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Conti cifrati e altri (falsi) miti svizzeri

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Tra rischio di povertà e allarmi canicola, ecco la verità sull'orologio a cucù e sul barilotto del cane San Bernardo; con un tocco di groviera, parlando un po' di svizzero.

Conti cifrati

I conti cifrati come descritti nei libri e nei film, nei quali è impossibile risalire al titolare, in Svizzera non esistono: la legislazione obbliga le banche a identificare i propri clienti e determinare il reale beneficiario dei fondi.

Di fronte a transazioni inusuali, peraltro, l’istituto deve chiarire le circostanze economiche e lo scopo della transazione, così come è tenuto a segnalare alle autorità i sospetti di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo e di altre attività criminali, nonché a sciogliere il segreto bancario in caso di inchieste e azioni penali.

Un conto cifrato, in questo senso, non permette di aggirare l’obbligo di diligenza delle banche1 né l’intervento delle autorità giudiziarie: serve soltanto a restringere la cerchia di persone che, all’interno dell’istituto, conoscono le generalità del titolare del conto. Gli altri impiegati vedono un numero o un nome di fantasia.
 

1 http://www.swissbanking.org/it/20080410-vsb-cwe.pdf – http://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/19970427/index.html

Il PIL svizzero si regge sulle banche

In una recente intervista, abbiamo chiesto a Giancarlo Kessler -ambasciatore di Svizzera in Italia, Malta e San Marino- quali sono i luoghi comuni da sfatare, sul nostro Paese. Ci ha parlato anche di quanto incida il settore finanziario sul Prodotto interno lordo.
 

L’orologio a cucù

“In Italia, per trent’anni, sotto i Borgia ci furono guerre, terrore, omicidi e carneficine ma ne vennero fuori Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera, hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di democrazia e pace, e cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù.”

La battuta è di Orson Welles, brillante e prolifico attore, sceneggiatore e regista statunitense. La pronuncia nel film ‘Il terzo uomo’, Palma d’oro a Cannes nel 1949. È talmente memorabile che Welles, talvolta, è accreditato anche come sceneggiatore della pellicola per quanto vi abbia aggiunto quella sola battuta: il resto è frutto del soggetto e dei dialoghi del britannico Graham Greene.

Welles non ha del tutto torto: gli svizzeri di orologi a cucù ne hanno prodotti, e molti. Però non li hanno inventati, come -volontariamente o no- lascia intendere. L’orologio a pendolo con la caratteristica finestrella e il cuculo è un’invenzione tedesca: nasce nel Settecento nella Foresta nera.

Forse anche i connazionali di Welles, i maggiori acquirenti di cucù, sanno ormai che non è svizzero. Ma, come scrive Oliver Scharpf nel suo “Lo chalet e altri miti svizzeri” (Capelli editore), per gli americani continua a costituire un perfetto souvenir del nostro Paese, poiché racchiude alcuni simboli: gli orologi, lo chalet, e “la specialità tipica svizzera della miniaturizzazione, quella del meccanismo di un orologio da polso, ma anche”, prosegue Scharpf, “la Svizzera stessa messa in scena a Melide con la Swissminiatur”.
 

In Svizzera “stanno tutti bene”

Nel 2013, la Svizzera era tra i Paesi con il più alto tenore di vita del Vecchio Continente, insieme a Norvegia e Lussemburgo. La disparità tra alti e bassi redditi, inoltre, è meno marcata rispetto alla media europea.

Dall’indagine condotta dall’Ufficio federale di statistica, però, si evince anche che il 13,3% dei residenti è esposto al rischio di povertà, con maggior incidenza tra i membri di famiglie monoparentali (29,8%), persone senza titoli di studio (24,1%) e stranieri di origine extraeuropea (24,7%).

Quasi due svizzeri su dieci (19,3%) vivono in un’economia domestica che non ha i mezzi per far fronte a una spesa imprevista2, l’8,8% non può permettersi una settimana di vacanza all’anno lontano dal proprio domicilio, il 3,3% non può riscaldare sufficientemente il domicilio e l’1,6% può offrirsi un pasto completo3 ogni due giorni.

È vero, in Italia alcuni dati sono più alti: niente vacanze per 5 su 10, la spesa imprevista è un problema per il 40,4%, il riscaldamento per il 19,1%. Su altre cose si sta meglio in Italia e peggio in Europa (rinuncia a possedere un’automobile per motivi economici: Italia 1,9%, Svizzera 3,9%, Europa 8,6%). Ma, in definita, neppure in Svizzera “stanno tutti bene”.

Nel video, i commenti dell’economista Christian Marazzi ai risultati di un sondaggio pubblicato dall’Istituto europeo di recupero crediti Intrum Iustitia.
 

2 superiore a 2500 franchi
3 a base di carne o pesce (o euivalente vegetariano)

Il barilotto del San Bernardo

La razza è certamente svizzera: sono quasi quattrocento anni, che i Canonici Regolari dell’Ospizio del valico alpino del Gran San Bernardo allevano questi cani miti e pazienti. Accompagnavano i monaci in tutte le attività e furono addestrati al soccorso nella neve. Ma che portassero al collo un barilotto, ai Padri non risulta.

“Il barilotto”, spiega Oliver Scharpf (op. cit.), “appare per la prima volta in un dipinto di Sir Edwin Henry Landseer (1802-1873)” del 1820, nel quale due esemplari accorrono in aiuto di un viaggiatore. Non si sa perché Landseer mise al collo di uno dei San Bernardo un “ipotetico brandy per rincuorare sventurati infreddoliti”, ma quell’immagine si moltiplicò con le cartoline e contribuì a renderli famosi in tutto il mondo.

