A causa del cambiamento climatico la pianta tropicale, importata dall'America oltre duecento anni fa, sta infestando diverse regioni montagnose, in particolate nel Vallese dove le autorità cercano di correre ai ripari.
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tvsvizzera.it/spal con RTS
“Ci rendiamo conto che ovunque ci sia un pezzo di terreno libero potrebbe spuntare un cactus”, spiega Gérard Granges-Maret, della riserva naturale commissione Les Follatères in Vallese, nella quale il paesaggio caratterizzato da questo tipo di pianta esotica potrebbe ricorda l’ambientazione di qualche pellicola Western.
Un fenomeno contro il quale le autorità vallesane hanno deciso di intervenire. “Non parliamo di una strategia zero-cactus, però dobbiamo contenerli. La loro proliferazione sta danneggiando le altre piante della riserva, ma anche di altre zone del Vallese”, sottolinea Gérard Granges-Maret.
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Il cactus è arrivato nella piana del Rodano circa 250 anni fa dagli Stati Uniti. Tra Martigny e Briga si contano 9 specie, di cui 4 particolarmente invasive. “Questa specie è in grado di propagarsi, ricoprendo fino al 30% dell’ambiente naturale in cui si trova”, dice Florian Dessimoz, biologo.
La pianta ha radici profonde ed è molto difficile da estirpare. “Nei pressi dei sentieri la situazione è ancora più complicata, perché se la pianta viene calpestata prolifera ancora più facilmente, soprattutto nelle zone inferiori. Per sbarazzarsene è quindi importante iniziare lo sradicamento dall’alto verso il basso, con interventi annuali regolari”, spiega Florian Dessimoz.
I cactus mettono in difficoltà gli ecosistemi anche sui pendii più ripidi. “In primo luogo lavoreremo sull’informazione, per impedire che la popolazione pianti cactus sul territorio, poi ci impegneremo sulle misure di contenimento della pianta, soprattutto delle specie più invasive”, dichiara Yann Triponez, biologo del canton Vallese. Una strategia che si spera potrà fermare la conquista dei cactus delle Alpi vallesane.
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