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Siria, accuse incrociate ai colloqui di pace

Si chiude in un’atmosfera tesa il primo giorno di colloqui di pace sulla Siria, lunedì ad Astana in Kazakistan. I negoziatori del governo siriano e i rappresentanti dei gruppi ribelli armati si sono scambiati accuse reciproche, e un accordo su un cessate-il-fuoco prolungato sembra sempre più lontano.

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Il primo scontro tra le delegazioni è stato sull’accordo del 30 dicembre scorso: le due parti si sono accusate a vicenda delle ripetute violazioni della tregua, che dovrebbe essere la base di questi colloqui.

“Noi siamo qui per consolidare la tregua”, dichiara l’ambasciatore siriano all’Onu Bashar Ja’Afari, “ma la delegazione dei gruppi terroristi armati vuole dare una sua interpretazione di quel trattato. Prima di sentire i loro discorsi credevamo di poter lavorare con loro, ci era stato garantito che si sarebbero comportati bene e invece si sono dimostrati degli irresponsabili.”

“Siamo stanchi di vedere il regime violare il cessate il fuoco, compiere nuovi massacri e commettere altri crimini”, contesta il delegato dell’Esercito libero siriano Issam Al-Rais. “Gli uomini del governo vogliono che queste discussioni falliscano, perché se davvero cesseranno le ostilità sul campo, allora sarà pronto il terreno per una transizione politica e Assad sa che a quel punto lui dovrà abbandonare il potere.”

Alle tematiche politiche dovrebbero essere dedicati i colloqui previsti a Ginevra l’8 febbraio, mentre ad Astana si punta ad allestire un accordo per una tregua. I patrocinatori dei colloqui sperano ancora che sia possibile, ma la situazione rimane molto tesa.

La delegazione di Damasco chiede a quella dei ribelli di rompere con al-Qaeda. Questi, a loro volta, minacciano di riprendere le ostilità se non si arriverà ad una vera tregua.

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