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Gli scarti di olio d’oliva trovano una seconda vita

olive in un bicchiere
Dall'oliva non si ottiene solo olio... tvsvizzera

Gaia Tech è una start-up svizzera che si basa sull'economia circolare e che dagli scarti della produzione di olio d’oliva sammarinese estrae preziosi antiossidanti. 

La produzione di olio d’oliva genera molto materiale di scarto, che finisce con l’essere buttato via. In media solo il 20% di un’oliva diventa olio extravergine, mentre il restante 80% viene scartato oppure viene usato per estrarre quello che si chiama olio di sansa di oliva. L’olio di sansa di oliva non si ottiene tramite la spremitura, ma viene estratto dalla pasta composta di polpa di oliva e noccioli tritati ricorrendo all’uso di solventi. Si trova in commercio nelle aree più povere del mondo, dove viene usato in cucina, nei prodotti da forno, o come olio da combustione. La biomassa restante viene infine eliminata (principalmente bruciandola).  

La sansa di oliva, però, è ricca di sostanze naturali molto preziose: gli antiossidanti. Ed è così che nasce l’idea di Phenoliva, prima, e Gaia TechCollegamento esterno, poi. Di cosa si tratta? Di un progetto nato dalla mente di Claudio Reinhard, un ingegnere meccanico, nel corso di un viaggio in Tunisia per la sua tesi di Master sull’uso del biocharCollegamento esterno nel suolo.  

Cercando di individuare la biomassa adatta a questo scopo, è incorso negli scarti della produzione dell’olio d’oliva e si è reso conto di quanti sottoprodotti questa industria generasse. Sottoprodotti, come detto, carichi di preziose sostanze. “Ho capito che c’era un’enorme opportunità di trasformare questo sottoprodotto disponibile in abbondanza e dal costo contenuto in un’ampia gamma di prodotti a valore aggiunto”, ha dichiarato Reinhard in un’intervista rilasciata a Swiss Food & Nutrition ValleyCollegamento esterno.  

Da San Marino alla Svizzera

Fonda così Phenoliva, che si concentra sull’estrazione di antiossidanti dagli scarti della produzione di olio d’oliva. Da Phenoliva nasce in seguito Gaia Tech, il cui scopo è quello di commercializzare i prodotti ottenuti dagli scarti dell’industri agricola. Attualmente, ci spiega Enrico Tenaglia, co-fondatore di Gaia Tech insieme a Reinhard e Samuel Bühlmann, “ci stiamo concentrando sugli scarti della produzione di olio di oliva, che però non è un prodotto svizzero. In futuro ci piacerebbe usare la nostra tecnologia anche per valorizzare altri materiali più local, come possono essere quelli derivati dalla produzione di olio di colza, del succo di mele o della rapa da zucchero”. Anche perché, aggiunge Reinhard dal canto suo, “ci sono ovunque molti prodotti secondari all’interno dei quali si ‘nascondono’ molecole interessanti”.

Incontriamo Enrico Tenaglia a Zollikofen (periferia della città di Berna) presso l’Alta scuola di agricoltura, silvicoltura e alimentazione (BFH-HAFL)Collegamento esterno. Rispetto al nostro primo contatto abbiamo rimandato l’intervista perché Gaia Tech proprio in queste ultime settimane ha “traslocato” dal Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) al BFH. A dimostrazione del grande interesse che le tecnologie sviluppate dalla start-up possono avere in campo agroalimentare. L’istituto bernese ha messo a loro disposizione locali e apparecchiature per poter sviluppare ulteriormente il loro lavoro.   

edificio
La sede dell’Alta scuola di agricoltura, silvicoltura e alimentazione (BFH-HAFL) a Zollikofen (canton Berna). tvsvizzera

Enrico Tenaglia ha studiato in Italia, all’Università di Torino, prima di fare diverse esperienze in giro per il globo. Con un dottorato in bioscienze molecolari in tasca ha dapprima lavorato nel settore della bioingegneria. Dopo qualche anno, però, ha deciso di orientarsi sull’agroalimentare e, soprattutto, sull’economia circolare. Un’idea che gli sta a cuore e che è alla base di Gaia Tech: “Vogliamo allontanarci dall’economia lineare, che sempre di più perde terreno. Il nostro obiettivo è quello di valorizzare il prodotto dall’inizio alla fine”.

