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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

il sì popolare al matrimonio per tutti uscito dalle urne lo scorso 28 settembre sta dispiegando i primi effetti. È di oggi la notizia che il governo federale ha ordinato l'adattamento delle norme vigenti sul congedo paternità: anche la moglie della madre avrà quindi diritto a due settimane di assenza dal lavoro retribuite in occasione della nascita di un neonato o una neonata.

Nel nuovo regime sarà quindi riconosciuta come genitrice, al pari del marito della madre. Per gli altri fatti di giornata vi rimando alle notizie che seguono,

buona lettura.

Ignazio Cassis
Keystone / Julien De Rosa / Pool

Le trattative tra Svizzera e Unione Europea “non sono all’ordine del giorno per il momento”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri Ignazio Cassis in un’intervista alle testate del gruppo Tamedia, soffocando eventuali facili entusiasmi in merito al nuovo corso dei rapporti con i nostri vicini.

Berna, ha precisato il consigliere federale ticinese, deve definire un’agenda comune con l’UE nel quadro dei nuovi colloqui che ha lanciato la settimana scorsa a Bruxelles e l’oggetto dei nuovi negoziati sono “questioni altamente politiche e non discussioni di natura tecnica”.

Del resto durante l’incontro di lunedì scorso con il vicepresidente della Commissione UE Maros Sefcovic, Ignazio Cassis ha avuto modo di chiarire che il governo federale non ha mai avuto intenzione di riprendere le trattative subito dopo il fallimento dell’accordo quadro di maggio. Berna, ha osservato in proposito il responsabile del Dfae, non si farà mettere sotto pressione da Bruxelles.

C’è da dire in proposito però che il rappresentante UE aveva detto di attendersi dalla Confederazione proposte concrete sullo sviluppo delle relazioni bilaterali già al prossimo incontro con l’interlocutore elvetico che si terrà a metà gennaio in occasione del WEF di Davos.

dogana
Keystone / Karl Mathis

Via libera della Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio degli Stati (CET-S) alla ratifica dell’accordo fiscale con l’Italia sui frontalieri firmato lo scorso dicembre dai due Paesi.

La nuova intesa comporterà un aumento del carico fiscale per i nuovi frontalieri e la soppressione dal 2033 del versamento delle compensazioni finanziarie ai comuni italiani a ridosso del confine (ristorni) da parte dei Cantoni mentre per gli attuali lavoratori residenti oltre frontiera resterà il regime fiscale vigente.

In sostanza la Svizzera tratterrà l’80% dell’imposta alla fonte prelevata sul reddito dei pendolari stranieri (oggi l’aliquota è del 61,2%) che, a differenza di oggi, saranno tassati in via ordinaria anche in Italia (dedotto il credito d’imposta pagato alla Confederazione).

La commissione competente della Camera alta ha anche raccomandato l’adozione della mozione del deputato ticinese Marco Romano che chiede al Governo di chiarire i dubbi inerenti all’applicazione di alcuni articoli della convenzione per evitare la doppia imposizione con l’Italia. Il mese scorso il Consiglio federale avevavalutato positivamente lo stato dei rapporti politico-finanziari con Roma, pur riconoscendo le persistenti problematicità dell’accesso al mercato italiano da parte delle banche elvetiche e di una lista nera “minore” in cui figura ancora Berna.

passaporto
© Keystone / Christian Beutler

Un uomo di origine algerina perderà la nazionalità svizzera per non aver adempiuto al pagamento degli alimenti all’ex moglie per la loro figlia. Lo ha stabilito il Tribunale federale, confermando la precedente decisione della Segreteria di Stato della migrazione (SEM).

Dopo il divorzio dalla prima moglie, il ricorrente, che ha successivamente sposato una donna svizzera, aveva presentato nel 2017 una domanda di naturalizzazione agevolata nella quale dichiarava di non essere oggetto di alcun procedimento di esazione.

In seguito all’ottenimento della cittadinanza l’ex coniuge aveva informato la SEM del fatto che l’ex marito era oggetto di diversi procedimenti di esazione a Ginevra per non aver mai pagato gli alimenti spettanti alla figlia, per un importo di circa 40’000 franchi.

Una situazione che ha comportato il ritiro del passaporto poiché, osservano i giudici federali, la naturalizzazione agevolata richiede una reputazione finanziaria irreprensibile e può essere revocata, se ottenuta con false dichiarazioni o occultamento di fatti essenziali.

buochs
Keystone / Gian Ehrenzeller

È aumentato in un anno, ad ottobre, il numero di persone fermate che si trovano in Svizzera senza un regolare permesso. Una quota importante di queste, secondo quanto ha indicato l’Amministrazione federale delle dogane (AFD), sono immigrati afghani.

Secondo quanto rileva la Segreteria di Stato della migrazione (SEM), l’incremento della migrazione irregolare di afghani – soprattutto minorenni – non è però collegato direttamente alla conquista del potere da parte dei talebani, poiché la stragrande maggioranza di loro si trovava già da tempo in Europa e il fenomeno era stato osservato già a inizio luglio, vale a dire diverse settimane prima della caduta di Kabul.

Più in dettaglio, durante lo scorso mese sono state fermate 2’084 persone che sono arrivate illegalmente in Svizzera, di queste 643 sono entrate nella Svizzera orientale e sono di nazionalità afgana. In totale il numero di fermi è quasi il doppio di quello dell’ottobre 2020 (1’112) mentre in un mese l’aumento è stato di 412 unità (1’672 in settembre).

C’è anche da registrare un moderato aumento, sia su base mensile che annua, delle riammissioni degli stranieri irregolari da parte delle autorità straniere mentre i casi relativi alla sospetta attività di passatori sono calati rispetto agli stessi periodi di riferimento.

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