La televisione svizzera per l’Italia

Un ragazzo di 15 anni è il primo millennial canonizzato dal Papa

Piazza San Pietro gremita
Keystone

Uno sguardo all'Italia attraverso la lente dei media svizzeri, un viaggio tra innovazione, tradizione e grandi sfide. Dalla consacrazione del primo santo "millennial", Carlo Acutis, patrono di Internet, all'ambizioso progetto di Roma per restituire il Tevere ai bagnanti. Passando per la rivalità sportiva tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, fino al racconto della difficile rinascita di Campione d'Italia, dopo il crollo del suo casinò.

Carlo Acutis, il primo santo “millennial” patrono di Internet

La Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno (NZZ), uno dei più autorevoli quotidiani svizzeri, ha dedicato un’approfondita analisi a Carlo Acutis, il giovane milanese scomparso a soli 15 anni nel 2006 a causa di una leucemia fulminante. La sua canonizzazione, celebrata il 7 settembre 2025 da Papa Leone XIV, lo ha reso il primo santo “millennial” della Chiesa cattolica, un evento che, secondo la NZZ, segna una svolta epocale per la Chiesa moderna.

Il quotidiano zurighese ne ripercorre la biografia: nato a Londra nel 1991 da una famiglia agiata, Carlo cresce a Milano, nel cuore di Porta Romana. Sebbene i genitori non fossero praticanti, il bambino sviluppa fin dalla più tenera età una fede profonda e genuina. La NZZ racconta aneddoti sorprendenti, come quando, a soli due anni, si fermava incantato davanti alle chiese, desideroso di entrare, o quando, a sette anni, ottenne di ricevere la Prima Comunione in anticipo.

Ciò che rende la figura di Carlo Acutis straordinariamente attuale, sottolinea la testata elvetica, è il suo approccio innovativo alla diffusione del messaggio cristiano attraverso la tecnologia. A undici anni, mette le sue competenze informatiche al servizio della parrocchia, realizzandone il sito web. Poco dopo, si lancia nel suo progetto più ambizioso: la creazione di un catalogo onlineCollegamento esterno che raccoglie tutti i miracoli eucaristici riconosciuti dalla Chiesa, oltre 140 eventi soprannaturali legati al sacramento dell’Eucaristia.

Appassionato di informatica e videogiochi, Carlo aveva compreso l’importanza di “vendere meglio la fede”, come scrive la NZZ, sfruttando le potenzialità dei nuovi media. Un’intuizione che si è rivelata profetica, tanto che il Vaticano lo ha proclamato patrono di Internet.

La Chiesa ha ufficialmente riconosciuto due miracoli, necessari per la canonizzazione: la guarigione inspiegabile di un bambino brasiliano affetto da una grave malformazione al pancreas e quella di una giovane costaricana reduce da un trauma cranico.

Un ruolo cruciale nel rapido processo di canonizzazione è stato svolto dalla madre, Antonia Salzano, che ha dedicato la sua vita a promuovere la causa del figlio. Senza il suo instancabile “lobbying”, osserva il giornalista, il percorso verso la santità non sarebbe stato così celere: appena 19 anni dalla morte, un record nella storia della Chiesa.

Con la sua canonizzazione, conclude la NZZ, la Chiesa cattolica abbraccia definitivamente l’era digitale, riconoscendo che anche un adolescente con la passione per la Playstation può aspirare alla santità, se vive la propria fede con autenticità e dedizione al prossimo.

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Il Tevere e sullo sfondo la cupola di San Pietro.
EPA/GUIDO MONTANI

Il sogno di Roma: un Tevere di nuovo balneabile

Un fiume a lungo dimenticato, un progetto ambizioso e una promessa: restituire il Tevere ai bagnanti entro cinque anni. È l’impegno solenne annunciato dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, durante un evento all’Expo 2025 di Osaka, una notizia che ha trovato eco sulla Basler ZeitungCollegamento esterno (BAZ). Un annuncio che, secondo il quotidiano basilese, riaccende la speranza di molti romani, nostalgici di un’epoca in cui il fiume era il cuore pulsante della vita cittadina.

Un tempo arteria vitale della Capitale, scrive la BAZ, il Tevere è oggi un simbolo di incuria e degrado. La balneazione è vietata, le sue acque sono considerate troppo inquinate per essere sicure. Eppure, fino a pochi decenni fa, era consuetudine vedere adulti e bambini tuffarsi nelle sue acque, anche nel tratto urbano. Oggi, l’unica eccezione è il tradizionale tuffo di Capodanno, un gesto riservato a pochi temerari.

Il progetto del Campidoglio, spiega il giornale renano, prevede l’istituzione di un gruppo di lavoro già operativo e il coinvolgimento diretto del Ministero dell’Ambiente e della Regione Lazio. “È un obiettivo assolutamente realizzabile”, ha dichiarato Gualtieri da Osaka, sottolineando la ferma volontà politica di affrontare le criticità che da anni affliggono il fiume.

Gli ostacoli, tuttavia, non mancano, evidenzia la BAZ. Le acque reflue industriali provenienti dall’Aniene e la persistente infestazione di ratti lungo le sponde del Tevere rappresentano sfide significative. Gli esperti continuano a mettere in guardia sui rischi sanitari legati alla balneazione in acque non bonificate.

Non è la prima volta che si tenta di riqualificare il Tevere. In passato, fa notare la Basler Zeitung, numerose iniziative si sono arenate in fase di progettazione o si sono rivelate inefficaci. Ciononostante, l’amministrazione capitolina guarda con ottimismo all’esempio di Parigi, dove da luglio è di nuovo possibile nuotare nella Senna grazie a tre piscine fluviali all’aperto. In soli due mesi, oltre 100’000 persone hanno approfittato dell’iniziativa, spingendo le autorità a prolungarne l’apertura fino a settembre. L’articolo si chiude con una nota di speranza: Roma ci riprova. E questa volta, promette di fare sul serio.

