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Assolti due dirigenti del Consiglio centrale islamico

Tre uomini, di cui due in abbigliamento arabo con copricapo e barba lunga, circondati da cineteleoperatori e bambini
Da destra a sinistra Nicolas Blancho, presidente, Qaasim Illi, portavoce, e Naim Cherni, produttore di contenuti culturali, del Consiglio centrale islamico della Svizzera. Keystone

Il processo nei confronti di tre membri della direzione del Consiglio centrale islamico della Svizzera, celebrato al Tribunale penale federale (Tpf), si è concluso con una condanna sospesa e due assoluzioni.

La Corte ha giudicato Naim Cherni, produttore di due film controversi, colpevole di propaganda a favore di al-Qaeda e organizzazioni associate, condannandolo a 20 mesi di detenzione con la condizionale.

Agli altri due imputati Qaasim Illi e Nicolas Blancho, responsabile comunicazione e presidente del Ccis, il Ministero pubblicoCollegamento esterno della Confederazione (Mpc) aveva rimproverato l’approvazione e la promozione di tali video. Sono però stati assolti poiché l’accusa non è riuscita a dimostrare i fatti.

Un interlocutore amico

Per la presidente del TpfCollegamento esterno, non vi sono dubbi che l’intervista filmata al leader religioso Abdallah al-Muhaysini (il principale dei due video) costituisca propaganda e violi la legge federaleCollegamento esterno che vieta le organizzazioni terroristiche al-Qaida, Isis e associate.

Naim Cherni, constata la Corte, non si distanzia dalle affermazioni del suo interlocutore (che è il leader dell’organizzazione Jaysh al-Fath, cui è affiliata al-Nusra, succursale siriana di al-Qaeda). Anzi, lo considera un amico e ne apprezza l’influenza.

Nulla a che vedere -ma questo punto non è stato evocato nelle motivazioni della sentenza- con un lavoro giornalistico. In tal caso, sarebbe entrata in gioco la libertà di stampa.

Mpc soddisfatto

La procura federale attende di esaminare le motivazioni scritte, per valutare la rilevanza della sentenza nella lotta al terrorismo. Intanto, si dice soddisfatta che i film siano stati considerati propaganda.

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L’imputato condannato, sentito da Keystone-ats, deplora che il Tpf non abbia considerato lo scopo del filmato che era, sostiene, rivolgersi ai giovani per metterli in guardia da simpatie per l’Isis.

Cherni, 26enne tedesco residente a Berna, secondo i servizi segreti elvetici “da anni contribuisce a radicalizzare giovani musulmani in Svizzera e mobilitarli per la lotta jihadista”.

“Un processo politico”

Il Ministero pubblico aveva chiesto per gli imputati -tutti membri della direzione del Consiglio centrale islamico della Svizzera (CciS)- una pena di due anni di carcere, sospesi per un periodo di prova di cinque anni.

I tre, che descrivono l’intervistato al-Muhaysini come un “costruttore di ponti” tra vari gruppi ribelli e strenuo oppositore dell’Isis, hanno denunciato un processo politico.

Il legale di Cherni ha ammesso che la videointervista rientrasse nella categoria del “giornalismo compiacente” e fosse di scarsa qualità, ma ha cercato di far valere per il suo assistito il diritto fondamentale alla libertà di opinione e informazione.

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