È morto l'11 febbraio, all'età di 93 anni, l'editore ticinese Libero Casagrande, fondatore dell'omonima casa editrice con sede a Bellinzona, una delle più importanti realtà editoriali in lingua italiana al di fuori dell'Italia.
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tvsvizzera.it/mrj con agenzie
Libero Casagrande ha dato vita alla casa editrice nel 1949, quando nel retro della libreria-cartoleria di famiglia ha installato alcune macchine da stampa: questo è stato il primo nucleo della tipografia che poi sarebbe diventata le Edizioni Casagrande. Un anno dopo, nel 1950, stampò il suo primo libro.
Le Edizioni Casagrande hanno pubblicato, tra gli altri, il Diario svizzero di Piero Chiara, Romain Gary, Robert Walser e Agota Kristof. Grazie alla collaborazione con figure come Virgilio Gilardoni, con cui Casagrande ha fondato nel 1960 la rivista Archivio Storico Ticinese, la casa editrice è diventata presto un punto di riferimento nel panorama culturale della Svizzera italiana.
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“È difficile mettere in dubbio l’importanza di Casagrande per l’editoria locale”: con queste parole lo ricorda, ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana, il coordinatore delle biblioteche cantonali ticinesi Stefano Vassere, che ricorda che ancora oggi la casa editrice Casagrande detiene i diritti delle due opere più fortunate dell’editoria della Svizzera italiana: L’anno della valanga di Giovanni Orelli e Il fondo del sacco di Plinio Martini.
Edizioni Casagrande è stata inoltre, nel 1961, la prima casa editrice ticinese premiata al concorso “I più bei libri svizzeri”. Negli anni seguenti ha collaborato con grandi autori e studiosi della regione come Plinio Martini, Giorgio Orelli, Giovanni Orelli, Padre Callisto Caldelari, Raffaello Ceschi, Sandro Bianconi, Anna Felder, Christian Marazzi, Alberto Nessi e Fabio Pusterla.
Libero Casagrande era un appassionato sperimentatore di nuove tecniche e tecnologie, che amava testare in prima persona, e nel 1982 ha creato Libris, un gestionale per le librerie usato per anni in tutta Italia, contribuendo a far conoscere la casa editrice ticinese anche oltre i confini cantonali. “Ho sempre pilotato un po’ di testa mia tutte le operazioni dell’azienda. Anche quando arrivavano – per esempio – le piegatrici in tipografia, le studiavo ed ero poi in grado di rendermi utile quando gli operai avevano dei problemi. Fornire aiuto tecnico era un principio, ma anche un’abitudine. In fondo, era il mio modo di vivere”, dichiarò a proposito del suo lavoro.
Casagrande ha sempre coltivato una dimensione saggistica, accanto alla più semplice dimensione narrativa, ricorda Stefano Vassere, che sottolinea anche la cura particolare che il bellinzonese aveva nel rapporto con i suoi autori: “Una sincera simpatia, quasi un rapporto affettivo”. “Me lo ricordo una sera, durante una lettura di Giovanni Orelli in uno dei castelli di Bellinzona, seduto in prima fila lodare entusiasta e ad alta voce la qualità del proprio autore, quasi a cercare il consenso delle persone che gli sedevano accanto sulla bontà della sua scelta editoriale”.
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