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Christoph Blocher lascia la politica attiva

Christoph Blocher seduto su un divano in una foto di una decina di anni fa quando era ancora un politico molto influente.
Christoph Blocher in una foto di una decina di anni fa quando era ancora un politico molto influente. Keystone / Ennio Leanza

Christoph Blocher, il milionario che ha cambiato il modo di far politica in Svizzera, lascia la politica di partito, smettendo di partecipare ai lavori dell'UDC, il partito che ha preso in mano trasformandolo e portandolo a diventare il partito di maggioranza relativa.

Il leader carismatico dell’UDC Christoph Blocher ha compiuto 80 anni. L’ex consigliere federale, ma prima ancora industriale di successo, ha affermato in un video pubblicato su Twitter di non avere più le forze.

“Le mie forze e la mia memoria diminuiscono”, ha riconosciuto in particolare colui che più di tutti ha condizionato la politica della Confederazione negli ultimi decenni, anche al di fuori del quadriennio trascorso in Governo.

Ritiro completo dalla politica? Non ancora

Un tweet della televisione svizzera di lingua tedesca dava per certo che Christoph Blocher era pronto a lasciare la politica. L’interessato si era affrettato a una parziale smentita: è un “falso allarme”, aveva dichiarato, precisando però di essere ormai solo “un membro ordinario dell’UDC”, dopo aver lasciato nel 2018 il comitato direttivo e la vicepresidenza.

Sta calando però anche la sua influenza, secondo il politologo Claude Longchamp. Teleblocher, la settimanale intervista che il politico zurighese concede, conta orma 684 puntate, la prima delle quali diffusa nel 2007 quando ancora era in Consiglio federale. Due settimane fa vi ha commentato la sconfitta subita alle urne dall’iniziativa per la limitazione dell’immigrazione. “Non è stata una bella domenica, ci saranno conseguenze per la Svizzera”, diceva, ma Longchamp vi legge soprattutto le conseguenze per Blocher stesso e per i democentristi.

Il 38% di “sì” per un testo che di fatto “arriva dalla sua cucina” è un tracollo che segna il declino personale del politico che quasi da solo ha fatto diventare grande l’UDC, da quarto a primo partito svizzero, ma che ora rischia di danneggiarlo anche con i suoi errori tattici, come la richiesta di farsi versare gli arretrati della pensione di ministro alla quale aveva detto di rinunciare.

Un leader in un mondo diverso, cambiato

Stando a Longchamp da un lato c’è l’età che avanza, ma è cambiata anche la Svizzera: Blocher per primo aveva riconosciuto le conseguenze su sovranità e migrazione della politica europea e su questo ha costruito il successo personale e del partito. Oggi i tempi sono cambiati e “un’opposizione radicale all’UE non fa più la stessa presa, il tema non è più centrale”.

L’apice della sua influenza si è esteso dal 2003 al 2015, mentre oggi si sentono critiche nei suoi confronti anche all’interno del partito, prima inimmaginabili. Blocher, eletto una prima volta nel 1979, era stato deputato a Berna fino al 2014. Oltre a intervenire sempre meno nelle questioni di partito, si è defilato anche dall’azienda di famiglia, la Ems-Chemie, ora detenuta dalle figlie.

Il servizio del telegiornale:

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tvsvizzera.it/fra con RSI

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