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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

a Bottinghofen, un paesino nel Canton Turgovia, si è materializzata ieri una scena che si vede assai di frequente nei cartoni animati per bambini, ai quali suscita parecchie risate. Ma la sfortunata protagonista del fatto, pur essendosela cavata solo con un grande spavento, non deve aver provato le stesse sensazioni.

La malcapitata, una conducente trentasettenne, è infatti rimasta bloccata con la sua auto sui binari di un passaggio a livello. Non riuscendo a far ripartite il motore la donna, uscita dall’abitacolo, non ha potuto far altro che assistere alla distruzione del suo veicolo da parte di un treno regionale. Ingenti i danni materiali ma per fortuna non vi sono state altre conseguenze.

Buona lettura.

fedpol
Keystone / Peter Schneider

In Svizzera le forze dell’ordine non sono sufficienti per combattere le mafie. L’allarme lo ha lanciato la direttrice dell’Ufficio federale di polizia (fedpol) Nicoletta della Valle.

In un’intervista pubblicata oggi, la responsabile del corpo federale afferma che mancano almeno 200 investigatori per cercare di scardinare la presenza discreta delle organizzazioni criminali, che si sta sempre più diffondendo nei gangli vitali della società.

E lo fa attraverso offerte a basso prezzo per progetti edilizi in cui vengono disattese le norme sul lavoro e sull’ambiente per motivi di costo. “La mafia toglie lavoro all’economia”, osserva la direttrice della fedpol. Da retrovia logistica per le cosche, insomma, la Confederazione si è trasformata in terreno fertile per redditizie operazioni economiche.

Per contrastare la penetrazione di queste organizzazioni Nicoletta della Valle, che pone più di un interrogativo sulle verifiche condotte dalle autorità sulle persone naturalizzate e sui permessi di soggiorno che rilasciati, chiede di migliorare la collaborazione con i Cantoni.

Non è mai stato così caldo, almeno da 1200 anni a questa parte e un ruolo decisivo lo hanno avuto le emissioni di gas a effetto serra. È quanto indica uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL) pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature.

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L’indagine si basa su un nuovo metodo che misura lo spessore delle pareti cellulari delle cellule negli anelli annuali degli alberi e che in tal modo fornisce informazioni estremamente precise sull’evoluzione delle temperature e del clima.

In sintesi, la ricerca sembra confutare una delle principali argomentazioni ripetute costantemente dai “negazionisti del clima”, vale a dire i valori relativamente elevati delle temperature durante il Medioevo. Dai dati forniti dal WSL risulta invece che in Svezia e Finlandia, i Paesi di provenienza degli alberi analizzati, l’”anomalia climatica” durante quel periodo storico, è stata più fredda di quanto si pensasse finora, almeno in Scandinavia.

Quindi l’attuale riscaldamento della Terra, conclude lo studio – che conferma i principali modelli climatici in circolazione – è verosimilmente a un livello superiore rispetto alla gamma di fluttuazioni naturali delle temperature degli ultimi 1200 anni

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Dieci cittadini e cittadine elvetiche sono riusciti a lasciare il Niger, in preda al caos dopo il colpo di Stato ordito dai militari la settimana scorsa.

Secondo quanto ha comunicato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), che sconsiglia soggiorni e viaggi nella zona, il gruppo di persone residenti nel Paese africano si è imbarcato su un volo organizzato dalle autorità francesi e diretto a Parigi.

In Niger attualmente si trovano ancora circa due dozzine di connazionali con le quali Berna resta in contatto: in proposito è sempre attiva una helpline del DFAE (numeri di telefono: +41 800 24 7 365 o 0 800 24 7 365).

Francia, Germania e Italia stanno organizzando le operazioni di rimpatrio dei loro cittadini e cittadine, cui potrebbero eventualmente aggregarsi, sotto la regia del dipartimento di Ignazio Cassis, anche le elvetiche e gli elvetici che volessero lasciare il Paese del Sahel.

Berset
© Keystone / Jean-christophe Bott

In Svizzera nessun altro settore della cultura ha conosciuto negli ultimi dieci anni cambiamenti radicali come quello cinematografico. Lo ha detto il presidente della Confederazione Alain Berset a Locarno.

Nella cittadina sul Lago Maggiore, dove è in corso il Festival internazionale del film, il ministro della cultura ha spiegato che i meccanismi di promozione sono stati adattati per rispondere alla rapida evoluzione delle condizioni quadro e garantire la competitività del cinema svizzero.

A questi scopi rispondono i tre interventi di Berna, citati da Alain Berset, nel quadro dell’attività di promozione che l’articolo costituzionale introdotto negli anni Cinquanta affida proprio alla Confederazione. Il primo passo è stata l’adozione di misure compensative in favore dei cineasti e delle cineaste in seguito all’esclusione della Svizzera dal programma europeo Media (dopo l’approvazione nel 2014 dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa).

Il secondo riguarda l’introduzione nel 2016 della promozione degli investimenti cinematografici in Svizzera (PICS), cui è seguita l’anno scorso l’approvazione della cosiddetta Lex Netflix che introduce quote riservate a produzioni nazionali anche nei servizi di streaming.


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