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Palma “ticinese”, un’invadente benvoluta

Palma
Nel Ticino centromeridionale, spesso basta essere proprietari di un giardino per essere anche proprietari di qualche palma di Fortune. tvsvizzera

La palma di Fortune, originaria dell'Asia e onnipresente nei giardini ticinesi, si diffonde sempre più anche nei boschi del cantone. Con quali conseguenze? Andiamo a conoscere più da vicino questa pianta che, nell'immaginario elvetico, è diventata uno dei simboli del Ticino, "il salotto soleggiato della Svizzera".  

“Addentriamoci nella giungla”, esclama Boris Pezzatti inerpicandosi su un ripido pendio. Per farsi largo tra la fitta vegetazione, il ricercatore dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL) Collegamento esternodeve usare le mani ed è spesso costretto ad acquattarsi e a cambiare direzione. Per procedere in linea retta neanche un machete sarebbe sufficiente.

“Fino a che non lo si vede, non ci si rende conto”, dice prendendo fiato e indicando attorno a sé. Le uniche piante presenti, in qualsiasi direzione si guardi, sono palme. “Non si direbbe che siamo in un bosco ticinese, vero?”.

Eppure, è così. Più precisamente ci troviamo a Caslano, sulle rive del lago Ceresio. In questa zona di bosco scoscesa, schiacciata tra le villette e le pendici di una parete rocciosa, sembra che le palme non abbiano lasciato scampo ai faggi, alle querce o agli altri alberi che ci si potrebbe aspettare di vedere in una foresta del cantone.

Scriviamo le palme, ma in effetti si tratta di una sola specie: la Trachycarpus fortunei, detta anche palma di Fortune, palma del Giappone o… palma ticinese.

Questa pianta originaria dell’Asia dalle grandi foglie a ventaglio e dal tronco ricoperto di filamenti è molto diffusa anche in Italia, ma per gli svizzeri, specialmente per chi vive a nord delle Alpi, è indissolubilmente legata al Ticino, il “salotto soleggiato della Svizzera”, meta idilliaca di vacanza.

Per farsi un’idea del peso che la Trachycarpus fortunei ha nell’immaginario elvetico basti pensare che nel libro “Lo chalet e altri miti svizzeri”(2010), dello scrittore Oliver Scharpf, “spunta” anche la palma ticinese, tra il capitolo dedicato al San Bernardo e quello su Heidi.

Palma in riva al lago
Essendo una sempreverde, la palma approfitta dei momenti in cui le piante più alte sono prive di foglie. Keystone / Karl Mathis

Un tocco esotico

Si suppone che questa specie di palma sia arrivata in Ticino nella seconda metà dell’XIX secolo. “C’è chi dice che sia stata la creatrice del giardino botanico delle isole di Brissago, la baronessa russa Antoinette de Saint Leger, la prima a portarla nel cantone. Ma non c’è certezza”, ci racconta Guido Maspoli, collaboratore scientifico dell’Ufficio della natura e del paesaggio ticineseCollegamento esterno.

Quello che è certo è che quel tocco esotico che conferisce è stato sfruttato fino in fondo, soprattutto durante il boom edilizio e turistico degli anni ’60 e ’70.

La palma è quasi imprescindibile sulle cartoline acquistabili nei chioschi ticinesi e basta fare un breve giro lungo le strade del cantone per vederne a centinaia nei giardini, in bella mostra davanti a case ville, ristoranti e alberghi.

Non solo riscaldamento climatico

La Trachycarpus fortunei, però, non è rimasta confinata nei giardini dei suoi estimatori. Con la complicità degli uccelli che si cibano dei suoi frutti, ha cominciato ad apparire anche davanti a casa di chi non aveva nessuna intenzione di farne crescere una e, conseguenza ancora più importante, ha colonizzato intere aree di bosco, come a Caslano, dove ci accompagna Boris Pezzatti.

“La sua espansione si inserisce in un contesto più generale di espansione dei sempreverdi riscontrato negli ultimi decenni”, spiega. Un fenomeno che riguarda anche i sempreverdi indigeni, come l’edera.

Sono piante che per espandersi approfittano delle finestre che si vengono a creare in primavera e in autunno, quando le temperature sono miti ma gli alberi più alti non hanno foglie. La luce raggiunge così anche le palme che si trovano nello strato arbustivo e che, con il loro apparato fogliare attivo, possono fare la fotosintesi.

Tuttavia, sottolinea Pezzatti, non è detto che la massiccia diffusione della palma di Fortune in Ticino sia direttamente legata al riscaldamento climatico. O per lo meno, non solo a quello.

A giocare un ruolo importante, ipotizza il ricercatore, c’è il cambiamento dell’uso del territorio che comprende, ad esempio, l’abbandono della gestione delle superfici ad uso agricolo.

“Anche con temperature meno elevate, la palma si sarebbe probabilmente diffusa naturalmente in Ticino. Oltretutto, resiste molto bene al freddo, anche a 15 gradi sotto lo zero”, aggiunge Pezzatti.

Più obiettività, meno emotività

La palma di Fortune è anche dannosa? Una domanda che non piace agli esperti. “Dire dannosa è una visione un po’ antropocentrica”, sottolinea Guido Maspoli.

“Quando si parla di neofite invasive, la gente è molto emotiva”, gli fa eco Pezzatti. “Spunta facilmente l’idea che si tratti di una pianta straniera che non dovrebbe essere qui e che andrebbe eradicata”. Non è il caso. Sono cambiamenti di portata globale di cui bisogna prendere atto. “Ci vuole più obiettività e meno emotività. Bisogna studiare il fenomeno e comprendere l’impatto che la diffusione di queste piante ha sui sistemi naturali e, a partire da dati oggettivi, prendere delle decisioni su e come (e se) intervenire”, precisa.

Studi in questo senso sono appunto in corso a Caslano, dove i ricercatori del WLS stanno tenendo sotto controllo e confrontando delle zone invase dalla palma con altre dove questa pianta è assente.

Che conseguenze ha sulla biodiversità vegetale e animale? La palma riduce la capacità protettiva del bosco contro gli smottamenti e la caduta di massi? Cosa succede in caso di incendi? Sono alcune delle domande che i ricercatori, in collaborazione con il cantone, si stanno ponendo e alle quali sanno già in parte rispondere, come spiegato in questo video.

In ogni caso, le autorità non stanno con le mani in mano di fronte alla diffusione della palma.

A Locarno, per esempio, vengono tagliate le infiorescenze a grappolo che compaiono annualmente. Una pratica che evita la fruttificazione ed è raccomandata dal cantone anche a tutti i proprietari di una palma. Interventi puntuali di eradicazione vengono effettuati nei biotopi protetti, come il bosco golenale di Sementina.

Pensare di farla sparire dall’intero territorio, non è un’ipotesi neanche lontanamente considerata. Amata da molti, ormai onnipresente, a suo agio nel clima del cantone, la palma di Fortune è arrivata in Ticino per restare. Fa parte ormai del DNA ticinese come l’apprezzatissimo castagno che, è bene ricordarlo, è anche lui “straniero”. A portarlo in Svizzera sono stati infatti i romani.

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