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Coffice, il bar dove il conto si fa col tempo

Anziché le consumazioni si paga una tariffa oraria che include Internet, caffetteria e buffet; la formula si fa strada in diverse città europee

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Sedersi al tavolino di un bar per sfruttarne il Wi-Fi, senza sentirsi osservati se si prende soltanto un caffè. Ora si può. Come in questo locale di Milano [cfr. video], all’incrocio tra Porta Romana e viale Caldara, dove anziché le consumazioni si paga il tempo trascorso. La tariffa comprende connessione Internet a banda larga, caffetteria, e un piccolo buffet. Una soluzione per studenti e lavoratori indipendenti.

“Avevamo cercato un posto più vicino alle Università”, spiega la contitolare di Coffice, Irene Maestri, “ma poi ci siamo resi conto che i nostri frequentatori abituali sarebbero stati piuttosto i lavoratori freelance.”

Freelance che spesso non hanno un ufficio, per scelta o perché costa. È vero che nelle città esistono molti spazi di lavoro condivisi –i cosiddetti co-working- ma un semplice caffè è più flessibile –si entra e si esce liberamente- e permette di restare in contatto con un normale via-vai di gente.

“Da noi vengono giornalisti freelance, tanti blogger, ma anche persone come mediatori immobiliari che non hanno un posto dove incontrare i clienti, oppure altri che devono portare avanti un progetto in gruppo”.

Irene e suo marito erano istruttori di sci. Dopo aver visto a Parigi un locale simile a Coffice -ne esistono anche a Roma, Londra, in altre capitali europee e soprattutto in Russia– hanno deciso di cambiare vita.

Adattare l’idea a Milano vuol dire anche e soprattutto scegliere le attività extra, che consentono di far conoscere il locale e far quadrare i conti: i soli clienti da 4 euro la prima ora, 3 le successive (14 la giornata) non basterebbero.

“Oltre al ‘fattore Coffice’ lavoriamo tanto con gli eventi: compleanni, feste, presentazioni di libri. L’anno scorso abbiamo proposto ‘L’aperitivo con l’arte‘, nel quale un docente presentava le mostre in corso a Milano”.

Da un punto di vista burocratico, assicura Irene, nessun problema: “È servito giusto capire quali aliquote IVA andavano applicate. Per il resto, noi non facciamo altro che vendere un servizio”.

Tra i servizi non inclusi nel forfait ci sono le stampe e la ristorazione vera e propria –panini, insalate e piatti caldi. Per chi invece vuole solo passare il tempo o incontrare amici, al bar si trovano libri, riviste e qualche gioco di società.

All’entrata nel locale si riceve una tessera, che però non è nominale e né vincolante: è solo una piccola clessidra digitale che servirà al momento del conto.

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