La bella (e meritata) vita dell’avvocato Medici
Hypercorsivo di Massimo Donelli
L'avvocato Luca Pasquale Medici non deve andare in studio tutti i giorni.
No, non sa che cosa siano le scartoffie.
Né, tantomeno, frequenta le aule di giustizia.
L'avvocato Medici ha gettato la toga alle ortiche.
E se la spassa.
Alla grande.
Perché, con tenacia, partendo dal basso, è riuscito a realizzare il suo sogno esistenziale.
Voleva far ridere.
C'è riuscito.
E ci riesce benissimo.
Sempre meglio, direi.
Così, oggi, a 38 anni, l'avvocato Medici è un uomo famoso, ricco e soddisfatto.
Che tutti adorano.
Anche se lo conoscono solo con il nome d'arte: Checco ZaloneLink esterno.
E molti ignorano che Checco Zalone è un anagrammaLink esterno derivante dall'espressione barese "Che cozzalone!" ossia "Che tamarro!".
Già da qui s'intuisce il suo genio artistico.
Che un percorso professionale impeccabile ha fatto, letteralmente, esplodere.
Vediamo.
Magistralmente lanciatoLink esterno sette anni fa da Gino e MicheleLink esterno, papà di ZeligLink esterno e suoi padrini televisivi, Checco è diventato popolare in radio con
, canzone sul calcio che, prendendo a schiaffi la grammatica, ha portato fortuna alla Nazionale campione del mondo nel 2006Link esterno.
Da allora, non ha più sbagliato un colpo.
Nemmeno uno.
Re dell'air playLink esterno radiofonico grazie a Dee JayLink esterno.
Stella di Canale 5Link esterno.
Campione di incassi al cinemaLink esterno.
E che campione!
14 milioni di euro con Cado dalle nubiLink esterno (2009); oltre 42 con Che bella giornataLink esterno (2011); 51,9 con Sole a catinelleLink esterno (2013).
Ora tutti aspettano di vedere dove arriverà, alla fine, con Quo Vado?Link esterno
Visibile dal primo gennaio, il film ha avuto un esordio fenomenale: nelle prime 24 ore ha totalizzato oltre 930.000 spettatori per 6.852.291 euro d'incasso.
Performance che non ha precedenti.
Siamo oltre il doppio, infatti, rispetto a Harry Potter e i Doni della Morte 2Link esterno, che al debutto, nel 2011, arrivò a 3,2 milioni, stabilendo un primato capace di resistere fino al 31 dicembre 2015.
Ma c'è di più: in appena 12 giorni, Quo Vado? ha battuto Sole a catinelle sfondando la barriera dei 52 milioniLink esterno e fissando, così, il nuovo record italiano di tutti i tempi.
Chiaro?
Ma come si spiega il fenomeno ZaloneLink esterno?
Anzitutto, nel caso dell'ultimo film, con un lancio strepitoso.
La società produttrice, MediasetLink esterno, attraverso la controllata MedusaLink esterno, ha letteralmente invaso le sale di tutta ItaliaLink esterno.
Poi ha scelto di scaldare l'attesa usando tre video viraliLink esterno estranei alla trama, ma tutti incentrati sul titolo.
Non basta.
A Che tempo che faLink esterno Checco ha regalato 23, irresistibili minuti di Link esternoshowLink esterno facendo finta di non promuovere Quo Vado? ma, in realtà, pubblicizzandolo benissimoLink esterno.
E a L'arenaLink esterno ha simpaticamente bistrattato Massimo GilettiLink esterno per trenta minutiLink esterno.
Totale: quasi un'ora, godibilissima, di show e di spot su due diverse reti RaiLink esterno a un film prodotto da Mediaset…
Non è finita.
Tre giorni dopo l'esordio in sala, Checco ha ricevuto anche lo straordinario elogio (un intero paginoneLink esterno sul Corriere della seraLink esterno) di Adriano CelentanoLink esterno, cui fa il verso con
colonna sonora di Quo Vado?
E, ciliegina sulla torta, sono arrivati gli applausiLink esterno di molti protagonisti del cinema italiano.
Straordinario, no?
Sì, straordinario.
Ma straordinaria è soprattutto la capacità che Checco ha sempre avuto di tenere un profilo basso.
E di concedersi lunghe pause private, lontano da ogni riflettore.
Amministrando, così, al meglio la popolarità come solo Roberto BenigniLink esterno (che ha stracciato al cinemaLink esterno) e FiorelloLink esterno (cui è l'unico a tener testa in tv) hanno saputo fare, fin qui, prima di lui.
Perché è intelligente, autoironico e ben piantato nella realtà.
La prova?
In questo racconto autobiograficoLink esterno raccolto da Malcom PaganiLink esterno per il Fatto QuotidianoLink esterno: "Il colpo di culo che mi ha cambiato la vita è stato il provino di Zelig. Cantante neomelodico, cafonissimo, in scena con una tremenda maglietta rosa aderente. Sul palco faccio un numero che a Bari ripetevo spesso e non faceva ridere nessuno: "Un bacione alla casa circondariale di Trani con gli auguri di una presta libertà (…) Un trionfo. Mi gaso e in piena immedesimazione, quando il comico Cremona mi invita a cantare al pianoforte, gli faccio segno di spostarsi: "Vattenne, chista è roba mia". Gino e Michele mi prendono da parte: "Che fai nei prossimi mesi?". "Ho la pratica per diventare avvocato". "Annulla tutto, non prendere impegni per un anno". Un sogno (…) A Zelig servivano molti pezzi e io comincio a fare avanti e indietro tra la Puglia e la Lombardia, mantenuto dai miei e senza una lira in tasca, per sostenere i provini. Il 23 luglio del 2004 dopo essere sceso dal Milano-Bari in un giorno di caldo infernale, zanzare e bestemmie, trovo mio padre: "Mò mi hai rotto i coglioni, non c'ho più soldi, sto andando sotto in banca, falla finita". Imbarazzatissimo, vado dal produttore: "Non posso più venire". Senza fiatare, mi stacca un assegno da cinquemila euro. Mi sembrò Dio. Chi cazzo li aveva mai visti cinquemila euro? Ne prendevo 50 a serata per fare il piano bar, mi pagavo la benzina e a volte mi toccava vestirmi pure da babbo Natale".
Capito?
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti…
Oggi famoso come cantante, show-man, comico e imitatore, Checco non si separa mai da Gennaro NunzianteLink esterno, il regista che l'ha scoperto e lo segue come un'ombra; e ha un rapporto speciale con Pietro ValsecchiLink esterno, il produttore dei suoi film.
Ma, soprattutto, mai lascerebbe CapursoLink esterno, sei chilometri da Bari, meno di 16 mila abitanti.
Lì, dove è nato e tutti lo conosconoLink esterno, vive, con Mariangela e la loro piccola Gaia, una vita normalissima, da italiano qualunque.
E lì sta il segreto del successo.
Come il grande Alberto SordiLink esterno, Checco osserva attentamente vizi e debolezze dei connazionali.
Riversandoli abilmente, poi, nelle sceneggiature e nella recitazione.
Facendo ridere.
E riflettere.
Sì, siamo una squadra fortissimi…
Ma anche (eccome) incasinatissimi…
Vero, avvocato Medici?
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