La pace, ma sempre più droga
Nel 2017 in Colombia è arrivata la pace. Tuttavia la produzione di cocaina è esplosa. Come mai? Il reportage della Radiotelevisione svizzera a poche ore dalla visita nel paese di Papa Francesco.
Secondo le stime dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, nel 2016 nei laboratori clandestini disseminati qua e là in Colombia sono state prodotte 866 tonnellate di cocaina. L’anno precedente erano state 649.
Per quanto concerne gli ettari coltivati, si è tornati agli stessi livelli del 2001, epoca in cui era avviato il Piano Colombia, che prevedeva assistenza militare, fondi e interventi tecnici da parte soprattutto degli Stati Uniti per la lotta alla droga. Le piantagioni di coca ricoprivano l’anno scorso 146’000 ettari.
Per convincere gli agricoltori a rinunciare alla coca, le autorità versano loro dei sussidi affinché convertano le coltivazioni. Una strategia che ha però un effetto perverso. “Si è installata una percezione da parte dei contadini, secondo cui si possono ricevere sussidi solo in proporzione alla superficie coltivata. In sostanza è stato detto loro che potranno guadagnare solo se hanno la coca, altrimenti non riceveranno niente”, spiega Bo Mathiasen, del Programma anti-droga delle Nazioni Unite.
La coca non è certo l’unico problema con cui è confrontato lo stato sudamericano. La Colombia è ancora oggi il paese al mondo con il più alto numero di profughi interni. Sette milioni di persone hanno lasciato le loro case nel corso della guerra e non sanno se un giorno potranno tornare a casa.
È quindi una Colombia in piena transizione quella che si appresta a ricevere mercoledì Papa Francesco. Un paese che vuole lasciarsi alle spalle i drammi del passato e costruire su basi solide il suo futuro. Per farlo conta anche sul messaggio del Pontefice: “Il Santo Padre viene per sostenerci nella costruzione della pace”, ha commentato il presidente Juan Manuel Santos Calderon.
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