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L’amministrazione Trump perde pezzi

Donald Trump perde un altro ministro. Stavolta a cadere è quello del lavoro, Alex Acosta, costretto alle dimissioni dopo essere stato travolto dal caso Epstein, il magnate newyorchese accusato di abusi sessuali e di sfruttamento della prostituzione minorile.

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Le critiche mosse ad Acosta sono quelle di non aver fatto per intero il suo dovere quando una decina di anni fa era procuratore federale nel sud della Florida, gestendo in maniera non appropriata un procedimento penale contro Epstein e altri uomini d’affari accusati di reati sessuali.

Dopo giornate di pressing il ministro ha quindi ceduto presentando al presidente americano Trump le sue dimissioni. “Mi ha chiamato per comunicarmelo, è stata una sua decisione, io gli ho detto di ripensarci”, ha raccontato lo stesso tycoon che ha sempre sostenuto Acosta e ha sempre respinto ogni illazione sulla sua amicizia di vecchia data con Epstein.

“Non lo vedo da almeno 15 anni”, ha detto di recente Trump, spiegando che il rapporto con l’affarista newyorchese, che era di casa nella sua residenza di Mar-a-Lago, si è interrotto per un litigio. Eppure – sottolineano i media – alcuni anni fa Trump parlava di Epstein come di una “persona stupenda” e di un suo grande amico.

Fatti imputati a Acosta

I fatti risalgono al 2008 e si riferiscono alla decisione dell’ex procuratore distrettuale di patteggiare con Epstein, evitandogli così il peggio. Una scelta che Acosta, di fronte agli attacchi di molti democratici, ha difeso con forza in una conferenza stampa, affermando che la decisione presa fu la più giusta viste le circostanze di allora.

Sono decine le ragazze minorenni, alcune di 14 anni, che dal 2002 al 2005 sarebbero state reclutate e ospitate da Epstein nella sua faraonica abitazione di New York o nella sua residenza di Palm Beach, proprio dove si trova la “Casa Bianca d’inverno” di Mar-a-Lago. Ora il magnate rischia fino a 45 anni di carcere.


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