Papa Leone XIV, un “cittadino del mondo, pragmatico e ponderato”

L’elezione del successore di Papa Francesco nella persona del cardinale statunitense Robert Francis Prevost è naturalmente il principale tema “italiano” sui media svizzeri in questi giorni. Ma sui giornali elvetici vi è spazio anche per una controversa pista ciclabile sulle rive del Lago di Garda, per un serial killer e per l’eroe di San Siro.
Un americano a Roma
Tutti gli occhi della stampa svizzera erano puntati questa settimana su Roma. Giovedì sera è arrivata la fumata bianca. Il nuovo Papa, che ha assunto il nome di Leone XIV, è il cardinale statunitense Robert Francis Prevost. “Conservatore o progressista?”, si chiede il Tages-AnzeigerCollegamento esterno. Gli indizi sono chiari, secondo il giornale zurighese: “Lo statunitense prende il nome da un Papa che ha posto l’accento sulle questioni sociali e, nel suo primo discorso, si è rifatto al progressista Francesco”. Un’opinione condivisa da La LibertéCollegamento esterno: “Ex tennista e abile cuoco, Robert Francis Prevost è un bergogliano ragionevolmente aperto alle riforme. Per quanto riguarda il diaconato femminile, ad esempio, un tempo riteneva che non fosse ancora giunto il momento, ma non lo escludeva del tutto per il futuro. Seguendo la tradizione sociale di Francesco, ha frequentato assiduamente, in Perù, il teologo Gustavo Gutierez, il teorico della teologia della liberazione”. Secondo Mario Galgano, la voce svizzera di Radio Vaticana, intervistato dalla Berner ZeitungCollegamento esterno, il nuovo Papa “non è un americano tipico, è un cittadino del mondo”. La scelta del nome è emblematica: “Leone XIII fu un Papa decisamente sociale, che aprì la Chiesa nel XIX secolo. Sono sicuro che il nostro nuovo Papa ci ha pensato molto attentamente”, prosegue Galgano.
L’elezione di Prevost – sottolinea ancora il quotidiano edito a Friburgo – può anche essere vista come una scelta in chiave anti-Trump: “Discreto, riservato, universalista, con un passato di missionario in Perù, Leone XIV ha tutto ciò che si può definire anti-Trump”. Un’opinione condivisa dal corrispondente a Roma dei giornali del gruppo CH MediaCollegamento esterno: “Leone XIV è statunitense, ma non è un amico di Trump”. “Come americano, Leone XIV potrebbe rapidamente emergere come una figura morale in opposizione a Donald Trump – osserva dal canto suo il BlickCollegamento esterno. Ogni sua dichiarazione rischia ora di essere esaminata come una risposta – diretta o indiretta – alla politica del presidente americano. Come Francesco prima di lui, sembra che Leone XIV voglia difendere una linea critica, in particolare sulle questioni migratorie che colpiscono duramente le popolazioni latinoamericane.
La Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno si focalizza invece sulle sfide che attendono il nuovo Pontefice in una “Chiesa divisa”: “Qualunque cosa faccia, uno dei suoi compiti più difficili sarà quello di gestire le aspettative che vengono riposte in lui. Sono così diverse e contraddittorie come mai prima d’ora nella storia della Chiesa cattolica”. In Europa i cattolici progressisti vorrebbero che attuasse le riforme avviate, ma senza prendere decisioni, dal suo predecessore, ad esempio per quanto concerne l’ordinazione di uomini sposati o sul ruolo delle donne. Al di fuori dell’Europa, dove vive la maggioranza dei cattolici, queste richieste incontrano invece poca comprensione. Leone XIV non sarà in grado di soddisfare le aspettative degli uni e degli altri, “ma deve essere il Papa di tutti i cattolici”. “È un compito difficile, ma non impossibile – prosegue la NZZ. Robert Francis Prevost ha le carte in regola per affrontarlo con successo. Il 69enne è considerato un uomo equilibrato. Equilibrato, mediatore. Sia i conservatori che i progressisti lo apprezzano come un pragmatico diplomatico e ponderato”.
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L’elezione di Leone XIV non è però stata l’unica tematica ‘vaticana’ trattata dalla stampa elvetica questa settimana. Prima dell’inizio del conclave ve n’è stata un poi per tutti i gusti, tra toto-candidati, spiegazioni sulla procedura elettiva, ritratti dei due cardinali svizzeri… Il SüdostSchweizCollegamento esterno e il Bündner Tagblatt si sono ad esempio chiesti qual è il ruolo delle Guardie svizzere durante i giorni del conclave. I due giornali avrebbero voluto avere la testimonianza dell’unica guardia grigionese in servizio a Roma. Senza successo, però, poiché il corpo “è attualmente concentrato unicamente sui suoi compiti di sicurezza”, stando alla risposta del responsabile della comunicazione delle Guardie svizzere. Un conclave, ricordano le due testate riportando le parole di un’altra guardia in servizio al Vaticano una trentina di anni fa, è un momento di grande responsabilità per i 135 uomini della Guardia pontificia. La Cappella Sistina, dove si è svolto il conclave, è rimasta chiusa e i cardinali sono stati praticamente tagliati fuori dal mondo. Le guardie hanno così dovuto controllare un’infinità di ingressi, senza contare le enormi misure di sicurezza allestite attorno alla Cappella Sistina.
La Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno si è dal canto suo interessata al quartiere dell’Esquilino e alla Basilica di Santa Maria Maggiore, dove è stato inumato Papa Francesco. “Un quartiere trascurato di Roma si è improvvisamente trasformato in meta turistica”, annota la NZZ. “Nei bar e nei commerci intorno alla basilica regna la soddisfazione” e anche “la popolazione residente trae beneficio dal boom, che porta più sicurezza nel quartiere”. “Più controlli, migliori servizi pubblici: sono vecchie preoccupazioni in una zona considerata trascurata – prosegue il giornale. Quando si parla dell’Esquilino, di solito si tratta di microcriminalità o traffico di droga. Succede di incontrare, per le strade tra la stazione centrale romana Termini e Santa Maria Maggiore, persone gravemente confuse e trascurate, che ci spingono a chiederci quale dose di quale sostanza stupefacente abbiano appena consumato”.
Questa situazione perdurerà? “Per ora regna l’orgoglio per la nuova attenzione e la soddisfazione per la forte presenza delle forze di sicurezza. Tuttavia, potrebbe anche accadere che l’attuale afflusso diventi presto eccessivo per la popolazione – osserva la NZZ. I primi segnali sono già evidenti: residenti con borse della spesa che si fanno strada con rabbia sui marciapiedi intasati; passanti che alzano gli occhi al cielo quando turisti sudati chiedono indicazioni per Santa Maria Maggiore e cercano di spiegare loro che sono proprio di fronte alla chiesa. Per ora, è meglio aspettare l’estate e vedere se la situazione si stabilizzerà o se il quartiere si trasformerà in una seconda Piazza San Pietro. Con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ne derivano”.

