Terrorismo, naturalizzazione bloccata all'imam di Lugano
Un’informativa dei servizi dell’intelligence svizzera ha bloccato la richiesta di naturalizzazione dell’imam di Lugano Samir Radouan Gelassi depositata nel 2014.
Il religioso, che domenica ha convocato i media per denunciare il suo caso - e che non risulta formalmente indagato dalla procura - avrebbe intrattenuto contatti, secondo i servizi di informazione, con personaggi in odore di radicalizzazione.
Sulla base di queste indicazioni la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha fornito l’anno scorso parere negativo alla richiesta di cittadinanza elvetica dell’imam, che secondo quanto scrive l’autorità federale “costituisce un pericolo per la sicurezza interna ed esterna della Svizzera” per il suo presunto coinvolgimento “in attività di terrorismo islamico”.
Contro questa decisione l’imam ha immediatamente ricorso, sporgendo anche denuncia penale per calunnia, ingiuria e abuso di autorità. Opposizioni che però per il momento non hanno sortito effetti apprezzabili per il ricorrente. La procura cantonale ha infatti decretato il non luogo a procedere per la denuncia mentre i ricorsi sono stati affossati dal Tribunale penale federale.
Da parte sua l’imam ha sempre negato di aver intrattenuto rapporti con esponenti islamici passati per la moschea di Viganello e finiti in movimenti jihadisti internazionali. In un caso Samir Radouan Gelassi ha voluto sottolineare di essersi addirittura attivato, su sollecitazione del padre, per denunciare un fedele intenzionato a raggiungere i combattenti dell’Isis in Siria.
Nel servizio del Quotidiano l'intervista all'imam di Lugano.
Per questi motivi l’imam è intenzionato a insistere nella procedura di naturalizzazione, almeno finché non si saranno esaurite tutte le possibilità ricorsuali.
Nella scheda del TG, i presunti jihadisti che ruotavano attorno alla moschea luganese:
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