Ci vuole il latino per raccontare l’Italia del 2014…
Hypercorsivo di Massimo Donelli
Simul stabunt vel simul cadent.
Si può cominciare un articolo nell'anno di grazia 2014, direte voi, usando il latino?
Beh, si può.
Anzi, in questo caso addirittura si deve.
Che cosa vuol dire, infatti, Simul stabunt simul cadent? La traduzione letterale è: Come insieme staranno così insieme cadranno.
A chi si riferisce?
Calma, ci arriviamo.
Ma prima, permettete, un pizzico di Storia.
Fu papa Pio XILink esterno a rendere l'espressione famosa. La adoperò per avvertire Benito MussoliniLink esterno che se fosse stato rimesso in discussione il ConcordatoLink esterno, beh allora sarebbero venuti meno anche i Patti LateranensiLink esterno. E, di conseguenza, si sarebbe riaperta la Questione romanaLink esterno.
Insomma, per la Chiesa i due documenti erano inscindibili, chiaro?
E Mussolini si piegò...
Bene, la soave durezza del latino, di quella frase latina, è tornata d'attualità in questi giorni quando la cronaca si è incaricata di mettere in fila quattro distinti episodi che, nell'insieme, hanno un preciso significato.
Vediamoli uno per uno.
Primo episodio. Nessun colpevole per la morteLink esterno di Stefano Cucchi, 31 anni, che ha cessato di vivere il 22 ottobre 2009 all'ospedale Sandro Pertini di Roma dopo una settimana di detenzione (era stato arrestato il 15 ottobre mentre spacciava droga). Già prosciolti nel primo processoLink esterno tre poliziotti e tre infermieri, sono stati dichiarati innocenti, in appelloLink esterno, giovedì 6 novembre, perché il fatto non sussiste, i sei medici condannati con la sentenza di primo grado.
Secondo episodio. Lunedì 10 novembre, assoltiLink esterno all'Aquila, in appello, i sei componenti della Commissione Nazionale dei Grandi rischiLink esterno che parteciparono alla riunione tenuta cinque giorni prima del terremoto del 6 aprile 2009. Giulio SelvaggiLink esterno, Franco BarberiLink esterno, Enzo BoschiLink esterno, Mauro DolceLink esterno, Claudio EvaLink esterno, Michele CalviLink esterno in primo grado erano stati condannatiLink esterno a sei anni per omicidio e lesioni colpose. Unico colpevole… a metàLink esterno, in appello, Bernardo De BernardinisLink esterno, ex vice capo del settore tecnico della Protezione Civile: per lui condanna a due anni, con sospensione della pena.
Terzo episodio. Sempre lunedì 10 novembre, il Tribunale di Napoli ha assoltoLink esterno i boss camorristi Francesco BidognettiLink esterno, detto Cicciotto 'e Mezzanotte, e Antonio IovineLink esterno, il Ninno (quest'ultimo divenuto collaboratore di giustizia), e ha, invece, condannato a un anno di reclusione (pena sospesa) l'avvocato Michele SantonastasoLink esterno per le minacce rivolte a Roberto SavianoLink esterno, l'autore di GomorraLink esterno e a Rosaria CapacchioneLink esterno, ex giornalista del quotidiano napoletano Il MattinoLink esterno, ora senatrice del Partito democraticoLink esterno. Nel 2008, durante il processo SpartacusLink esterno, in corso nell'aula bunker del carcere di Poggioreale, Santonastaso aveva letto una lettera con cui Bidognetti e Iovine chiedevano di spostare il processo in altra sede per sottrarlo all'influenzaLink esterno di Saviano, Capacchione e dei magistrati Federico Cafiero de RahoLink esterno e Raffaele Cantone.Link esterno
Quarto episodio. Domenica 9 novembre, a Roma, l'assemblea straordinaria dell'Associazione nazionale magistratiLink esterno (Anm) ha indetto una "Giornata per la giustizia" che si terrà il 17 gennaio 2015 "con l'apertura dei tribunali alla cittadinanza e la realizzazione di momenti pubblici di riflessione e di confronto". Traduzione: non ci piace la riforma della giustizia cui sta lavorando il GovernoLink esterno; non facciamo per ora lo sciopero che molti di noi volevano; vi diamo giusto il tempo di riflettere su come fare la riforma. Tregua armata, insomma.
Ora ragioniamo.
Nei primi tre episodi la magistratura giudicante (prima ancora che siano note le motivazioni delle sentenze) è stata, letteralmente, schiaffeggiata dai parenti delle vittime, dai denuncianti e dai media. Un coro così, contro le toghe, non s'era mai visto né sentito, se non con le voci e i cantiLink esterno (isolati, però) dei berluscones, cioè dei sostenitori di Silvio BerlusconiLink esterno, tacciati, illo tempore, di non aver alcun rispetto per la giustizia e invitati solennemente a rispettarne le sentenze.
Stavolta, tutt'altra musica.
Con il presidente del Senato, Pietro GrassoLink esterno, Procuratore nazionale antimafia in aspettativa, vistosamente schierato al fianco dei familiari di CucchiLink esterno.
Con Saviano tornato d'improvviso sotto i riflettoriLink esterno e subito attorniato, via social networkLink esterno, dai numerosi fans, celebri e no (tra poco ne avrà degli altri: sarà, infatti, la nuova star di Amici di Maria De FilippiLink esterno).
Con quotidiani e tg che hanno dato ampia voceLink esterno ai parenti delle vittime del terremoto aquilano.
E, infine, con spazi, invece, modesti per l'assemblea dell'Anm, in gran fulgore e mediaticamente molto esposta quando a Palazzo ChigiLink esterno c'era il governo di centrodestra.
Morale: caduto in disgrazia (ma ancora in pista…) Silvio sono caduti in disgrazia (ma ancora in pista…) anche i suoi arcinemici, i magistrati.
Ovvero…Simul stabunt vel simul cadent.
Capito, adesso, perché il latino ci è tornato utile?
Ad maiora!
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