Brexit, presentati ben otto progetti alternativi
Sono ben otto le proposte parlamentari di piano B sulla Brexit alternative all'accordo di Theresa May ammesse mercoledì dallo speaker John Bercow al voto indicativo ai Comuni.
Una varietà che comprende opzioni di Brexit più soft (con permanenza nell’Unione doganale o nel mercato unico); più hard (secondo il modello di trattato di libero scambio col Canada o con uscita no deal “gestita”); ma anche di un secondo referendum o di revoca del divorzio da Bruxelles.
Otto opzioni
Le otto opzioni saranno inserite in una scheda. Non è previsto un quorum minimo e anche se il voto non avverrà con la tradizionale divisione (division) tra favorevoli e contrari nell’atrio (lobby) di Westminster, non sarà neppure segreto con la registrazione delle scelte dei singoli parlamentari: prassi costante nel Regno Unito in nome della trasparenza nei confronti degli elettori dei loro collegi.
Il Partito conservatore, come si era capito da ieri, lascerà libertà di voto per non aggravare le divisioni interne. E il governo si asterrà abbassando la soglia richiesta per una eventuale maggioranza: una scelta che ha fatto peraltro già infuriare alcuni conservatori brexiteer, preoccupati che senza i voti di ministri e sottosegretari l’opzione del referendum bis possa arrivare al ballottaggio.
Tanto più che il leader del Partito laburista, Jeremy Corbyn, ha dichiarato l’appoggio ufficiale della sua forza politica anche a questa proposta, oltre a quella sua, in favore d’una Brexit soft con permanenza del Regno nell’unione doganale, e a un atteggiamento non ostile verso l’opzione trasversale di un’adesione britannica allo Spazio economico europeo, con il mantenimento di legami col mercato unico su un modello simile a quello che regola oggi i rapporti fra Ue e Norvegia.
Dimissioni per l’accordo
“Sono pronta a lasciare l’incarico in anticipo pur di assicurare una Brexit ordinata”: sono le parole con cui la premier britannica Theresa May si è rivolta mercoledì ai deputati del gruppo conservatore.
La prima ministra, secondo le attese, ha in sostanza formalizzato l’intenzione di dimettersi prima del previsto in cambio d’un via libera della sua rissosa maggioranza all’accordo di divorzio dall’Ue già bocciato due volte ai Comuni.
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