Quando gli scarti diventano antiossidanti

Ed è così che l’oliva diventa olio da una parte e sansa dall’altra. La sansa – il cui aspetto poco invitante può essere visto nel video qui sopra – è la biomassa che rimane dopo la spremitura: polpa e noccioli di olive triturati. Questa biomassa, tramite centrifugazione, viene separata in parte solida e parte liquida ed è da questa acqua di vegetazione che poi, tramite un processo che non ci è permesso vedere, vengono estratti gli antiossidanti. Il prodotto finale è un liquido viscoso molto simile al miele composto di antiossidanti ultraconcentrati. Questi non possono essere usati nella loro forma pura, ma vengono diluiti nel prodotto finale (cosmetici di varia natura o come conservanti negli alimenti). Tenaglia ci spiega che diverse ditte svizzere hanno espresso interesse per il prodotto faro di Gaia Tech e alcune di loro lo stanno già testando nei loro prodotti.  

La start-up, insomma, si trova in un momento “ibrido” della sua esistenza: non è più nella fase progettuale, perché la tecnica ormai c’è (andrà poi adattata ai diversi materiali grezzi da lavorare), ma si sta cercando di migliorarne l’efficacia al fine di renderla facilmente adattabile a qualsiasi tipo di prodotto di base.  

primo piano pulizia di un ingranaggio
Il lavoro di ricercatore non è sempre “glamour”: a volte ci si ritrova a togliere con la lama di un coltellino dalle scanalature del macchinario di macinatura frammenti di noccioli di oliva che vi sono rimasti incastrati durante la lavorazione. tvsvizzera

Oltre all’aspetto biologico e a quello tecnologico, c’è anche una ricerca di mercato: attualmente l’interesse per i loro studi è grande e, dice Tenaglia “non dobbiamo andare a cercare noi le collaborazioni, sono loro che ci trovano”. Così è stato con la Cooperativa degli olivicoltori di San MarinoCollegamento esterno, che ha saputo di Gaia Tech per puro caso, ma che si è offerta subito volontaria per offrire il materiale per gli esperimenti.

“Ci siamo ritrovati subito nel progetto. San Marino è una realtà piccola – per questo ci sentiamo molto vicini alla Svizzera – ed è quindi adatta per la sperimentazione su media scala [la fase intermediaria tra laboratorio e industria, ndr]”, spiega Flavio Benedettini, presidente della Cooperativa che fornisce gli scarti a Gaia Tech. La piccola repubblica è inoltre molto aperta all’economia circolare: “È fondamentale. Dagli scarti si riescono a recuperare tante risorse. Attualmente – oltre a fornirli a Gaia Tech – trasformiamo quelli della produzione di olio e di quella vinicola in compost che poi viene usato nell’agricoltura biologica”.  

Uno sguardo verso il futuro

L’idea, in futuro, è che le aziende che forniranno gli scarti alla start-up elvetica, provvedano alla separazione in loco. “Molte lo potrebbero già fare con i macchinari che hanno a disposizione”, spiega Tenaglia. Si tratta, in fondo, di una “semplice” centrifugazione che permette di separare la parte liquida – nella quale si trovano le sostanze “interessanti” – da quella solida – che gli agricoltori possono usare come, appunto, compost o combustibile.  

Infine, c’è anche un aspetto di “resilienza economica”, come la definisce Tenaglia: La valorizzazione degli scarti, che è già di per sé un’idea nobile, lo diventa ancora di più quando la materia prima scarseggia in caso di siccità o alluvioni, per fare solo due esempi. Se si produce poca materia prima, insomma, ci saranno anche pochi scarti. Ecco che la lavorazione di questi ultimi assume una maggiore importanza: “Il rifiuto, una volta trasformato in prodotto commerciale, compensa la perdita economica” di uno scarso raccolto.  

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