Toscana o meno, Meloni e la destra sempre con il vento in poppa

La stampa della Svizzera tedesca e francese punta gli occhi questa settimana sulle elezioni regionali in Toscana, sull’amore immoderato degli italiani e delle italiane per i cani, sulle lusinghe indirizzate da Trump a Giorgia Meloni e, ancora una volta, sulla “guerra della pasta” tra Roma e Washington.
La “Toscana rossa” si oppone a Meloni
La notizia dell’attentato avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì contro il giornalista RAI Sigfrido Ranucci ha suscitato forte impressione anche in Svizzera. Al momento, tuttavia, i media elvetici si limitano a riportare i fatti, senza proporre analisi.
Si scava invece un po’ più a fondo sulle elezioni che si sono appena concluse in Toscana. Sullo scrutinio vi era un certo interesse perché dopo le riconferme dei candidati della destra nelle Marche e in Calabria ci s’interrogava se la sinistra – “cronicamente divisa”, come scrive il Tages-AnzeigerCollegamento esterno – in una regione dove storicamente ha la maggioranza. “A volte, anche la destra scopre i propri limiti […]: la Toscana è da decenni rossa e lo rimane”, sottolinea il giornale.
Il Tages-Anzeiger rileva però che il voto dello scorso fine settimana ha confermato che il partito di Giorgia Meloni “è diventato il principale attore politico” nella Penisola, raddoppiando i consensi nella regione e passando dal 13,5 al 27% dei suffragi. Per avere un quadro più preciso bisognerà aspettare le elezioni previste in Puglia, Veneto e Campania. Tutti gli occhi sono però già puntati sulle prossime politiche, previste per il 2027. “Al momento – scrive il giornale – non sembra che qualcuno possa mettere in difficoltà Giorgia Meloni”.
Un’analisi condivisa da Roberto D’Alimonte, professore di scienze politiche all’Università Luiss di Roma, intervistato dalla Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRFCollegamento esterno, secondo cui Giorgia Meloni “è una figura con un profilo chiaro, credibile e popolare”, malgrado non abbia ancora realizzato le grandi riforme annunciate, come quelle della giustizia o la modifica costituzionale per l’elezione diretta del premier. Tutto il contrario dell’opposizione. “La coalizione di centro-sinistra non gode di buona salute a livello nazionale, perché le differenze tra il Movimento 5 Stelle e il PD sono ancora notevoli e ha difficoltà a presentarsi come una coalizione credibile. Ci sono molte divergenze, a cominciare dalla politica estera”, commenta D’Alimonte. Oltre alla mancanza di contenuti condivisi, l’opposizione soffre anche per l’assenza di una leadership unitaria. Elly Schlein (PD) e Giuseppe Conte (M5S) preferiscono contendersi la guida piuttosto che convergere su un candidato comune. “Nessuno dei due ha il profilo giusto per essere veri e efficaci concorrenti di Giorgia Meloni”, afferma D’Alimonte.
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Quello smisurato amore per i cani
La Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno dedica un articolo all’amore “senza confini” degli italiani e delle italiane per gli animali da compagnia. In un Paese in cui il tasso di natalità è in caduta libera, la crescita del numero di animali domestici (oltre il 40% delle famiglie ne possiede almeno uno, con i cani in testa) ha di che suscitare qualche interrogativo. “I cani hanno vita facile in Italia”, scrive il corrispondente a Roma della storica testata zurighese, raccontando episodi quotidiani come quello al bar Giolitti di Roma, dove il suo cane è accolto con un “Amore!” e un pavesino su piattino di porcellana, mentre il padrone si è dovuto accontentare di un formale “Buongiorno!”.
La senatrice Michaela Biancofiore, nota per il suo impegno animalista, dichiara: “Sempre più persone preferiscono un animale a un partner o a dei figli. Gli animali sanno dare ciò che spesso gli esseri umani non riescono più a offrire: amore incondizionato, gioia, buonumore”. Il suo cane “Puggy” è diventato il primo ad essere ammesso ufficialmente in una delle camere del Parlamento italiano. La NZZ osserva come “la nuova sensibilità verso gli animali sia il riflesso di una società sempre più individualizzata”, dove i cani colmano vuoti affettivi e diventano parte integrante della vita quotidiana. Fungono però anche da “apripista sociale”, favorendo le conversazioni e l’interazione.
Anche le grandi aziende e i trasporti si adeguano: i cani sono ammessi nei treni Frecciarossa e, presto, anche nelle cabine degli aerei ITA, fino a un peso di 25 chili. La “pet economy” è in piena espansione: nel 2023 la popolazione italiana ha speso oltre sette miliardi di euro in prodotti per animali. Il fenomeno ha generato un ecosistema mediatico e commerciale, con rubriche dedicate come “La Zampa” e servizi innovativi come il “Dog Relais” all’aeroporto di Fiumicino, un hotel per cani con aromaterapia, massaggi e videochiamate.
Nonostante le critiche – come quelle espresse da Papa Francesco contro l’eccessiva attenzione verso gli animali – il trend non accenna a diminuire. “Il boom dei cani in Italia non conosce fine”, conclude il corrispondente della NZZ, raccontando come anche Giuliana, la barista del Giolitti, abbia sostituito i pavesini con “cuoricini di manzo”, più salutari per il suo cliente a quattro zampe.

