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Appaltopoli grigionese, omissioni ma niente corruzione

Lavoratore su una strada appena asfaltata
Strade fonte di guadagni non del tutto regolari in passato nei Grigioni. Keystone / Laurent Gillieron

Non c'è stata corruzione ai vertici dell'amministrazione grigionese, in relazione allo scandalo Appaltopoli, ma è stato fatto poco o nulla contro gli accordi illeciti tra imprese edili. È la conclusione cui è giunta la commissione parlamentare d'inchiesta (Cpi) nel suo secondo rapporto che è stato illustrato mercoledì a Coira.

Secondo la Cpi, i funzionari cantonali e i membri del governo erano a conoscenza fin dall’inizio (nel 2000) dell’esistenza di accordi sui prezzi nel settore della costruzione di strade su tutto il territorio cantonale, in particolare nella Bassa Engadina. I sospetti sul cartello edilizio, divulgati dai media, non erano stati giudicati di grandi entità

“Nonostante i sospetti e le conoscenze esistenti, il cantone è intervenuto solo in modo molto esitante. Inizialmente non ha preso nessun tipo di misura oppure in modo insufficiente”, scrive la Cpi nel suo rapporto di quasi 500 pagine. Queste omissioni del personale dell’Ufficio tecnico cantonale vengono giudicate dai commissari alla stregua di violazioni dei doveri d’ufficio.

Il Cantone ha reagito in modo rapido e ha subito introdotto nuove misure e strumenti efficaci solo dal 2021, quando si è attivata la Commissione federale della concorrenza (Comco). Non risulta però un ruolo attivo all’interno dell’amministrazione e del governo, su cui la commissione non ha trovato indicazione alcuna in questo senso, nemmeno di un’eventuale corruzione.

Nel rapporto si rileva che nel 2018 la Commissione della concorrenza (Comco) aveva reso pubblico il più grande caso di accordo sui prezzi nel settore dell’edilizia mai rinvenuto in Svizzera. Per anni, le imprese di costruzione dell’Engadina Bassa hanno manipolato gli appalti nel settore edile e in quello del genio civile.

Parallelamente, e su quasi tutto il territorio cantonale, un altro cartello manipolava gli appalti nel settore della costruzione di strade. I cartelli concordavano i prezzi e determinavano chi riceveva il contratto.

Nel suo primo rapporto, pubblicato alla fine del 2019, la CPI aveva indagato – e criticato – le azioni della polizia contro l’informatore (“whistleblower”) Adam Quadroni. Quadroni aveva reso pubblico ciò che faceva il cartello edile dell’Engadina Bassa, a cui egli stesso apparteneva in precedenza.

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