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Ventimiglia, ma non era “grande emergenza”?

Ventimiglia, oggi come un mese fa tvsvizzera

di Aldo Sofia

Il colore dei grandi teli è ormai indefinito, i massi spostati sui lembi impediscono che volino via, e quei rifugi tirati su alla buona già sembrano far parte di quella provvisorietà destinata a durare chissà quanto tempo. Esattamente come il destino di chi li “abita”. Ossia i migranti ancora accampati, e dimenticati, sugli scogli di Ponte San Ludovico a Ventimiglia, a poche decine di metri dal confine. Nella (quasi sempre) vana attesa di poter passare dall’Italia alla Francia “blindata”.

Oggi chi li ricorda? Eppure, un mese fa, erano una grande emergenza nazionale. Di più: un’emergenza europea. Titoli gridati, paginate di giornali, ossessivi collegamenti tv, l’allarme scabbia, addirittura l’incidente diplomatico sfiorato fra Roma e Parigi, e l’ennesimo inconcludente vertice UE di Bruxelles. Quegli scogli che si apprestavano a salutare una nuova stagione balneare sembravano il fronte di una nuova guerra. Poi, improvviso o quasi, il silenzio. Eppure, l’avanguardia di quella che venne descritta come un’invasione è rimasta. Una cinquantina di migranti, accampati e assistiti da qualche organizzazione umanitaria, che sono convinti di “farcela”, prima o poi.

Le immagini ricordano un altro fronte, molto più a nord, a Calais, sulla Manica, dove centinaia di profughi tentano di passare in Gran Bretagna. Ci provano in tutti i modi possibili. Sotto i camion incolonnati sul molo in attesa di traghettare, tentando di nascondersi nei ferry boat, su piccole e improbabili imbarcazioni di (s)fortuna. Addirittura c’è chi ha tentato di attraversare il Canale a nuoto, come racconta il bel film “Welcome”, storia di un diciassettenne curdo che sogna di arrivare a Londra. Pure lì, a Calais, il “provvisorio” non finisce mai. Ci andai un paio di volte, più di dieci anni fa. La spiaggia, un piccolo bosco, le tende improvvisate, la distribuzione dei pasti, una sorta di “no man’s land” dove non si capiva a che punto cominciasse e finisse l’illegalità.

Anche a Calais negli scorsi giorni il clima si è surriscaldato, i “clandestini” hanno preso d’assalto i camion, la polizia li ha ricacciati sulla spiaggia, e nel limbo del disinteresse generale. Scene non molte diverse da quelle di un mese fa a Ventimiglia. Dove la grande emergenza non c’è più. È servita quanto bastava. E potrà sempre servire. Magari a comando. Basterà una scintilla.

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