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Morte di un giovane e accuse di razzismo: la polizia di Losanna nella tempesta

persone davanti a un rogo su una strada
A fare scoppiare le proteste è stata la morte di un ragazzo che fuggiva dalla polizia su uno scooter rubato. Keystone / Jean-Christophe Bott

Non si placano le proteste a Losanna dopo la morte di un adolescente in fuga dalla polizia su uno scooter. È solo l’ultimo di una serie di casi che hanno attizzato le critiche nei confronti delle forze dell’ordine.

Barricate, container e cestini della spazzatura dati alle fiamme, fuochi d’artificio lanciati contro gli agenti, un autobus gravemente danneggiato: le immagini provenienti in questi giorni dal quartiere di Prélaz di Losanna ricordano quelle di rivolte scoppiate in alcune banlieues francesi. 

Dopo i primi disordini avvenuti domenica, le violenze sono proseguite anche nella notte tra lunedì e martedì. Tra le 150 e le 200 persone, alcune delle quali incappucciate, hanno affrontato gli agenti, che hanno fatto uso di granate lacrimogene e di un camion-idrante. La situazione è ritornata alla normalità poco dopo la mezzanotte. Sette persone sono state arrestate. Stando a quanto comunicato dalla polizia, non si registrano feriti né tra le forze dell’ordine né tra i manifestanti. 

>>> Il servizio sui disordini del TG:

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A innescare la miccia delle rivolte è stata la morte di un giovane di 17 anni, avvenuta nella notte tra sabato e domenica nello stesso quartiere di Prélaz. Alla vista di una pattuglia di polizia, l’adolescente, che si trovava su uno scooter, è fuggito a gran velocità. All’altezza dell’Avenue William-de-Charrière-de-Sévery, sulla quale stava circolando in senso contrario, il giovane ha perso il controllo dello scooter e si è schiantato contro il muro di un garage. Gli agenti, che lo seguivano con le luci blu accese a una distanza di oltre 100 metri, hanno effettuato senza successo un massaggio cardiaco, secondo quanto indicato dalla polizia. Il Ministero pubblico cantonale ha aperto un’inchiesta per determinare le circostanze esatte dell’incidente. 

Questa disgrazia ricorda quella avvenuta nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio scorso su un’altra strada di Losanna. Quella sera, fu un’adolescente di 14 anni a perdere la vita alla guida di un motociclo, mentre cercava anch’essa di sfuggire a un controllo di polizia. 

Quanto sta avvenendo è sintomo di un profondo malessere e di un fossato che si è progressivamente allargato tra certe frange della popolazione e le forze dell’ordine.  

graffiti su un muro
“La polizia uccide”, recita il graffito. Keystone / Laurent Gillieron

Diversi casi problematici 

Negli ultimi anni, la polizia vodese è spesso finita al centro delle critiche per presunti comportamenti razzisti.  

Ad esempio, proprio lunedì è stato presentato un nuovo rapporto sulla morte di un 37enne zurighese di colore, ucciso da un agente nell’agosto del 2021 alla stazione di Morges. Secondo lo studio redatto dall’agenzia di ricerca e investigazione Border Forensic, in collaborazione con una commissione indipendenteCollegamento esterno costituta per indagare sulle circostanze di quanto avvenuto, l’uomo non stava attaccando le forze dell’ordine, come affermavano i poliziotti, ma stava fuggendo. 

Il rapporto conclude che è “altamente probabile” che il razzismo, la mascolinità e i processi di alterizzazione (ossia l’azione di definire un individuo o un gruppo come radicalmente diverso da sé, ndr) abbiano influenzato la morte dell’uomo. “Sebbene non fosse minaccioso, è stato percepito come una minaccia” e, nonostante fosse ferito, ha dovuto affrontare “un profondo disprezzo”. 

