Le giovani e soprattutto i giovani svizzeri un po’ più “mammoni”

Rispetto alla generazione 1968-1987, le persone nate tra il 1998 e il 2007 lasciano il domicilio famigliare quasi due anni più tardi. Se confrontato con quanto avviene nella maggior parte dei Paesi europei, la gioventù svizzera vive comunque meno a lungo assieme ai propri genitori.
La metà delle persone nate tra il 1998 e il 2007 lascia il domicilio famigliare all’età di 23,7 anni. La generazione precedente, invece, se ne andava da casa un po’ prima, all’età media di 21,9 anni, stando all’analisiCollegamento esterno pubblicata lunedì dall’Ufficio federale di statistica (UST).
Nel dettaglio, circa due giovani su dieci (19,1%) della classe 1988-2007 spiccano il volo a vent’anni; la proporzione è del 62% per chi ha 25 anni e di oltre il 90% per chi ne ha 30. In altre parole, solo una persona di 30 anni su dieci abita ancora coi genitori.
Come si può vedere da questo grafico, la differenza più marcata con la generazione precedente riguarda i ventenni.
Pur vivendo coi loro genitori più a lungo rispetto alla generazione precedente, la gioventù in Svizzera lascia comunque casa relativamente presto rispetto ai loro coetanei nella maggior parte dei Paesi europei.
La media nell’UE è di 26,2 anni. Solo nei Paesi dell’Europa del Nord l’età media alla quale si lascia il domicilio famigliare è più bassa rispetto in Svizzera. In fondo alla ‘classifica’ figura la Finlandia, con 21,4 anni. Nell’Europea meridionale il dato è spesso superiore ai 30 anni: in Croazia, la metà dei giovani vive coi genitori fino a 31,3 anni, e in Spagna, Grecia e Italia il dato è appena leggermente inferiore.
Una tendenza generale
Le giovani generazioni svizzere sarebbero diventate un po’ più “mammone”? L’evoluzione non sorprende Erich Widmer, sociologo all’Università di Ginevra, intervistato dalla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTSCollegamento esterno: “È una tendenza generale, che si ritrova nella maggior parte dei Paesi europei, soprattutto al sud”, spiega.
Tuttavia, questa permanenza prolungata nella casa dei genitori non va interpretata come un minore desiderio di autonomia, né come un timore di distaccarsi dal guscio familiare. Secondo Widmer, è da collegare soprattutto alle maggiori difficoltà nella transizione verso l’età adulta, ad esempio con studi più lunghi e problemi nel trovare un primo impiego, in particolare uno stabile. “Sono tutte difficoltà che si accumulano e che rendono questa generazione più dipendente rispetto a quella che l’ha preceduta”, afferma il sociologo.
“Sempre più spesso i giovani entrano nel mercato del lavoro con contratti a tempo determinato e ciò cozza con la possibilità di sviluppare dei progetti di dipendenza”, rileva da parte sua ai microfoni della RSI Ornella Larenza, ricercatrice presso il centro competenze lavoro, welfare e società della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.
Ma vi sono anche molti altri fattori che entrano in gioco, ad esempio il mutamento di norme sociali avvenuto in questi ultimi decenni. “Le prime nozze arrivano sempre più tardi e anche questo è un indicatore indiretto di un cambiamento”, osserva Ornella Larenza.
>>> Il servizio della RSI e l’analisi di Ornella Larenza:
Differenze di genere e di formazione
Un altro aspetto che emerge dalla pubblicazione dell’UST è la differenza di genere. “Le donne lasciano la casa dei genitori prima degli uomini. All’età di 21,9 anni la metà di loro l’ha già lasciata, mentre per gli uomini ci vuole un anno e mezzo in più”, si legge nello studio.
Anche in questo caso si tratta di un fenomeno conosciuto: “È dovuto al fatto che le donne hanno tendenza a unirsi in coppia con uomini un po’ più anziani di loro e quindi lasciano il domicilio familiare a un’età più precoce”, spiega Erich Widmer. Inoltre, per gli uomini svolge un ruolo anche il fatto di dover svolgere il servizio militare o civile.
Se si considera non solo il sesso, ma anche il livello di formazione, si osserva che le differenze tra uomini e donne riguardano principalmente le persone senza diploma di grado terziario.
Tra chi ha un diploma terziario, la discrepanza scompare quasi del tutto, in particolare nella generazione 1988-2007.
Nazionalità e regione linguistica
Anche la nazionalità ha un impatto: “Rispetto alle persone di 20 anni con cittadinanza di un Paese vicino (35%) o di altri Paesi (31%), una proporzione inferiore di giovani svizzeri (22%) ha lasciato la casa dei genitori”, si legge nel rapporto. Questo divario viene colmato all’età di 25 anni.
Differenze si riscontrano anche analizzano le regioni linguistiche. “Le persone originarie della Svizzera tedesca (50% a 22,5 anni) e della Svizzera francese (50% a 22,8 anni) lasciano il domicilio famigliare un po’ prima rispetto a quelle originarie della Svizzera italiana (50% a 24,4 anni).
Le disparità sono importanti soprattutto all’età di 25 anni: mentre nella Svizzera tedesca e in quella francese il 71%, rispettivamente il 67%, dei e delle giovani sono partiti da casa, nella Svizzera italiana la proporzione è solo del 54%.
La maggioranza dei giovani, una volta lasciata casa, rimane comunque nelle vicinanze. Quasi un quarto (22%) delle persone tra i 20 e i 39 anni impiega al massimo 10 minuti per recarsi dai genitori, quasi la metà (48%) ha bisogno non più di mezz’ora e il 61% non più di un’ora. Meno di un giovane su quattro (22%) vive a più di cinque ore di distanza dai genitori.

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