
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