Il caso Nzoy – così si chiamava la vittima – era stato archiviato alla fine di novembre 2024, poiché il ministero pubblico aveva ritenuto che il poliziotto autore del colpo mortale avesse agito per legittima difesa. Su richiesta dell’avvocato della famiglia della vittima, il Tribunale cantonale vodese ha tuttavia deciso lo scorso maggio di riaprire l’indagine. 

persone brandisce una foto
Dei manifestanti chiedono giustizia per Nzoy, ucciso alla stazione di Morges durante un controllo di polizia. Keystone / Pierre Albouy

Quello di Nzoy non è l’unico caso legato a interventi delle forze dell’ordine nel Cantone. Il 25 marzo scorso, un nigeriano di 39 anni è morto nei locali della polizia municipale di Losanna, mentre nel febbraio 2018 un altro nigeriano era deceduto per un arresto cardiaco poco dopo essere stato arrestato. 

Chat “scioccanti” 

Sempre lunedì, le autorità municipali di Losanna hanno sospeso quattro poliziotti dopo essere venute a conoscenza di messaggi e foto di natura razzista, antisemita, sessista o discriminatoria, scambiati tra poliziotti o ex poliziotti in due gruppi WhatsApp, che comprendevano rispettivamente 6 e 48 membri, su un corpo che conta complessivamente 501 agenti. 

“La Municipalità è profondamente colpita e indignata da questi messaggi, che danneggiano la credibilità della polizia nel suo insieme, nonché il necessario rapporto di fiducia tra la popolazione e le forze dell’ordine, rapporto che deve potersi basare sulla certezza che l’autorità tratti ogni persona in modo imparziale e rispetti i diritti umani”, si legge nel comunicato del Municipio. 

>> Il servizio del TG sulle chat a sfondo razzista e le considerazioni del sociologo Sandro Cattacin:

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Presentatisi davanti alla stampa, i membri dell’Esecutivo losannese hanno mostrato alcuni dei messaggi scambiati in queste chat. Tra “battute” razziste e sessiste, affermazioni omofobe, apologia del nazismo o del Ku Klux Klan e altre prese in giro nei confronti delle persone con disabilità, queste immagini hanno provocato “spavento e shock”, ha affermato Pierre-Antoine Hildbrand, l’assessore municipale responsabile della polizia. Il sindaco Grégoire Junod ha dal canto suo denunciato “un razzismo e delle discriminazioni sistemiche” in seno alla polizia losannese. 

“In quarant’anni di carriera, ho visto molte cose che mi hanno profondamente segnato, ma questa volta sono particolarmente scioccato”, ha confidato al giornale Le Temps il comandante della polizia municipale Olivier Botteron. 

L’Associazione dei funzionari di polizia di Losanna ha da parte sua reagito puntando il dito contro una cronica carenza di personale, una mancanza di sostegno psicologico e un’enorme pressione legata alla mediatizzazione e alla politicizzazione del lavoro degli agenti. 

+ Profilazione, discriminazione: anche in Svizzera esiste il razzismo strutturale

La polizia “crede di appartenere solo a sé stessa” 

Intervistato dalla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS, Frédéric Maillard, analista delle organizzazioni di polizia, non si è detto sorpreso da quanto emerso lunedì. “Dal 2005 denuncio gli abusi e il razzismo all’interno di questa polizia. Ma ci mancavano le prove”, ha affermato. 

L’esperto, che dal 2021 funge da consulente per accompagnare la trasformazione della gestione della polizia di Losanna, identifica quattro cause principali delle recenti derive osservate all’interno del corpo. La polizia crede di appartenere solo a sé stessa, dimenticando di appartenere a tutta la popolazione. “Deve quindi aprirsi alla multidisciplinarità”, afferma. Molti agenti si credono inoltre intoccabili. Maillard è critico anche verso la struttura gerarchica, eccessiva e umiliante. “Soffoca le capacità investigative e la libertà di manovra”, spiega. Non da ultimo, la formazione è troppo breve: “Due anni, di cui solo uno sul campo, non sono sufficienti per una professione così complessa”.  

A tutto ciò si aggiunge, secondo Maillard, “un effetto di gruppo” che talvolta spinge i giovani poliziotti a riprodurre le pratiche dei loro predecessori per integrarsi. “Quando il riferimento è l’intervento e non la prevenzione, il servizio e la protezione dei più deboli – sottolinea – si assiste effettivamente a questa tendenza virile e competitiva a misurarsi con gli altri che è dannosa allo stato attuale”. 

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