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Terzo “no”: la Brexit resta senza accordo

Piano intero di Theresa May che parla alla Camera dei Comuni
Questa volta, l'accordo è stato bocciato con 58 voti di scarto. Meno dei precedenti, ma lontano dal testa a testa preconizzato da alcuni ministri. Keystone / Mark Duffy / Uk Parliament / Handout

La Camera dei Comuni britannica ha di nuovo rigettato venerdì l'accordo raggiunto dalla premier Theresa May con Bruxelles sull'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Con questo voto -344 no contro 286 sì- decade l'offerta dell'UE di una proroga del termine dal 29 marzo al 22 maggio: resta valido solo il mini-rinvio al 12 aprile.

Entro tale data, il Regno Unito dovrà decidere se chiedere a Bruxelles un’estensione più lunga, ancorandola a una proposta di soluzione nuova o una svolta politica, oppure procedere a un’uscita ‘no deal’, vale a dire senza un accordo che regoli le future relazioni tra le parti.

Lunedì, in Parlamento, si aprirà pertanto la seconda fase dei ‘voti indicativi’ su possibili piani alternativi che potrebbe riportare a galla, delle otto opzioni presentate mercoledì, quelle andate più vicine a una maggioranza di ‘sì’.

Si tratta, in particolare, della Brexit “soft” con permanenza di Londra nell’unione doganale e di un pur problematico referendum confermativo.

Rammarico di Bruxelles

Lo scenario ‘no deal’ a partire dalla mezzanotte del 12 aprile “è ora quello più probabile”, sostiene in una notaCollegamento esterno la Commissione europea, la quale si “rammarica del voto negativo arrivato dalla Camera dei Comuni”.

L’UE si prepara al vertice straordinario sulla Brexit convocato dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk aspettandosi “che la Gran Bretagna ci indichi la strada da seguire prima” dell’inizio dei lavori, “e a tempo ben debito perché i 27 possano valutare” il piano britannico.

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May potrà partecipare all’inizio del vertice per presentare la sua posizione.

‘Brexiteers’ in piazza

I 58 voti di scarto con i quali è stato battuto il governo sono molti meno, rispetto alle due occasioni precedenti (nella prima, a gennaio, la differenza era stata di 203). Il risultato è tuttavia al di sotto del ‘testa a testa’ atteso da qualche ministro e rappresenta un ulteriore smacco per la premier May.

Intanto, venerdì, migliaia di sostenitori della Brexit si sono riuniti a Londra per reclamare il rispetto del loro voto e l’uscita immediata dall’UE.

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Da parte sua il leader laburista Jeremy Corbyn, dopo il voto alla Camera dei Comuni, ha esortato May a cambiare l’accordo oppure andarsene, indicendo subito elezioni generali.

Altri leader dei partiti di opposizione hanno chiesto alla premier di farsi da parte. Il liberaldemocratico Vince Cable è tornato a invocare, come altri, un secondo referendum.

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