Il controverso progetto della Ciclovia del Garda
Il progetto di costruire una pista ciclabile di 165 chilometri lungo le sponde del Lago di Garda trova eco anche sulla stampa elvetica. La SonntagsZeitungCollegamento esterno dedica infatti un lungo articolo alla prevista ciclovia, che suscita “accese polemiche tra il mondo politico e la gente del posto”. Il percorso è pensato per favorire la mobilità sostenibile, promuovere il turismo lento, arginare un po’ il traffico e ridurre l’inquinamento. E naturalmente aumentare ulteriormente l’attrattiva di una delle regioni già più gettonate dal turismo interno e internazionale.
Gli oppositori considerano invece il progetto “come un massiccio intervento sulla natura e sul paesaggio, che è completamente fuori controllo dal punto di vista finanziario e strutturale”. “Solo perché è una pista ciclabile non significa che sia sostenibile e utile”, dichiara alla SonntagsZeitung la senatrice dei Verdi Aurora Floridia. “Le piccole spiagge di ghiaia dove in estate la gente fa il bagno accanto o sotto la spesso congestionata Gardesana sono ora in parte cantieri”, constata il giornale. E anche se le spiagge venissero ripristinate come prima, fa notare la senatrice al giornalista mentre si trovano nei pressi di Torri del Benaco, “dopo si dovrebbero immergere sotto una massiccia struttura di cemento armato lunga un chilometro”.
I costi – prosegue il giornale – sono letteralmente esplosi: “Invece dei 344 milioni di euro originariamente preventivati per l’intera pista ciclabile intorno al lago, il progetto dovrebbe costare 1,2 miliardi”. L’esempio di una galleria ciclabile costruita nei pressi di Riva è emblematico: 950 metri sono costati 11 milioni di euro. Una cifra “pazzesca”, commenta Paolo Ciresa, portavoce del “Coordinamento interregionale per la tutela del Garda”. Le spese sono lievitate a dismisura a causa della roccia friabile. “È stato necessario costruire enormi barriere di cemento e protezioni antimassi” per una pista che per ora… “termina bruscamente proprio sulla trafficata Gardesana”.

