Scoprire il mondo e le guerre ottocentesche attraverso le opere dello “svizzero d’Italia” Carlo Bossoli

È nato a Lugano e a Lugano è stato sepolto. Ma nel mezzo, la vita del pittore italo-svizzero è stata quella di un artista girovago. A lui, la Pinacoteca Giovanni Zuest di Rancate ha dedicato una ricca mostra.
Oggigiorno, la quantità di immagini che da tutto il mondo ci raggiungono virtualmente mentre ci troviamo tra le nostre quattro mura sono talmente tante che talvolta si fatica ad attribuir loro il giusto peso.
Nell’Ottocento, invece, era solo grazie al dono artistico di personaggi come Carlo Bossoli che si potevano immaginare realtà lontane. Un lascito pittorico prezioso attualmente visibile alla Pinacoteca Giovanni Zuest di RancateCollegamento esterno che, fino al 23 febbraio, dedica una mostra al “Pittore giramondo – tra le corti reali e il magico Oriente” e all’amato nipote, anch’egli artista e suo stretto collaboratore, Francesco Edoardo Bossoli.
La mostra allestita dalla Pinacoteca Giovanni Zuest di Rancate presenta un centinaio di opere dell’artista e del nipote. A cinquant’anni dalla prima mostra dedicata a Carlo Bossoli, quest’eccezionale raccolta di dipinti sta riscuotendo molta attenzione dal pubblico, asserisce la collaboratrice scientifica della Pinacoteca Alessandra Brambilla.
Una significativa crescita di pubblico è stata registrata a partire dal periodo natalizio grazie in particolar modo al “passaparola”, racconta Brambilla. È infatti l’entusiasmo di chi l’ha già visitata ad aver portato buona pubblicità all’esposizione che resterà aperta fino al 23 febbraio 2025.
L’infanzia a Odessa e la formazione da autodidatta
Nato nel Canton Ticino nel 1815, Carlo Bossoli si trasferì con la famiglia a Odessa, nell’Impero russo, quando aveva solo quattro anni. Lì iniziò a dipingere da giovanissimo e imparò l’arte da autodidatta.
Le sue abilità nella pittura di veduta, nell’acquarello e nella tempera conquistarono molti personaggi di spicco della società locale come editori, professionisti e nobili russi. Tra i molti committenti delle sue opere, spicca la contessa Elizaveta Branickaja, moglie del governatore generale di Odessa. Fu lei a incoraggiare Bossoli, poco più che ventenne, a intraprendere un viaggio in Italia per affinare le sue conoscenze.
I primi successi e il trasferimento in Italia
Nel 1839, il ticinese si recò quindi a Roma, Napoli, Milano e tornò anche a Lugano per un soggiorno. Di rientro nell’odierna Ucraina, riprese la sua attività di pittore al servizio dell’aristocrazia specializzandosi nella produzione di grandi panorami paesaggistici chiamati vedute ottiche.
Pochi anni dopo, nel 1843, la famiglia – la madre Maria Bernasconi (il padre era già morto), la sorella Giovanna e il nipote, figlio di quest’ultima, Francesco Edoardo – insieme a Carlo Bossoli stesso lasciarono per sempre Odessa per tornare in patria.
Alcune delle opere esposte a Rancate:
Stabilitosi a Milano iniziò a collaborare con l’Accademia di Brera e a ricevere commissioni da regnanti, famiglie imperiali, principati, diplomatici, politici e ricchi borghesi. Per questi ultimi imprimeva su tela possedimenti, ville e giardini.
I reportage storici
La passione lo portò tuttavia anche a documentare momenti storici come le Cinque Giornate di MilanoCollegamento esterno o a seguire l’esercito sabaudo sul campo raffigurando – come fosse l’antesignano degli odierni reporter – le principali battaglie delle Guerre di IndipendenzaCollegamento esterno tra il 1859 e il 1861.
La fama internazionale la raggiunse proprio grazie a questi dipinti rievocativi. Fu ingaggiato addirittura dal Times, uno tra i primi giornali a pubblicare dei reportage su guerre lontane.
Balzò all’occhio della Regina Vittoria, che gli commissionò diverse opere, e del principe Eugenio di Savoia. Per quest’ultimo dipinse poi 105 tempere dedicate alle guerre di quegli anni. Opere che lo elevarono al ruolo di pittore della storia e che ancora oggi si possono vedere nel Museo del Risorgimento e nella Galleria d’Arte Moderna di Torino.

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“Chi non poteva permettersi i suoi olii – bellissimi – o le sue tempere – magistrali – acquistava sul mercato, soprattutto inglese, le riproduzioni. Editori londinesi pubblicarono l’album The War in Italy nel 1859, dove raccontava la battaglia di Solferino e altri episodi della Guerra d’Indipendenza o Wiew of the Crimea (1853)”, scrive di lui il curatore della mostra alla Pinacoteca Zuest Sergio Rebora.
I viaggi e le atmosfere esotiche
Pur mettendo radici in Italia, paese di cui prese anche la cittadinanza, Bossoli viaggiò molto. “È un artista di successo, che però non riesce a resistere a lungo in nessun luogo”, continua Rebora.
Di Paesi ne percorse tanti: Inghilterra, Irlanda, Russia, Spagna, Marocco… “Sono gli anni in cui la vecchia Europa si lascia travolgere dalla magia dell’Oriente e dell’Esotico e lui sa ricreare quelle atmosfere sospese tra sogno, leggenda e realtà in modo perfetto, avendole vissute da vicino e amate”.
Oltre all’Europa, Bossoli visitò infatti anche il Medio Oriente e l’Africa settentrionale. Non smise di dipingere ciò che vedeva fino alla morte che avvenne nel 1884, all’età di 68 anni, a Torino, città in cui si era stabilito dal 1853.
Il servizio della RSI a cura di Lisa Mangili:
Il rientro postumo a Lugano
Prima di morire, l’artista lasciò detto che avrebbe voluto essere sepolto a Lugano. Nonostante la vita da giramondo cosmopolita, non rescisse infatti mai i legami con l’amata Svizzera. Come riporta Rebora, Carlo Bossoli fu definito da Giuseppe Motta uno “svizzero d’Italia”, proprio come Vincenzo Vela, che sicuramente conobbe.

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