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Convivere con la xylella degli ulivi in Salento

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Perché in Puglia stanno morendo milioni di ulivi? Funghi, erbicidi, cambiamenti climatici e un batterio che, però, non è invincibile.

Questo contenuto è stato pubblicato il 01 ottobre 2020 - 10:05

Il nome in codice è CoDiRO, complesso del disseccamento rapido dell'olivo, ma un corto circuito mediatico, appiattisce la complessità della morte di milioni di ulivi pugliesi sull'azione di un solo batterio, la xylella, accertata solo sul 2,5% degli esemplari campionati nella zona infetta.

L'identità del Salento – ricavata da 4'000 anni di convivenza con l'ulivo – è messa a rischio da una desertificazione causata anche da funghi e dal cambiamento climatico su terreni stremati dall'uso smodato di erbicidi. Intanto l'agroindustria intensiva – anche col sostegno di fondi governativi – usa le ruspe per adeguarsi al mercato globale: quantità contro qualità, macchinari versus contadini, grande distribuzione al posto della filiera corta.

Ma c'è anche chi affronta la xylella applicando con successo un "protocollo di convivenza" capace di rigenerare le cultivar salentine il cui olio è tra i più ricchi al mondo di polifenoli.

Valle degli ulivi millenari: un ulivo datato in circa 3'000 anni, ingloba al centro del tronco un massetto antico-romano. RSI/Massimo Lauria-Checchino Antonini
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