La storia infinita del mostro di Firenze
La rivista Das MagazinCollegamento esterno del Tages-Anzeiger ritorna sulla vicenda del mostro di Firenze, che tra gli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta aveva sconvolto la Penisola e aveva avuto una vasta eco mediatica anche nella Confederazione. Fino ad oggi la serie di omicidi – 16 giovani uccisi in modo atroce nella regione di Firenze tra il 1968 e il 1985 – non è stata risolta e continua a tormentare l’Italia. “Una nuova traccia di DNA porterà finalmente all’assassino?”, si chiede il giornale.
L’ultimo delitto, quello dei turisti francesi Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, avvenne nel settembre 1985. Da allora, il caso ha generato un vortice d’i indagini, errori giudiziari, teorie complottistiche e una vera e propria mitologia criminale. La figura centrale dell’inchiesta fu Pietro Pacciani, contadino toscano con un passato violento, condannato in primo grado e poi assolto in appello. Morì nel 1998 prima di un nuovo processo. I suoi presunti complici, Mario Vanni e Giancarlo Lotti, furono condannati, ma le prove restarono fragili.
Nel 2024, una nuova analisi del DNA su un proiettile ha riacceso le speranze: la scienza forense potrebbe finalmente fare luce su un caso che ha segnato profondamente l’Italia. Tuttavia, le indagini restano complesse, e il tempo gioca contro la verità. Quello del mostro di Firenze non è solo un caso giudiziario: è diventato anche un simbolo del lato oscuro della società, un enigma che ha ispirato libri, film e inchieste giornalistiche. Ma dietro la leggenda, restano le vittime e il dolore delle famiglie, come quello di Renzo Rontini, padre di una delle giovani uccise, che ancora oggi chiede giustizia.

Yann Sommer, “una sera per l’eternità”
Concludiamo con una nota sportiva e con la fierezza di molte testate svizzere per la maiuscola prestazione del portiere elvetico Yann Sommer martedì a San Siro, che grazie a qualche strepitosa parata ha permesso alla sua Inter di raggiungere la finale di Champions League. “Un inno a Yann Sommer, questa icona svizzera”, titola Le MatinCollegamento esterno, rendendo omaggio a un portiere che “probabilmente non ha mai ricevuto il rispetto che meritava, almeno fino a martedì sera”. Un uomo che ha fatto parlare di sé più per la sua altezza – “un nano nel mondo spietato dei portieri” – ma che “è riuscito a sfidare le leggi della fisica e a rimanere competitivo in un calcio che non lascia spazio all’errore”.
“Una sera per l’eternità”, scrive da parte sua il BlickCollegamento esterno, sottolineando che “183 centimetri sono bastati per far cadere un gigante come il Barcellona”. “È ironico che a 36 anni Sommer riceva finalmente il riconoscimento che il suo gioco completo e mentalmente solido ha sempre meritato”, annota la Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno.
Per una partita andata in scena nella città della Scala, il Tages-AnzeigerCollegamento esterno usa toni ancora più lirici: “Sul grande palcoscenico si affrontano Inter e Barcellona, il teatro si chiama Giuseppe Meazza, non c’è un regista – e va benissimo così. In questo teatro dell’improvvisazione che ne deriva, il ruolo principale viene assunto ogni volta da qualcuno di nuovo, sempre interpretato in modo affascinante, e la complessità del personaggio sorprende costantemente. Ma alla fine, il premio per l’interpretazione della serata se lo aggiudica una vecchia conoscenza: Yann Sommer”.

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