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È morto Kurt Ammann

primo piano in bianco e nero di uomo con pipa in bocca
Una vita dedicata alla fotografia. kurtammann.it

Il fotografo svizzero Kurt Ammann, che è stato anche obiettivo ufficiale dell’ONU, aveva 97 anni.

Il fotografo elvetico Kurt Ammann è morto venerdì sera. Classe 1925, ha trascorso gli ultimi anni della sua vita tra l’isola di Stromboli e Milano, dove è deceduto.  

Originario di Berna, si è distinto nella corrente rossocrociata della fotografia d’autore, grazie al suo stile “netto ed essenziale, l’eleganza formale e il rigore compositivo”, come si può leggere sul suo sito.

Fotografia d’autore, ma anche fotografia giornalistica, che lo hanno portato a girare il mondo e a ritrarre personaggi celebri. Ha prestato il suo obiettivo a numerose testate internazionali, come “Die Weltwoche”, “Grazia”, “Time” e “Life”, per citarne solo alcune. Reportage di moda, di turismo, ma anche di nozze: nel 1967 la casa principesca del Lichtenstein, infatti, gli commissionò le fotografie del matrimonio del principe Hans Adam II con la principessa Marie.

Una passione, la sua, nata in adolescenza, quando si divertiva a scattare immagini della vita di famiglia. In poco tempo decide che la fotografia diventerà il suo mestiere e inizia un apprendistato nel negozio di Jakob Lauri. Trascorrerà anche alcuni mesi al fianco del noto produttore Hans Steiner. Maggiorenne, viene chiamato a prestare servizio militare, nel pieno della Seconda Guerra mondiale. La Svizzera gli sta stretta e nel 1945 parte per Parigi, dove lavorerà come fotografo per i creatori di moda. “Non c’era molto da mangiare, ma l’atmosfera a quel tempo era favolosa”, ha raccontato. “A Parigi vivevano gli artisti delle avanguardie. Molti divennero degli amici”.

Voglia di avventura

Dopo il suo rientro nella Confederazione inizia a collaborare con il Collegio dei fotografi svizzeri e partecipa alla mostra “Photography as Expression” nel 1955. Sempre nel 1955, su invito dello scrittore Maurice Sandoz, va in Brasile per realizzare un reportage per il libro “Un peu de Brésil” (trad. “Un po’ di Brasile”). Un mandato che gli permette di guadagnare il denaro necessario per acquistare una Volkswagen decappottabile con la quale, insieme a un gruppo di amici, parte per la Turchia, attraversando l’allora Jugoslavia e la Grecia. Di questo viaggio disse che “fu un’avventura”.

Proprio questo nuovo acquisito gusto per l’avventura lo spinge poi a offrirsi come ufficiale svizzero volontario presso la Commissione di supervisione delle nazioni neutrali in Corea e dal 1956 al 1957 presta servizio per l’ONU, visitando le due Coree e il Giappone. Durante il viaggio di ritorno si ferma in Canada, a Ontario, per esporre alcuni dei suoi scatti al Royal Ontario Museum. Una mostra che in seguito farà tappa in diverse città nordamericane e che farà conoscere Ammann e la Svizzera.

Una grandissima passione

Ammann ha detto della fotografia che “è stata prima di tutto una grandissima passione. Dove andavo, avevo sempre con me una macchina fotografica. Una Rolleiflex 6×6 o una Leica. Ho fotografato il mondo che ho incontrato. La mia fotografia era quella che realizzavo per me, durante i miei viaggi. E quella è rimasta per molto tempo sostanzialmente confinata in una dimensione privata”.

Ad Ammann sono state dedicate diverse mostre nel corso della sua lunga carriera. Nel 2017 la 29 Arts in Progress Gallery espone 30 suoi scatti realizzati nel corso di un ventennio, tra la fine degli anni Quaranta e la fine degli anni Sessanta. L’anno scorso, invece, al Pirellone di Milano si è tenuta la mostra “Youth. L’età dell’innocenza”. 

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