Sinner e Alcaraz durante la premiazione deell'ultimo US Open
Associated Press

Sinner, l’italiano che tiene testa ad Alcaraz e riscrive la storia del tennis

Jannik Sinner non ha trionfato agli US Open 2025, ma si conferma sempre più protagonista di un’era che porta anche il suo nome. Lo scrive il quotidiano di lingua francese  Le TempsCollegamento esterno. La finale persa a Flushing Meadows contro Carlos Alcaraz non oscura il percorso straordinario degli ultimi due anni: l’altoatesino è oggi uno dei due volti dominanti del tennis mondiale, insieme al coetaneo spagnolo. Un duello che evoca le grandi rivalità del passato, osserva Le Temps, ma con un elemento di novità: entrambi sono in grado di vincere ovunque, su qualsiasi superficie.

Nel 2024, ricorda l’editorialista, Sinner aveva conquistato gli Australian Open e gli US Open, mentre Alcaraz si era imposto a Parigi e Wimbledon. Quest’anno, i due si sono nuovamente spartiti i titoli dello Slam, confermando un dominio che non si vedeva dai tempi di Federer e Nadal. Ma a differenza di allora, sottolinea il quotidiano romando, non esistono più superfici “proibite”: Sinner ha sconfitto Alcaraz sull’erba, Alcaraz ha replicato sulla terra battuta e sul cemento. Una rivalità totale, che si nutre di rispetto e stimolo reciproco al miglioramento.

La finale di New York, condizionata da un’ora di ritardo per motivi di sicurezza legati alla presenza di Donald Trump, ha visto Alcaraz imporsi con autorità (6-2 3-6 6-1 6-4). Ma, secondo Le Temps, Sinner ha già voltato pagina, promettendo di uscire dalla sua “zona di comfort” per diventare un giocatore ancora più imprevedibile. “Anche se questo significa perdere qualche partita, è quello che devo fare per crescere”, ha dichiarato.

Le Temps ricorda che il 2025 ha segnato anche il ritorno di Sinner dopo una sospensione di due mesi per un test antidoping risultato positivo ma riconosciuto come “accidentale” dalla WADA. Da allora, l’italiano ha risposto con una stagione straordinaria, chiusa con oltre il 90% di vittorie. Un dato che, nella storia del tennis, non aveva mai riguardato due giocatori contemporaneamente.

E Djokovic? Si chiede l’editorialista. A 38 anni, il serbo resta competitivo, ma non riesce più a battere entrambi nello stesso torneo. “Contro Sinner e Alcaraz non ho più benzina”, ha ammesso dopo la semifinale di New York. La nuova generazione, invece, fatica a emergere: i vari Shelton, Fils, Fonseca e Draper non sono ancora pronti per sfidare i due dominatori. Sinner e Alcaraz sono una spanna sopra tutti gli altri. E il tennis mondiale di oggi, conclude il quotidiano ginevrino, parla soprattutto italiano.

Campione d'Italia vista dall'alto: si nota il grande palazzo del casinò municipale.
KEYSTONE/Alessandro Della Bella

Campione d’Italia, quando l’architettura diventa un incubo

Chiudiamo questa rassegna stampa tornando sulla Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno, che dedica ampio spazio a Campione d’Italia, l’enclave italiana in territorio svizzero. La NZZ prende spunto dal documentario “Architettura della felicitàCollegamento esterno” di Michele Cirigliano, presentato a gennaio alle Giornate cinematografiche di Soletta, per raccontare la parabola di un comune che “ha venduto l’anima al gioco d’azzardo”, come scrive il quotidiano.

Un mostro di cemento e pietra si erge minaccioso sulle rive del Lago di Lugano, visibile a chilometri di distanza. È il Casinò Municipale di Campione d’Italia, progettato dall’architetto ticinese Mario Botta e costato 150 milioni di franchi svizzeri. Questa la descrizione del foglio zurighese. Quello che doveva essere il simbolo di un futuro glorioso è diventato il monumento al fallimento di un’intera comunità.

La storia di Campione d’Italia, scrive la NZZ con toni melodrammatici, sembra uscita da una tragedia greca: un antico villaggio di pescatori che vende la propria anima al gioco d’azzardo e viene a sua volta abbandonato dalla fortuna. Ma non è finzione. È la cruda realtà di un’enclave italiana in territorio svizzero che ha toccato il fondo nell’estate del 2018, quando la polizia ha sgomberato il casinò per cattiva gestione, falsificazione dei conti e abuso d’ufficio.

Il documentario “Architettura della felicità”, riporta il foglio zurighese, racconta questa incredibile parabola attraverso le voci degli abitanti. Con la chiusura del casinò nel 2018, disposta dalla magistratura comasca, la maggior parte dei 2’000 abitanti ha perso il lavoro e il reddito procapite è crollato da 60’000 a 10’000 euro annui. Uno dei comuni più ricchi d’Italia è diventato improvvisamente uno dei più poveri, chiosa l’articolista.

Nel 2022 il casinò ha riaperto, ma solo su tre dei nove piani, sottolinea la NZZ, snocciolando le cifre della crisi: da oltre 500 dipendenti si è passati a 200, i salari da sogno appartengono al passato e i piani superiori giacciono ancora inutilizzati.

Oggi il casinò, conclude il quotidiano, genera profitti per oltre 30 milioni di euro annui e il comune ha quasi ripagato i suoi debiti, anche grazie agli aiuti di Roma e alla vendita di immobili. Ma è ben lontano dall’antico splendore.

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