La televisione svizzera per l’Italia

Venezia in vendita? Tra nozze da favola e proteste popolari

persone in barca a venezia
Keystone-SDA

Lo sfarzoso matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sanchez nella Serenissima trova ampio spazio questa settimana sui giornali della Svizzera tedesca e francese. Tra gli altri temi in primo piano anche la crisi dei cinema nella Penisola, le peculiarità del populismo all’italiana e un nuovo villaggio “svizzero” all’isola d’Elba.  

A Venezia uno scambio di fedi molto controverso 

Le principesche nozze di Jeff Bezos e di Lauren Sanchez a Venezia sono commentate con dovizia di dettagli anche su buona parte dei giornali d’oltralpe, in particolare sui tabloid. Il gratuito 20 MinutenCollegamento esterno ha addirittura aperto un liveticker venerdì per seguire minuto per minuto il matrimonio. Dalla lista degli invitati ai calici-bomboniera in vetro di Murano, dai costi delle festività (stimati in 30 milioni di euro) ai possibili menù, passando per le proteste di diversi veneziani, ce n’è per tutti i gusti.  

A coordinare la protesta contro l’arrivo di Bezos vi è in particolare Tommaso Cacciari, incontrato dal Tages-AnzeigerCollegamento esterno. L’opposizione da parte dei veneziani e delle veneziane al matrimonio principesco va collocata in un contesto più ampio di iniziative “che chiedono più equità, alloggi accessibili e migliori condizioni di lavoro” in una città sommersa dal turismo. Cacciari afferma di non essere contrario al fatto che Jeff Bezos e Lauren Sanchez si sposino a Venezia. “Anche George Clooney e Amal Alamuddin lo hanno fatto, nello stesso hotel di lusso sul Canal Grande. Ma Clooney si è sposato e ha festeggiato, poi è finita lì. Bezos invece si appropria dell’intera città”, spiega Cacciari.  

“L’americano – prosegue il Tages-Anzeiger – ostenta la sua ricchezza in modo provocatorio: tre giorni di festeggiamenti in vari luoghi della città, amici che arrivano in jet ma fanno attraccare i loro yacht in laguna”. “È pura spocchia arrogante”, commenta Cacciari. Il miliardario non mostra interesse per la storia e la cultura veneziana, non dialoga con la città né ne rispetta la fragilità. La usa solo come scenografia, come a dire: “Quanto costa il mondo?”, rileva il quotidiano. 

La Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno cita a sua volta Arrigo Cipriani, 93 anni e patron del leggendario Harry’s Bar. Venezia – afferma in sostanza – ha sempre accolto tutti gli ospiti a braccia aperte. Lo spreco e le grandi feste fanno parte dell’essenza della città lagunare. “I dogi usavano posate d’oro e le gettavano nei canali dopo aver mangiato”, spiega Cipriani, che considera un po’ ridicola e “piccolo borghese” l’opposizione contro Bezos e compagnia. “Da Onassis e Gianni Agnelli – dice – siamo passati a Bezos e Musk, da Mozart e Vivaldi a Elton John e Lady Gaga: si può discutere della loro statura, ma in sostanza Venezia resta una cosa sola: un grande teatro”. 

Ogni settimana analizziamo la stampa della Svizzera francese e tedesca per scoprire come i media elvetici raccontano l’Italia e quali temi italiani hanno attirato la loro attenzione.

due uomini e una donna
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Populismo all’italiana 

La Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno si interessa questa settimana all’evoluzione del populismo politico in Italia dagli anni Novanta a oggi, evidenziandone le peculiarità rispetto ad altri contesti internazionali. Un percorso che inizia con Silvio Berlusconi, “una sorta di Trump ante litteram”, un precursore per stile e metodo, ma che poco aveva a che vedere con il populismo attuale. 

“Nel modo di fare politica, Berlusconi era senza dubbio un populista, ma non nei contenuti”, sostiene Giovanni Orsina, docente di storia contemporanea alla Luiss di Roma. Il fondatore di Forza Italia raccolse infatti notevole consenso anche tra i settori produttivi del Nord Italia e non solo tra gli “sconfitti della globalizzazione”.  

Negli anni 2010 è Matteo Salvini a raccogliere l’eredità populista con la Lega. Il “salvinismo” si caratterizza per una retorica anti-immigrazione, sovranista, vicina a leader come Orban e Le Pen. Ma anche al suo apice, verso il 2019, quando la Lega superò il 34% alle Europee, il “salvinismo” non rispecchiava uno “scontro tra perdenti e vincitori della globalizzazione”. “Non sempre la vera motivazione del voto populista è di natura economica”, afferma Orsina. Molte persone sono diventate ricettive a quei messaggi, “perché avevano la vaga sensazione che il mondo stesse loro sfuggendo di mano e che stessero perdendo il controllo”, un sentimento diffuso soprattutto nelle piccole città italiane, che furono il motore del trionfo del “salvinismo”. 

