Un'intervista ritratto a Gino Paoli, arricchita dalle sue più belle canzoni in chiave jazz. È lo splendido documento che rimane da una sua tappa nella Svizzera italiana nel 2013, quando fu insignito di un premio alla carriera "per aver diffuso in tutto il mondo la canzone d'autore e la cultura di lingua italiana". Lo ritirò, e si esibì, nell'ambito del più grande festival musicale gratuito d'Europa, Estival Jazz.
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“La vita, amico, è l’arte dell’incontro” è una frase di Vinícius de Moraes che a Gino Paoli piace molto, “perché ho avuto tutti incontri che mi hanno arricchito”, spiega, “e questa è forse la mia più grande fortuna”. E non è per forza a musicisti e poeti che il cantautore si riferisce, ma anche a quello “spazzino dei giardini pubblici di Pegli con il quale mi fermavo a chiacchierare perché era un uomo straordinario, che sapeva cos’era la vita”.
“Un incontro in Jazz” è invece il titolo del disco che Gino Paoli portò dal vivo a Lugano accompagnato, tra gli altri, da Danilo Rea al pianoforte e Franco Ambrosetti al flicorno. La scaletta include ‘Senza fine’, ‘La gatta’, ‘Il cielo in una stanza’, ‘Una lunga storia d’amore’, ‘Che cosa c’è’, ‘Sapore di sale’, e ‘Ti lascio una canzone’. Tutte in chiave jazz, che insieme alle arie d’opera e alla canzone napoletana è una delle radici, spiega Paoli, della canzone italiana.
L’intervista, intanto, procede per parole chiave: artista, talento, poesia, libertà, giovani –ai quali non si sente di dar consigli “perché non mi chiedono come si fa ad essere artisti, suonare, cantare o scrivere, ma come avere successo”- e suicidio (tentato). Immancabile la domanda sulla cosiddetta Scuola genovese, che Gino Paoli descrive come frutto del caso o quasi.
“Eravamo quattro o cinque ragazzi che stavano insieme e facevano casino […] Non si sa perché siamo finiti tutti nella canzone. A dire il vero una cosa si sa: Gian Franco Reverberi, l’unico vero musicista tra noi, di professione, fu assunto dalla Ricordi come direttore artistico e dice di averci chiamato perché si sentiva solo a Milano”. E così nacquero Tenco, Lauzi, De André e gli altri.
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