“Galanteria o paternalismo?”
Le lusinghe indirizzate da Donald Trump a Giorgia Meloni durante il vertice su Gaza a Sharm el Sheikh non sono passate inosservate neppure sulla stampa della Svizzera francese e tedesca. “Abbiamo qui una giovane donna. Non mi sarebbe permesso dirlo – negli Stati Uniti, di solito, è la fine della carriera se lo fai – ma correrò il rischio: è una donna giovane e bellissima”, ha affermato il presidente statunitense. Trump – ricorda il portale watson.chCollegamento esterno – non è nuovo a questo genere di dichiarazioni: “È noto per aver pronunciato osservazioni sessiste, talvolta estremamente volgari, senza che ciò abbia compromesso la sua carriera politica”.
“Galanteria o paternalismo?”, si chiede invece la Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno, ricordando come anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan l’abbia anche complimentata per il suo aspetto fisico, ammonendola però per un suo vizio: il fumo.
Giorgia Meloni ha reagito con un sorriso, mostrando la consueta freddezza nel gestire uomini potenti e con atteggiamenti machisti, sottolinea la NZZ. L’articolo ricorda come già in passato non si sia lasciata intimidire da figure come Silvio Berlusconi. Durante la formazione del Governo nel 2022, Berlusconi scrisse su un foglio visibile alle telecamere che Meloni era “arrogante, presuntuosa, offensiva” e “una con cui non si può andare d’accordo”. La risposta della premier fu secca: “Manca un punto in quell’elenco: che non sono ricattabile”. Alla fine, la sua lista di ministri fu approvata e Berlusconi fu costretto a fare buon viso a cattivo gioco. Anche nella vita privata Meloni ha mostrato coerenza, prosegue il giornale: nel 2023 ha interrotto la relazione con il compagno, un giornalista televisivo, dopo che questi si era espresso in modo volgare e sessista verso una collega. “La mia relazione con lui finisce qui”, scrisse su X.

Guerra della pasta, capitolo 2
La “guerra della pasta” tra Italia e Stati Uniti, di cui avevamo già riferito una settimana fa, continua a suscitare l’interesse dei media elvetici. Le autorità di Washington minacciano di applicare dazi complessivi del 107% sulle importazioni di spaghetti e affini prodotti nella Penisola. “Gli italiani sono un popolo paziente, almeno di solito. Ma ci sono cose che li fanno infuriare all’istante. Come chi mette il parmigiano sugli spaghetti alle vongole. E ora, ancora una volta, è la pasta a scatenare l’indignazione”, scrive il corrispondente nella Penisola della Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRFCollegamento esterno. Oltre all’orgoglio ferito, in gioco ci sono miliardi. La tassa sulla pasta colpirebbe infatti duramente l’economia italiana. “La domanda è: gli americani pagheranno 8 dollari per un pacco di spaghetti invece dei 4 attuali? O si accontenteranno della pasta prodotta in casa? […] Una pasta – che orrore, che viene venduta spesso già precotta e condita con una salsa rossa”.
Della vicenda si occupa anche la Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno, sottolineando che quello che sta succedendo “racconta molto dei miti cari all’Italia”, con la pasta che sembra avere per il Paese “un valore quasi identitario”. “La questione è rapidamente degenerata – si legge nell’articolo – e molti italiani hanno creduto che i dazi fossero già in vigore. Nel frastuono generale, però è sfuggito un fatto essenziale: non è affatto certo che verranno introdotti”. Il giornale ha chiesto di analizzare quello che sta accadendo ad Alberto Grandi. Lo storico dell’alimentazione che insegna all’Università di Parma osserva che l’Italia si aggrappa al suo ruolo di custode della gastronomia e non si percepisce come lo Stato industriale moderno che in realtà è. “Facciamo finta di esportare solo lasagne, vino e pasta”, dichiara. Le esportazioni di prodotti alimentari e agricoli italiani verso gli Stati Uniti rappresentano però meno del 10% del totale e la pasta meno del 1%. Fingere che l’economia italiana sia colpita al cuore, è un errore, afferma in sostanza Grandi.
L’edizione domenicale della NZZCollegamento esterno dedica anche un articolo a colui che è in prima linea per difendere la pasta Made in Italy, ovvero il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida. “Combattente della cultura culinaria, ama polemizzare contro la carne da laboratorio, il latte vegano o il vino analcolico. Ora deve anche salvare la pasta italiana, minacciata da Donald Trump”, sintetizza il giornale. Ma è davvero la persona giusta per togliere le castagne dal fuoco? “Gli italiani sono scettici, perché il 53enne si è fatto conoscere più come ‘ministro delle gaffe’ che come abile diplomatico”, rileva la NZZ, ricordando quando Lollobrigida ha fatto fermare un treno in corsa per poter scendere e salire sulla sua auto blu o quando affermò, “con assoluta serietà, che le guerre si possono evitare con tavolate ben organizzate”. Non è escluso – conclude il giornale – che sia Giorgia Meloni stessa a volare a Mar-a-Lago per salvare il simbolo nazionale.

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