Nel 2022 il numero di persone che l’associazione elvetica Exit ha accompagnato alla morte è aumentato del 15%.
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tvsvizzera.it/mrj con Keystone-ATS
Nel 2022, 1’627 persone hanno fatto ricorso al suicidio assistito tramite Exit Svizzera, ossia 233 in più rispetto al 2021 (+15%). Exit Svizzera romanda ha totalizzato 502 interventi, mentre Exit Svizzera tedesca (che include anche il Ticino e i Grigioni) ne ha contati 1’125.
Quest’ultimo ramo dell’associazione di accompagnamento al suicidio ha inoltre registrato 17’361 adesioni supplementari e, il 31 dicembre, contava 154’118 membri. E la tendenza al rialzo non si arresta, rileva Exit Svizzera tedesca in una nota diffusa venerdì: solo nel mese di gennaio di quest’anno altre 2’200 persone hanno richiesto la tessera dell’associazione. I dati completi per la Svizzera romanda verranno invece resi noti nel mese di aprile.
Le ragioni di questo sempre maggiore bisogno di ricorrere al suicidio assistito sono da ricercare nell’invecchiamento della società (secondo Exit l’età media di chi ha ricorso ai suoi servizi è aumentata di 1,4 anni rispetto al 2021 ed è ora di 79,6 anni), che ha come conseguenze malattie o disabilità che incidono gravemente sulla qualità della vita.
Come negli anni passati, le donne hanno costituito circa il 60% dei casi. La maggior parte delle persone che hanno fatto ricorso al suicidio assistito soffriva di cancro in fase terminale: 413 malate e malati, pari al 37% del totale. L’associazione ha accompagnato alla morte anche 320 persone molto anziane con infermità multiple e diverse persone con disturbi che causano dolore cronico.
La maggior parte delle persone gravemente malate può far venire Exit al proprio domicilio e nel 2022 il 76% dei suicidi assistiti di cui si è occupata l’associazione si sono svolti tra le mura di casa. Quasi uno su cinque (il 18,6%) è avvenuto in una casa per anziani o in una struttura socio-sanitaria.
Nel complesso, il ricordo al suicidio assistito rimane una rarità in Svizzera: ad oggi rappresentano poco più dell’1,5% dei decessi.
Va notato che questi dati riguardano unicamente l’associazione con scopo non lucrativo Exit e non prende in considerazione altre organizzazioni simili, come per esempio Dignitas, Ex International, Lifecircle o ancora Pegasos Swiss Association.
Exit cerca accompagnatori e accompagnatrici al suicidio
Exit è la più nota associazione di accompagnamento alla morte e pochi giorni fa ha fatto parlare di sé, quando sulla stampa ticinese è apparso un annuncio a dir poco inconsueto: “Per il Ticino cerchiamo accompagnatori/accompagnatrici per il suicidio assistito”. Una rarità, ha spiegato l’associazione, che dice essere solita reclutare accompagnatrici e accompagnatori fra i propri membri. Con i numeri di suicidi in crescita, però, è stato necessario pubblicare l’annuncio.
Dibattito acceso
Il suicidio assistito è da sempre tema di accese discussioni: oltre alla divisione tra favorevoli e contrari, c’è anche il dibattito su cittadine e cittadini stranieri che arrivano in Svizzera per mettere fine ai propri giorni e alle proprie sofferenze in maniera legale. È per esempio il caso di Yoshi, il cui percorso dal Giappone alla Confederazione è stato seguito dai colleghi di Swissinfo, di Adelina di Spinea (aiutata da Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni) o ancora di Dj Fabo, che dall’Italia sono venuti in Svizzera per farla finita. Persone che però non sono state aiutate da Exit, che prende a carico unicamente dossier di persone che vivono in Svizzera o che sono in possesso di un passaporto rossocrociato.
Nel corso degli anni sempre più Paesi hanno deciso di autorizzare il suicidio assistito, ma le pratiche sono spesso lunghe e complesse e non è raro che le persone che vogliono ricorrervi decidano di abbandonare l’idea, di spostarsi fino in Svizzera per morire o ancora che muoiano a causa delle conseguenze della malattia che le affligge.
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