Spesa senza frontiera
Dopo tre mesi di chiusura dei confini, è tornato il turismo degli acquisti. Ma quanto è costato agli svizzeri fare sempre la spesa in patria?
Per 13 settimane, il coronavirus ha obbligati gli svizzeri a riempire i carrelli in Svizzera. Ai trasgressori, 100 franchi di multa!
Secondo una stima del Credit Suisse, sono stati spesi 2 miliardi di franchi in meno all'estero. Per molte famiglie, però, far provviste solo in Svizzera, è stato un problema. Perché in Italia, come in Germania, Francia e Austria, si risparmia, e non poco. E allora: ce l'hanno fatta a restare nel loro budget? A cosa hanno rinunciato? Come si sono arrangiate per far quadrare i conti? E, soprattutto: il 15 giugno sono ripiombate in Italia sorde agli appelli dell'economia locale che non si stanca di ripetere che ogni franco speso sul territorio genera altro denaro da investire?
Il dibattito fra i turisti degli acquisti e chi contesta questa pratica si è nuovamente infiammato. Intanto, in 3 mesi, la grande distribuzione del canton Ticino ha aumentato il suo fatturato del 20-30%. Ma è riuscita a fidelizzare i consumatori e a convincerli che anche in patria si trovano prodotti di qualità a prezzi contenuti senza farsi code e chilometri in auto?
Abbiamo fatto i conti in tasca ad alcune famiglie della Svizzera italiana e siamo tornati a paragonare un carrello della spesa italiano e uno svizzero. La sfida: spendere meno in Ticino. Ci saremo riusciti?
Ma non è tutto. I prodotti -degustati alla cieca- saranno piaciuti alla famiglia che solitamente fa la spesa in Italia?
Ospiti in studio Simonne Rossinelli, consumatrice che fa la spesa in Italia, Grazia Grassi, responsabile della comunicazione di Denner, Laura Regazzoni Meli, segretaria generale ACSI, Sara Carnazzi Weber, economista e responsabile delle analisi politico-economiche del Credit Suisse. La puntata integrale di 'Patti chiari', con tutti i loro interventi, è in testa all'articolo.
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