Il Governo federale valuta l’ipotesi di ritoccare il prezzo della “vignetta” per finanziare una migliore gestione del traffico, soprattutto nelle regioni alpine.
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tvsvizzera.it/spal
In primavera l’esecutivo intende presentare un rapporto sulle future linee guida che dovranno consentire di migliorare la viabilità nel Paese. Intanto però, in risposta a un atto parlamentare del deputato ticinese Alex Farinelli (Partito liberale radicale) che ha raccolto consensi trasversali nella Camera bassa, ha fatto sapere che si sta riflettendo sull’eventualità di aumentare il costo del bollo autostradale per favorire il traffico nelle regioni periferiche alpine, come anticipa oggi il TagesAnzeiger. La questione suscita immancabilmente un ampio dibattito nel Paese.
Già nel 2013 le Camere, dopo un lungo iter parlamentare, si erano accordate sull’incremento dagli attuali 40 a 100 franchi per l’acquisto del contrassegno che consente di viaggiare per un anno sulla rete autostradale elvetica. Un prezzo che rimarrebbe comunque competitivo, nel confronto europeo, considerato anche il fatto che garantisce, senza ulteriori spese, l’accesso alle grandi infrastrutture interne, come la galleria del San Gottardo e ai passi alpini.
Nel novembre di quell’anno però il popolo svizzero, convinto dalle associazioni automobilistiche, rigettò in referendum la proposta con oltre il 60% delle schede. Risultato: dal 1995 la vignetta annua continua a costare 40 franchi, un prezzo che potrebbe sembrare irrisorio, soprattutto se visto all’estero.
A differenza di dieci anni fa però l’aumento non viene chiesto per finanziare le grandi opere stradali ma per ottimizzare la gestione del traffico, non solo sull’autostrada ma anche sui passi alpini. Essenzialmente per evitare, come spesso accade al Gottardo, indesiderati travasi di veicoli, in caso di traffico congestionato, su arterie secondarie.
Sull’entità e le modalità concrete con cui dovrebbe concretizzarsi la proposta non c’è ancora una sufficiente chiarezza, anche perché il progetto è in una fase embrionale, ma il principio sembra che si stia consolidando a livello politico federale. Anche se alcune associazioni economiche, come l’Unione svizzera delle arti e dei mestieri (USAM), hanno fatto sapere la loro contrarietà ai ventilati incrementi di prezzo.
In ogni caso si porrà a breve-medio termine una questione di natura economica, alla luce dei profondi cambiamenti in atto nel settore della mobilità privata. In prospettiva, con la crescita della mobilità elettrica verranno a mancare importanti risorse per finanziare o anche solo mantenere la costosa rete stradale. Risorse che oggi sono garantite dalla tassa sugli oli minerali: in pratica ogni conducente, quando si rifornisce alla pompa, contribuisce in media con 800 franchi all’anno al fondo di pertinenza della Confederazione e che garantisce una quota pari al 7,6% di tutte le sue entrate. Quando verranno progressivamente meno queste somme bisognerà quindi individuare nuove fonti.
Attualmente i 10,5 milioni di contrassegni autostradali venduti ogni anno fruttano 420 milioni di franchi alla Confederazione. I margini per rivedere questo importo sembra che siano tecnicamente proponibili. La politica, che sta già dibattendo sull’eventualità di un pedaggio alla galleria del San Gottardo, è chiamata a sciogliere il quesito.
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