Tanto che il barilotto fu messo anche al collo di Barry, l’eroico e valoroso San Bernardo che salvò da solo 40 vite, impagliato e protagonista di un’esposizione permanente2 al Museo di storia naturale di Berna.
 

2 http://www.barry.museum/index_it.html

Il groviera

La parola groviera è un adattamento in italiano dello svizzero ‘Gruyère’. “Che però è un altro tipo di formaggio” (Garzanti).

Infatti. In italiano, per groviera, si intende un formaggio tipo l’Emmentaler, a pasta semidura e, soprattutto, con i buchi. Mentre il Gruyère i buchi non ce li ha.

Da ‘Piattoforte’ dell’11 gennaio 2012, vi proponiamo una cartolina dal villaggio medievale di Gruyères. La località del canton Friborgo è conosciuta anche per il suo castello, che ospita il museo di HR Giger, il creatore di ‘Alien’. Il servizio parte proprio da qui, ma –attraverso le meringhe con doppia panna servite al bar del museo- approda al latte e al noto formaggio.
 

Ma tu lo parli lo svizzero?

Il nostro Paese, è vero, non ha una lingua unitaria. Gli idiomi ufficiali sono tedesco, francese, italiano e romancio. Ma ‘lo svizzero’, in un certo senso, esiste.

Nei cantoni di lingua francese e italiana, si usano parole ed espressioni che in Francia e in Italia sono impiegate con altra accezione o in altro modo, o addirittura non figurano nel vocabolario. È il caso, in italiano, di ‘buralista’ (gestore di ufficio postale, elvetismo puro), di ‘azione’ (che nei supermercati svizzeri indica un’offerta speciale, quindi ha un’accezione in più) e della locuzione ‘come una lettera alla Posta’ (che in Svizzera si usa per qualcosa che fila liscio, ma altrove potrebbe assumere significato contrario). Sono solo tre esempi; su Internet si trovano nutriti repertori.

Nei cantoni di lingua tedesca, invece, in famiglia e nella vita di tutti i giorni si parla lo schwytzerdütsch, lo svizzero tedesco. Lingua o dialetto che lo si voglia considerare (appartiene a una famiglia di idiomi parlati anche in Austria e nel sud della Germania), nemmeno lo Schwytzerdütsch è unitario. Tra un bancario di Zurigo e un casaro dell’alto Vallese, anzi, c’è un abisso. Però si capiscono, per questo si dice ‘svizzero tedesco’, al singolare. Perché le varianti regionali sono tante, ma mutualmente comprensibili.

Chi fatica a capire, piuttosto, sono i ticinesi e gli svizzero-francesi. A scuola studiano il tedesco standard (‘Hochdeutsch’), quello impiegato nei documenti ufficiali, sui giornali, nella segnaletica, sulle etichette dei prodotti alimentari, nelle conversazioni formali e così via. Ma quando arrivano in Svizzera tedesca, se vogliono integrarsi, devono ‘declinare’ il tedesco in schwytzerdütsch.
 

Gli svizzeri sono precisi e puntuali, ma poco brillanti o creativi

Difficile ribattere in modo oggettivo, serio. Se state al gioco, possiamo ricordare che sono/erano svizzeri:

l’architetto Francesco Borromini, il matematico e fisico Eulero, il filosofo e scrittore Jean-Jacques Rousseau, il fondatore della Croce rossa Henry Dunant, lo psicanalista Carl Gustav Jung, l’architetto e designer Le Corbusier, il pilota Louis Chevrolet, il pittore Paul Klee, il chimico Albert Hofmann, lo scultore Alberto Giacometti, il regista Jean-Luc Godard, l’attore Bruno Ganz, il premio Oscar agli effetti speciali Hans Ruedi Giger.

Due premi Nobel, il fisico Albert Einstein e lo scrittore Hermann Hesse, erano tedeschi di nascita ma è in Svizzera –paese del quale acquisirono la nazionalità- che vivevano e lavoravano al momento della premiazione. Senza di loro, la Svizzera ne conta comunque 24 ed è tra i Paesi al mondo con più Nobel in rapporto alla popolazione o al numero di connazionali.

La Svizzera è fredda

Certo un inverno svizzero, specie a nord delle Alpi, è più rigido di un inverno del centro o sud Italia. È questione di latitudine. E di stagione. Per il resto, in Svizzera ci sono 15 mila ettari di vigneti, vi si coltiva il kiwi e si trova persino qualche uliveto.

D’estate, in molte regioni del paese si registrano temperature superiori ai 30 gradi e non mancano gli allarmi canicola. Nel servizio, le eloquenti immagini di un bagno nel fiume Aar, a Berna, all’ombra di Palazzo federale.
 

In Svizzera, è impossibile ottenere un permesso di soggiorno

Quel che non è facile, è ottenere la residenza in qualità di ‘facoltoso che non esercita in Svizzera attività lucrativa’ (queste persone sono tassate in base allo standard di vita e non ai redditi). Bisogna essere, appunto, facoltosi.

Per il resto, la popolazione svizzera è per quasi un quarto straniera, ed è in vigore un accordo di libera circolazione delle persone con l’Unione europea. Entro il 2017, è verosimile che saranno reintrodotti dei tetti massimi alla manodopera straniera, ma questo non significa comunque che sia impossibile lavorare e vivere nel nostro Paese.

Sul tipo di permessi e su come si ottengono, rimandiamo all’approfondimento:

Come ottenere un permesso in Svizzera

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