Il ciclo populista è sembrato interrompersi proprio nel 2019 con la crisi del Governo Lega-M5S. Tuttavia, nel 2022 Giorgia Meloni ha conquistato Palazzo Chigi con una nuova formula: una destra radicale, ma responsabile. “Ma anche in questo c’è del populismo”, sostiene Orsina. “Le lamentele contro l’establishment, l’idea di dover combattere i potenti, la sensazione che, pur essendo al governo, si venga ancora trattati come outsider: Meloni suona con maestria questa melodia”, rileva la NZZ.  

Ma contrariamente al suo alleato Salvini, Meloni appare pragmatica, affidabile e ha sempre evitato toni apertamente ostili alla globalizzazione. “Dazi e restrizioni non fanno parte del suo programma”, osserva il giornale. Il populismo italiano sarebbe quindi in fin di vita? Tutt’altro, dichiara in sostanza Orsina. Ha permeato tutto il sistema politico del Paese, tanto a destra quanto a sinistra.  

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villaggio turistico in riva al mare
Reka

Un nuovo villaggio “svizzero” all’isola d’Elba 

La Cassa svizzera di viaggio (Reka), cooperativa elvetica specializzata in offerte, ha annunciato mercoledì un’importante espansione della sua presenza in Italia. A partire dal 2026, Reka gestirà il resort Ortano Mare sull’isola d’Elba, che diventa così il secondo complesso alberghiero gestito direttamente all’estero, dopo quello di Follonica, in Toscana. La struttura, immersa in una baia isolata, offre 769 posti letto tra camere d’hotel e appartamenti, oltre a piscine, centro velico, campi da tennis, teatro, bowling e aree per bambini, riferiscono i giornali del gruppo TamediaCollegamento esterno

La scelta dell’Elba risponde a una domanda consolidata: “Le famiglie svizzere amano il Mediterraneo”, sottolinea Roland Ludwig, direttore della cooperativa. In effetti, come già avviene a Follonica, anche qui si prevede una netta prevalenza di ospiti elvetici. 

Nonostante la tendenza crescente verso il turismo individuale, la Reka crede ancora nel valore delle sue proposte. “Cerchiamo comunque di trasmettere l’italianità”, afferma Ludwig, citando come esempi la gastronomia e l’arredo delle camere. La qualità e la possibilità di socializzare con altri ospiti sono altri elementi centrali di questo tipo di viaggio organizzato. 

L’acquisto del resort (il cui prezzo resta riservato) sarà accompagnato da un investimento di circa 10 milioni di franchi, per rinnovare la struttura e renderla una vetrina dell’offerta Reka. Parallelamente, proseguono anche i progetti in Svizzera, come il nuovo villaggio turistico a Kreuzlingen e la ricostruzione a Lenk, prevista per il 2027/28. 

sedie in un cinema
Keystone / Christian Beutler

La crisi dei cinema italiani 

Sempre la Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno si interessa questa settimana all’”agonia” delle sale cinematografiche e più in generale del cinema in Italia. “Roma era conosciuta un tempo come Hollywood sul Tevere. Oggi il 70% dei professionisti del settore sono senza lavoro. E i gloriosi cinema della capitale vengono chiusi o trasformati in palestre o supermercati”, riassume il giornale nel cappello introduttivo.  

Il declino è visibile ovunque il cinema Fiamma, dove nel 1960 fu proiettata la prima de La dolce vita, è chiuso dal 2017 e oggi rifugio per senzatetto. L’Étoile, “il cinema più importante di Roma” secondo la scrittrice Melania Mazzucco, è ora una boutique di Louis Vuitton. “La cultura non è mai stata una priorità per i governi italiani”, afferma amaramente Mazzucco. A Trastevere il cinema Roma offre “uno spettacolo desolante”. “È diventato una latrina”, ha scritto Carlo Verdone in un post pubblicato a gennaio. 

La Regione Lazio, guidata dal governatore di destra Francesco Rocca, ha proposto una legge per facilitare la riconversione degli ex cinema, suscitando un’ondata di proteste. Il celebre architetto Renzo Piano ha scritto: “Questi immobili sono gli ultimi spazi liberi nelle nostre città, già sature di auto, centri commerciali e appartamenti turistici.” Anche registi internazionali come Martin Scorsese, Jane Campion e George Lucas hanno lanciato un appello al presidente Mattarella per salvare i luoghi della cultura, rileva la NZZ

La proposta è stata in parte ritirata dopo rilievi costituzionali, ma il declino delle sale cinematografiche resta ed è solo un aspetto della profonda crisi attraversata da tutto il settore della Settima arte. “Il cinema italiano è in pericolo di vita”, ha dichiarato il regista Pupi Avati. La produzione si è quasi fermata nel 2024, complice il blocco dei fondi pubblici e la mancata riforma delle agevolazioni fiscali. Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha reagito con attacchi personali a chi critica il governo, come l’attore Elio Germano e la comica Geppi Cucciari. La premier Giorgia Meloni ha dichiarato: “Non butto i soldi dei cittadini per pagare cose che non meritano di essere pagate”. E ha auspicato film che “celebrino l’Italia e rappresentino positivamente gli italiani”. Germano, premiato per il ruolo in Berlinguer – La grande ambizione, ha replicato: “È compito del cinema fare propaganda nazionale?” 

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