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L’irlandese Donohoe alla testa dell’Eurogruppo

Una foto del nuovo presidente dell eurogruppo, l irlandese Pascal Donohoe.
Donohoe, 45 anni, ministro delle finanze da tre anni, è considerato un gestore prudente del bilancio, che ha riportato il suo Paese all'interno delle regole europee dopo una profonda recessione. Keystone / Aidan Crawley

Il ministro irlandese dell'economia, Paschal Donohoe è stato eletto alla guida dell'Eurogruppo, a sorpresa sulla favorita spagnola Nadia Calvino. Non è un buon auspicio per chi sperava in un presidente più ostile ai piani di consolidamento cucinati dalla Ue (non per niente Donohoe è stato sostenuto dai Paesi Bassi e dai paesi nordici). Sarà in carica per un mandato di due anni e mezzo rinnovabile.

La Calvino, ministra spagnola, ha perso così la corsa nonostante avesse sostenitori eccellenti come Italia, Germania e Francia. Ma la fronda dei Paesi del Nord, guidati dai Paesi Bassi, è riuscita a far eleggere un candidato considerato più neutrale nella partita del Recovery fund. 

Nessuna svolta di genere, quindi, per la presidenza dell’Eurogruppo, che dalla sua istituzione ha avuto solo presidenti uomini. Ma la svolta politica invece c’è: Donohoe è della famiglia dei popolari, che da mesi spingono per avere quella posizione che è stata fino ad oggi dei socialisti con il portoghese Mario Centeno. 

Ora sarà l’irlandese ad indicare all’Europa la strada da prendere per tornare a crescere riducendo le divergenze che frenano il mercato unico e aumentano disparità e litigi tra Stati. 

Chi è il nuovo presidente?

Donohoe, 45 anni, ministro delle finanze da tre anni, è considerato un gestore prudente del bilancio, che ha riportato il suo Paese all’interno delle regole europee dopo una profonda recessione. E’ anche considerato il rappresentante di una storia di successo: l’Irlanda è uno dei Paesi che chiesero gli aiuti europei, e che fu sottoposta alla cura della vecchia troika da cui però uscì più forte, con una crescita sempre più alta della media Ue. 

Non è un buon auspicio per chi sperava in un presidente più ostile ai piani di consolidamento cucinati dalla Ue: di certo la presidenza di un popolare aiuterà chi si è sempre battuto per l’applicazione rigida delle regole di bilancio. Non a caso è stata l’Olanda, con gli altri nordici, a far passare la sua candidatura, riuscendo a contrastare la fronda del Sud che sosteneva compatta la spagnola. 

Da presidente dell’Eurogruppo, Donohoe sarà chiamato a partecipare ai vertici europei, a partire da quello della prossima settimana, per descrivere la situazione della zona euro e raccogliere gli input dei leader. E quando il vertice passerà la palla ai ministri dell’economia, in genere per le decisioni più tecniche, dovrà coordinare i lavori cercando di favorire il consenso. 

Non sarà una passeggiata

Guidare i ministri dell’euro durante una crisi economica significa gestire priorità e sensibilità profondamente diverse, di cui è spesso difficile fare una sintesi. 

Il primo ostacolo arriverà già dopo la pausa estiva, quando si comincerà a parlare del ripristino del Patto di Stabilità, attualmente sospeso in via temporanea. I nordici spingono per tornare alle regole di prima non appena l’emergenza sarà finita, mentre gli altri vorrebbero prendere tempo, magari aspettando di ridiscutere quelle stesse regole, come vorrebbe il commissario all’economia Paolo Gentiloni che aveva lanciato la revisione del Patto a febbraio, pensando di finire la discussione entro l’anno.

La pandemia ha invece spostato tutto all’anno prossimo, e il nuovo presidente potrebbe aver già deciso da che parte stare.

Il commento del nostro corrispondente a Bruxelles:

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tvsvizzera.it/fra con RSI
 

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